Editoriale

LA RESISTENZA E LA PACE

di Tommaso Cerno -

Tommaso Cerno


Che poi ci sarebbe da capire perché in tempo di futuro, quando l’Europa progetta davvero il nostro sviluppo energetico verso fonti rinnovabili, quando vieta le auto, quando ci impone stili di vita che sono certamente sulla carta migliori di quelli che abbiamo, alla fine intorno a noi l’unica parola che sentiamo nel portafoglio, nel modo di vivere, nei rapporti con gli altri è guerra. C’è una guerra che incombe di cui facciamo parte. C’è una guerra che sta cambiando le prospettive di milioni di famiglie europee. C’è una guerra che molte persone che vivono intorno a noi, anche i grandi intellettuali europei che raccontano quello che loro pensano essere il futuro della democrazia, definiscono necessariamente necessaria. Noi partiamo dal presupposto che nulla che porti la morte e la divisione del mondo sia necessaria. Però ci siamo anche resi conto di dire una banalità, cioè che tutto quello che abbiamo costruito e che vediamo intorno a noi quando usciamo di casa alla mattina era nel nome della pace, quella pace conquistata dopo la Seconda Guerra Mondiale che pur senza essere davvero capaci di non offenderla abbiamo professato come unico nostro obiettivo. Quella pace non esiste in questo momento. Non esiste in Europa. Non esiste nel mondo. Soltanto il Papa, non sappiamo con quanta efficacia, continua a chiederla. Tra pochi giorni sarà l’anniversario dell’inizio della guerra in Ucraina, cioè dell’invasione da parte di Putin del territorio di Kiev. E l’unico modo che avremo noi di festeggiarlo sarà ricordarci che ormai da 365 giorni combattiamo per resistere ai russi ma uccidiamo persone, esattamente come loro, e mettiamo in discussione il futuro dell’economia mondiale. Dobbiamo dirci con molta franchezza che l’Europa non esiste più. Non è capace di fronte ai grandi interessi planetari che muovono il profondo di questa guerra in Ucraina di dire la sua. E non è tutto. Accusano Giorgia Meloni, solo perché esponente di un partito di destra, di essere isolata in Europa solo perché la Francia e la Germania fanno degli incontri con gli Stati Uniti d’America senza di noi. Tutto giusto. Tutti ripetono che Draghi ci sarebbe stato. Io non ci credo la verità è un’altra. E nessuno ha il coraggio di dirla. E cioè che per essere isolati in Europa bisogna, stando alla matematica, che il resto del continente sia un insieme. E invece così non è. L’Europa è fatta di tante nazioni diverse che si muovono liberamente. Perché liberamente interpretano il disegno futuro che deriva dal nuovo assetto del mondo. Abbiamo il nord della nostra Europa che ci sta guadagnando un sacco di soldi da questa guerra. Olanda compresa. Abbiamo l’Italia, la Francia, la Germania che invece ci perdono, chi più chi meno. Pensare che questo non sia un elemento che porta alla divisione del continente in questo momento in cui dovrebbe essere unito, tra l’altro sotto la guida di Ursula che è tutto tranne che un leader trasparente, è non capire cosa stia succedendo davvero. E così l’Europa dopo un anno che promette la pace e combatte la guerra si sposta verso l’ultimo innalzamento del livello di allarme: i Caccia. La guerra dei cieli. Immaginare che questa sia la strategia per cui i fondi delle nostre armi per la Resistenza Ucraina porteranno davvero alla fine di questo conflitto lo lasciamo agli esperti Harry Potter. Perché persone normali, che non sono dotate di magia, non possono che rendersi conto che in conflitto si sta allargando, che le sue ragioni profonde sono diventate più complesse di quelle dell’inizio, che il potenziale di armamenti che l’Occidente e Russia e Cina mettono in campo sono qualcosa che non si è visto nemmeno durante la Seconda Guerra Mondiale. Noi possiamo anche credere che tutto questo sia soltanto scena. Ma abbiamo una storia che ci spiega che questa scena prima o poi prende fuoco, fosse solo per un ordine sbagliato, fosse solo per un momento in cui la diplomazia è mancata, fosse solo per una scelta economica, strategica, politica che alla fine vale di più di tutte le nostre rivendicazioni democratiche, che nel nome dell’Ucraina finiranno per farle del male.


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