Ambiente

La posidonia oceanica va scomparendo: in Italia, 30mila metri quadri di trapianti in mare

di Redazione -


La posidonia oceanica, storica risorsa per l’equilibrio marino, vive in Italia una preoccupante regressione. Il fenomeno è stato affrontato con interventi di trapianti, che però risultano efficaci solo se eseguiti sulla base di buone pratiche e prevedendo un monitoraggio nel tempo di almeno 5-10 anni.

 

Dopo due anni di controlli sui 15 trapianti di posidonia effettuati in Italia negli ultimi 20 anni, il progetto europeo LIFE SEPOSSO (Supporting Environmental governance for the Posidonia oceanica sustainable transplanting operations) ha presentato i risultati delle attività nel corso di una conferenza a Roma.

 

Life SEPOSSO ha effettuato uno studio sui trapianti di posidonia oceanica che non era mai stato effettuato prima nell’area del Mediterraneo, mostrando criticità e potenzialità di queste operazioni, con l’intento di definire manuali tecnici per una corretta messa in opera dei trapianti.

 

La Posidonia oceanica è una pianta marina endemica del Mediterraneo che forma estese praterie in grado di offrire rifugio e nutrimento a circa il 20-25% delle specie vegetali e animali di questo mare. Gli oltre 300 mila ettari mappati tra il 1990 e il 2005 hanno visto una diffusa regressione lungo le coste della Liguria, Toscana, Lazio e Puglia pari ad oltre 30.000 ettari negli ultimi 20-30 anni. Ammonta a circa 20mila ettari quella scomparsa lungo le cose della Sardegna. La Posidonia è soggetta ad un degrado naturale, ma interviene anche la costruzione di nuove opere marino-costiere (porti, gasdotti-oleodotti, rigassificatori ed elettrodotti) a danneggiare le praterie. Così come la pesca a strascico illegale e gli ancoraggi delle imbarcazioni da diporto e delle grandi navi arrecano gravi danni alla pianta.

 

Grazie a 500 ore di lavoro, i biologi subacquei del progetto hanno scandagliato 30 mila metri quadri di fondali trapiantati con la posidonia oceanica in diverse località italiane. Così come accade per le foreste danneggiate sulla terra, anche in mare è infatti possibile fare i trapianti per combattere il deterioramento degli habitat. Il progetto, coordinato da Ispra, ha osservato risultati molto diversificati per quelli più datati. In ogni caso, solo dopo 5 anni di osservazione è possibile valutare se un trapianto abbia raggiunto una condizione di stabilità; almeno 10 per verificare se la prateria ha sviluppato una

struttura e le funzioni simili a quelle naturali.

 

Il progetto ha ora realizzato un manuale per la pianificazione, realizzazione e monitoraggio dei trapianti di posidonia, nonché per le tecniche e le procedure operative che insieme agli approfondimenti procedurali in ambito VIA e ad una piattaforma digitale innovativa che proietta la gestione dell’ambiente verso la trasformazione digitale, permetteranno di ripristinare e proteggere al meglio le praterie di questa pianta.


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