Politica

“La novità contro il potere. Ecco perché ha vinto Elly”

di Edoardo Sirignano -

BEATRICE COVASSI POLITICO


“La novità contro il potere. Ecco perché Schlein ha vinto contro Bonaccini”. Così l’eurodeputata Beatrice Covassi spiega le ragioni che hanno portato la neo segretaria a spuntarla, contro ogni pronostico, nel testa a testa con il governatore dell’Emilia Stefano Bonaccini.

 

Che significato assume la vittoria di Schlein?
Vista l’affluenza che c’è stata alle primarie, può considerarsi certamente un successo. Mi ha sorpreso soprattutto il fatto che hanno scelto di sostenerla tantissimi amici senza la tessera del Pd e perché no anche qualcuno, che da un po’ di tempo a questa parte, provava un sentimento di disaffezione verso la politica. Le code ai gazebo, quindi, danno l’idea di un partito vivo, di una forza che ricomincia a mobilitare o meglio a parlare al cuore delle persone, ai sentimenti, alle emozioni, non soltanto alla testa.

 

I gazebo, intanto, rovesciano il voto degli iscritti. La dicotomia è una nota di speranza?
Assolutamente! Vuol dire che tante persone che si erano allontanate dall’attività per la cosa pubblica e in modo particolare da un Pd moribondo, hanno ritrovato voglia di fare. C’è un mondo fuori dal partito che è pronto a impegnarsi. Schlein, infatti, parla un linguaggio nuovo, che le consente di riuscire a fare breccia tra i giovani. Ecco perché è la persona giusta per costruire le basi per il nostro futuro. Società sostenibile, passaggio al digitale, economia verde sono argomenti che interessano da vicino le nuove generazione. La doppia transizione è il futuro.

 

Schlein è anche la prima donna a guidare un partito progressista…
Questo è un dato non irrilevante e che segna un passaggio cruciale nella nostra storia.

 

Qualcuno, intanto, sostiene che il Pd con il nuovo esecutivo è indirizzato troppo a sinistra. È d’accordo?
Bisogna capire cosa si vuole indicare con queste categorie. L’importante è che Schlein presenti delle proposte chiare, dall’immigrazione alle disuguaglianze. Basta ambiguità! Mi sembra, nel suo caso, però, avere delle priorità molto chiare o meglio ancora una visione di futuro. Questa radicalizzazione, che qualcuno millanta, non la vedo, né la percepisco. L’ho votata, pur essendo una moderata con una storia personale vicina a mondi cattolici come la Comunità di Sant’Egidio.

 

Non c’è il rischio, pertanto, che chi ha perso vada via? L’ex ministro Fioroni, ad esempio, già ha dichiarato la volontà di lasciare il partito…
Non so quanto Fioroni, prima delle primarie, fosse dentro al Pd. Chi dice ora me ne vado è qualcuno che paventa problemi che non esistono. Perché i cattolici dovrebbero andar via? Non c’è una dichiarazione di Elly in cui dice di opporsi al terzo settore, ai moderati. Le sue prime parole, anzi, sottolineano l’importanza di unità. Su questo aspetto entrambi i candidati, che già hanno avuto modo di lavorare insieme, sono stati molto espliciti. Ognuno farà la sua parte per evitare divisioni. Nessuno, infatti, ha parlato di scissioni o ha dichiarato abbiamo perso.

 

Pur non avendola sostenuta, c’è qualcosa che la convince della mozione Bonaccini?
La questione della territorialità, di ripartire dalle comunità, la ritengo molto importante. Sono certa non disperderà le sue idee. Deve esserci una valorizzazione di tutti gli iscritti e di ogni militante. Così possiamo fare il salto di qualità.

 

Perché, a suo parere, ha perso il governatore dell’Emilia?
Schlein ritengo abbia interpretato meglio il desiderio di dare una scossa. Ha tentato di dare un segno di novità. Bonaccini, invece, è stato percepito nel solco della continuità. Il potere, quei rapporti consolidati, erano rivolti più verso una sola parte. Ecco perché gli elettori probabilmente hanno bocciato la sua mozione. Detto ciò, non mi risultato particolari divergenze. C’è voglia di collaborare per superare una stagnazione, che stava portando il Pd nel baratro.

 

La prossima sfida per Elly, però, sarà battere Giorgia. La nuova leader dei progressisti potrà spuntarla?
Non è solo Schlein che batterà Meloni. Sarà un intero gruppo a mettere fine alla stagione sovranista. La cosa che mi ha convinto di più dell’approccio di Elly è proprio il senso di squadra ritrovato. Mette, infatti, sempre da parte l’ “io” per dare spazio al “noi”. Lo considero un approccio virtuoso, che prima o poi darà i risultati. Ci sono, quindi, tutte le prerogative per battere la destra. Se saremo comunità politica, riusciremo a spuntarla. Vedo già un cambio di metodo importante.


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