La pericolosa riforma scolastica di Ron DeSantis
Mentre si prepara ad annunciare la propria candidatura alle presidenziali 2024, smantella e rimodella il sistema dell’istruzione in Florida. Si tratta di Ron DeSantis che, mese dopo mese, stila e approva nuovi divieti, come quello di abortire dopo la sesta settimana di gravidanza.
E in molti già si augurano il bis di Trump alla Casa Bianca.
Rispetto al governatore repubblicano del Sunshine State, ex giocatore di baseball, ex militare, esponente del Tea Party (leggi destra populista), The Donald sembra infatti un’alternativa moderata e democratica.
A marzo dello scorso anno DeSantis ha firmato la famosa legge soprannominata “Don’t say gay”, entrata in vigore a luglio 2022 che ha dato il via alla lunga vicenda legale contro Disney. La legge, il cui titolo reale è “Diritti dei genitori nell’istruzione” stabilisce che gli insegnanti e gli educatori esterni non devono più parlare di temi o persone Lgbtqi+ nelle scuole dello Stato, e che “un distretto scolastico non può incoraggiare la discussione sull’orientamento sessuale o l’identità di genere nelle classi elementari”. “Vogliamo educazione, non indottrinamento”, ha dichiarato il governatore. Lo scopo della legge, a detta dei sostenitori, è dare ai genitori la possibilità di determinare quando e in che modo introdurre argomenti Lgbtq+ ai propri figli. Durante la conferenza stampa di presentazione, DeSantis ha detto che insegnare ai bimbi dell’asilo che “possono essere ciò che vogliono” è “inappropriato, e “non è adeguato in nessun posto, specialmente non in Florida”.
Persino l’amministrazione Biden si è espressa in merito: “È una legge crudele e certamente qualcosa che non aiuta i giovani membri della comunità LGBTQI+ che sono già vulnerabili, già vittime di bullismo”, ha commentato l’addetta stampa Jen Psaki.
A marzo di quest’anno DeSantis ha bloccato un corso di approfondimento di studi afroamericani per le scuole superiori.
Quindi: prima questioni di genere e diritti Lgbtqi+ e ora anche una messa al bando della “critical race theory”, la teoria secondo la quale il” razzismo è radicato nel tessuto e nel sistema della società americana ed è pervasivo nella cultura dominante”. Il College Board, una struttura nazionale del complicato sistema scolastico USA, ha prima modificato il corso eliminando una serie di testi “controversi” e successivamente, vedendo le pericolose derive di questa linea politica, è tornato sulla questione e in un comunicato ha parlato di “calunnie” contro quel corso. DeSantis ha subito minacciato di cancellare tutti i corsi “advanced placement” delle superiori, ovvero i corsi introduttivi al college, molto importanti per chi vuole provare a entrare in una università della Ivy League.
Caratteristica fondamentale di queste leggi è la loro nebulosità: sono infatti vaghe, lasciano spazio alla discrezionalità ed enorme margine alle singole famiglie di sentirsi “offese” e decidere di proporre cambiamenti nei programmi. L’effetto concreto, già riscontrato in Florida, è l’autocensura da parte dei professori che rischiano non solo pesanti multe ma addirittura anni di carcere. Il Time ha intervistato una serie di insegnanti che hanno raccontato come stiano modificando drasticamente i programmi, eliminando addirittura riferimenti e testimonianze di Martin Luther King. Queste riforme contro l’insegnamento della teoria critica della razza, dell’orientamento sessuale e del genere hanno portato all’abolizione di moltissimi testi scolastici. Dunque una vera e propria ridefinizione di ciò che è possibile e giusto insegnare, con liste identificative dei professori, telecamere di sorveglianza in classe e nei corridoi, libri banditi, richiami e licenziamenti per coloro che manifestano disappunto sui social media.
Come sempre, se non bastano le politiche governative di DeSantis a parlare per lui, lo fanno le sue reazioni intimidatorie al limite del dittatoriale.
E in molti già si augurano il bis di Trump alla Casa Bianca.
Rispetto al governatore repubblicano del Sunshine State, ex giocatore di baseball, ex militare, esponente del Tea Party (leggi destra populista), The Donald sembra infatti un’alternativa moderata e democratica.
A marzo dello scorso anno DeSantis ha firmato la famosa legge soprannominata “Don’t say gay”, entrata in vigore a luglio 2022 che ha dato il via alla lunga vicenda legale contro Disney. La legge, il cui titolo reale è “Diritti dei genitori nell’istruzione” stabilisce che gli insegnanti e gli educatori esterni non devono più parlare di temi o persone Lgbtqi+ nelle scuole dello Stato, e che “un distretto scolastico non può incoraggiare la discussione sull’orientamento sessuale o l’identità di genere nelle classi elementari”. “Vogliamo educazione, non indottrinamento”, ha dichiarato il governatore. Lo scopo della legge, a detta dei sostenitori, è dare ai genitori la possibilità di determinare quando e in che modo introdurre argomenti Lgbtq+ ai propri figli. Durante la conferenza stampa di presentazione, DeSantis ha detto che insegnare ai bimbi dell’asilo che “possono essere ciò che vogliono” è “inappropriato, e “non è adeguato in nessun posto, specialmente non in Florida”.
Persino l’amministrazione Biden si è espressa in merito: “È una legge crudele e certamente qualcosa che non aiuta i giovani membri della comunità LGBTQI+ che sono già vulnerabili, già vittime di bullismo”, ha commentato l’addetta stampa Jen Psaki.
A marzo di quest’anno DeSantis ha bloccato un corso di approfondimento di studi afroamericani per le scuole superiori.
Quindi: prima questioni di genere e diritti Lgbtqi+ e ora anche una messa al bando della “critical race theory”, la teoria secondo la quale il” razzismo è radicato nel tessuto e nel sistema della società americana ed è pervasivo nella cultura dominante”. Il College Board, una struttura nazionale del complicato sistema scolastico USA, ha prima modificato il corso eliminando una serie di testi “controversi” e successivamente, vedendo le pericolose derive di questa linea politica, è tornato sulla questione e in un comunicato ha parlato di “calunnie” contro quel corso. DeSantis ha subito minacciato di cancellare tutti i corsi “advanced placement” delle superiori, ovvero i corsi introduttivi al college, molto importanti per chi vuole provare a entrare in una università della Ivy League.
Caratteristica fondamentale di queste leggi è la loro nebulosità: sono infatti vaghe, lasciano spazio alla discrezionalità ed enorme margine alle singole famiglie di sentirsi “offese” e decidere di proporre cambiamenti nei programmi. L’effetto concreto, già riscontrato in Florida, è l’autocensura da parte dei professori che rischiano non solo pesanti multe ma addirittura anni di carcere. Il Time ha intervistato una serie di insegnanti che hanno raccontato come stiano modificando drasticamente i programmi, eliminando addirittura riferimenti e testimonianze di Martin Luther King. Queste riforme contro l’insegnamento della teoria critica della razza, dell’orientamento sessuale e del genere hanno portato all’abolizione di moltissimi testi scolastici. Dunque una vera e propria ridefinizione di ciò che è possibile e giusto insegnare, con liste identificative dei professori, telecamere di sorveglianza in classe e nei corridoi, libri banditi, richiami e licenziamenti per coloro che manifestano disappunto sui social media.
Come sempre, se non bastano le politiche governative di DeSantis a parlare per lui, lo fanno le sue reazioni intimidatorie al limite del dittatoriale.
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