Politica

La mappa del potere nel Pd targato Schlein

di Eleonora Ciaffoloni -

ENRICO LETTA POLITICO, ELLY SCHLEIN SEGRETARIA DEL PD


Sorpresa, uragano, rivoluzione, ricostruzione. Sono le tappe posteriori alla vittoria di Elly Schlein alle primarie del Partito Democratico. Come nuova segretaria dei dem la Schlein è certamente stata una sorpresa alle urne della scorsa domenica, quando tutti – o quasi – si aspettavano come nuova guida del partito il governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini.
E invece dopo la sorpresa, è arrivato l’uragano, che ha mescolato tutte le carte in tavola e ha causato ben più di un mal di pancia dentro il partito. È sì norma che dopo l’elezione di un nuovo segretario molti equilibri interni al partito siano destinati a cambiare e a prendere strade differenti, ma la vittoria di Elly Schlein potrebbe comportare un terremoto rivoluzionario. Dopo il suo pre-insediamento (quello ufficiale avverrà alla prima assemblea nazionale della nuova segreteria in programma il prossimo 12 marzo) sono state diverse le poltrone a ballare. Ma nel frattempo, ai blocchi di partenza, sono in molti a voler entrare per occupare le sedute vacanti.

RIVOLUZIONE

Perché la virata di Elly Schlein per il Pd è quella di un partito “a sinistra sinistra” per cui molti esponenti della componente centrista dei dem, originari della Dc e poi della Margherita – vedi l’uscente Giuseppe Fioroni – si sentono “sgraditi”. Ma non solo lui, a mettere le mani avanti già poche ore dopo lo spoglio dei voti era stato il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, pronto a lasciare il gruppo in caso di “non riconoscimento” in quello che è “il suo partito”.
Preoccupazioni, quelle di Gori, che si allargherebbero a macchia di leopardo verso altri centristi come l’ex ministro della Difesa Lorenzo Guerini o l’ex sindaco di Torino Piero Fassino. Senza dimenticare, tra gli altri, i fedelissimi che gravitavano attorno alla segreteria di Enrico Letta. La capogruppo alla Camera Debora Serracchiani e la capogruppo al Senato Simona Malpezzi post elezioni politiche si erano viste prorogare il proprio mandato da Letta almeno “fino all’elezione della nuova segreteria”. Quel momento è arrivato ed entrambe sembrano pronte a fare un passo indietro, per lasciare l’incarico alla nuova squadra Schlein, sempre a trazione “radical”.
Allargando lo sguardo al Parlamento europeo, anche Brando Benifei – sostenitore di Bonaccini alle primarie – potrebbe lasciare l’incarico di capodelegazione a Bruxelles. E restano da tenere sotto osservazione anche le decisioni dell’altro sponsor del governatore dell’Emilia-Romagna, Dario Nardella. Il sindaco di Firenze ha già dichiarato che continuerà a fare il suo lavoro e “se il Pd andrà in quella direzione io, anche da ultimo degli iscritti, darò una mano”. A rimanere “appeso” c’è anche lo sconfitto Bonaccini: per lui sembra allontanarsi la presidenza e anche il posto da vice-segretario. E nonostante lui si dica disponibile a collaborare, non sembrano sulla stessa linea le intenzioni della nuova dirigenza.

RICOSTRUZIONE

E se c’è chi esce, c’è chi entra. Il ricambio è necessario, come lo è la ricostruzione, almeno per una parvenza di unione. Schlein lo sa: per farlo le serve una squadra vincente, quella delle primarie. Perché se vince, si sa, non si cambia. E così, per cominciare a costruire un nuovo Partito Democratico, la segretaria riparte dal deputato Alessandro Zan, diventato durante la campagna elettorale l’animatore dei social di Schlein. Il padre della legge sull’omotransfobia potrebbe avere la delega dei diritti, allargata anche ai temi di contorno. Tra i suoi uomini più vicini c’è anche Marco Furfaro, il deputato che è stato il coordinatore della mozione Schlein, che potrebbe diventare il vicesegretario del Pd – nonostante alcune voci prevedevano lo sconfitto Bonaccini in questo ruolo. Insieme a loro emerge anche Marco Sarracino che potrebbe rimanere in segreteria mantenendo la delega di responsabile dell’organizzazione della mozione.
Fuori dal Nazareno però, c’è anche da decidere sul Parlamento: il nome che sembra più vicino alla sostituzione di Malpezzi a Palazzo Madama è quello del responsabile delle relazioni politiche di Schlein, Francesco Boccia, mentre a Montecitorio il posto di Serracchiani se lo contendono una tra Chiara Braga e Chiara Gribaudo. A fare capolino tra gli altri c’è anche il nome di Cecilia D’Elia che si vocifera la prossima portavoce della conferenza delle donne dem e quello Michela Di Biase per un posto in Vigilanza Rai.
Per ultimo, ma non meno importante, l’asso di Schlein che bussa alla porta è Dario Franceschini. “Io non ho promesso nulla”, dichiara Schlein. Eppure un posto per l’ex ministro sembrerebbe scontato, seppur riduttivo: il suo cavallo si è dimostrato vincente anche per questa tornata e, probabilmente, per avere potere decisionale, basta così.

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