Editoriale

La monnezza artificiale: dall’altra parte basta ascoltare le notizie che ogni giorno ci arrivano…

di Tommaso Cerno -


Dall’altra parte basta ascoltare le notizie che ogni giorno ci arrivano da telefonini, giornali, telegiornali, radiogiornali, senza scomodare i cinegiornali che fortunatamente non esistono più anche se a sinistra c’è chi li vede ancora, per capire che il mondo parla arabo e che il vecchio detto della lingua italiana non significa più dire cose incomprensibili ma usare le parole del padrone. Con una battuta, ho detto qualche giorno fa che l’Italia in fondo ha vinto, perché nel 2030 sarà talmente tanto araba come proprietà e capitali influenti da potersi considerare un avamposto di Riad.

E tutto quello che sta avvenendo è la conseguenza dell’abbandono da parte dei progressisti di quel punto di mediazione fra l’andare avanti del mondo e andare avanti tutti insieme che è stata l’unica forza della sinistra nei momenti in cui quel pensiero aveva una voce di modernità. Si sta ripetendo in questa assenza di opposizione materiale e in questo eccesso di opposizione ideologica lo stesso equivoco che ci fu negli anni ‘70 di fronte al pensiero di Pier Paolo Pasolini. Quando iniziò una critica alla modernità, partendo da sinistra, dal Partito Comunista che l’aveva cacciato, per denunciare come l’eccesso di futuro senza un nuovo patto sociale avrebbe portato l’Italia a perdere il tratto dell’Umanesimo e la centralità dell’uomo nei processi politici e industriali. Oltre ai palazzoni delle periferie così ben raccontati nei suoi romanzi, il feticcio della critica pasoliniana a quel mondo era l’elettrodomestico.

Questo aggeggio che sostituiva l’uomo nelle mansioni di casa e che era per Pasolini l’esempio di come la società borghese stava procedendo verso una dimensione di interesse che avrebbe riguardato sempre meno persone e avrebbe spostato l’attenzione della sinistra sulla parte alta della società, quella lì cui tutto era permesso e che ha trasformato nei decenni i diritti in sfizi. Si ripete a distanza di 50 anni dalla morte di quell’intellettuale, molto più compreso dalla politica di quanto la politica stessa ammettesse, la stessa contraddizione. I poveri si rifugiano a destra perché la sinistra manifesta interesse per un capitale che molto più che nei decenni scorsi sta trasformando la ricchezza in povertà e non la povertà in ricchezza, con l’elettrodomestico pasoliniano sostituito dal digitale e dalle sue diverse forme di intelligenza che saranno in maniera ancora più spinta una sostituzione, non una affiancamento, del ruolo dell’uomo in quel residuo di società computer che oggi si sgretola davanti ai nostri occhi.

Roma mostra come la periferia dell’Occidente si stia diradando, proprio come i ragazzi di vita, e come stiano costruendo giganti sopra l’uomo incapaci di trasformarlo in una entità più evoluta. Ecco perché in fondo la complessità occidentale sembra non rispondere più in maniera giusta alle domande semplici. Ecco perché monoteismi religiosi come l’islam estremo o etici come l’ambientalismo si comportano non come filosofie capaci di farci stare meglio ma come imperativi etici che portano tutti a dire e pensare le stesse cose punto Ecco perché questo progresso non può più chiamarsi tale; se l’uomo non ridefinisce all’interno di questo lungo cammino il proprio ruolo. Ecco perché Roma non è più Caput Mundi. Ma il mondo le preferisce un luogo di divieti e miliardi, di soprusi e finta bellezza, di riti antichi che stanno arrivando qui dove negli ultimi 100 anni avevamo costruito le basi di una società migliore.


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