La Serie A trema: la nuova sfida del “costo del lavoro allargato”
I Club considerati a rischio sono rischio. Lazio, Napoli, Atalanta, Fiorentina, Torino e Genoa
La Serie A entra in una fase delicata, segnata dall’introduzione di un parametro che promette di cambiare radicalmente le strategie dei club. Dopo l’indice di liquidità, che aveva già imposto vincoli severi, ora è il turno del costo del lavoro allargato (CLA), un indicatore che misura il rapporto tra spese per stipendi, compensi e ammortamenti contrattuali rispetto ai ricavi complessivi. La soglia fissata dalla FIGC è stata ridotta al 70% e dal gennaio 2026 diventerà vincolante: chi la supera vedrà il mercato bloccato.
Un parametro che ridisegna i bilanci
Il CLA non è un semplice numero, rappresenta la sostenibilità finanziaria di un club. Con il nuovo limite, le società dovranno dimostrare di non destinare più del 70% dei propri ricavi al personale. In passato il tetto era fissato all’80%, ma la riduzione è stata decisa per avvicinare la Serie A agli standard UEFA e per contenere una spirale di costi che rischiava di diventare insostenibile.
Le società sotto osservazione
Alcuni club sono già stati segnalati come a rischio. Lazio, Napoli, Atalanta, Fiorentina, Torino e Genoa potrebbero trovarsi impossibilitati a operare nella sessione di gennaio. La Lazio ha già sperimentato il blocco del mercato, mentre Napoli e Atalanta devono fare i conti con ammortamenti pesanti e ingaggi elevati. Per queste società, il parametro non è solo un ostacolo burocratico, ma una vera e propria minaccia alla competitività.
I correttivi e le eccezioni
Durante il Consiglio Federale è stata discussa l’esclusione degli Under 23 dal calcolo. La FIGC ha accolto solo in parte la proposta: saranno esclusi soltanto i giovani eleggibili per la Nazionale italiana. Una scelta che punta a incentivare i vivai e a favorire la crescita dei talenti locali, ma che lascia fuori gli stranieri, mantenendo così un impatto significativo sui bilanci.
Conseguenze sul mercato
Dal gennaio 2026, chi non rispetterà il parametro vedrà il mercato bloccato. Non sarà possibile acquistare nuovi giocatori né reinvestire le somme derivanti dalle cessioni. In questo modo, la Serie A viene spinta verso una gestione più prudente e sostenibile, con l’obiettivo di ridurre i rischi finanziari e garantire stabilità nel lungo periodo.
Una rivoluzione silenziosa
Il costo del lavoro allargato si presenta come una rivoluzione silenziosa ma incisiva. Le società dovranno rivedere strategie di ingaggi e ammortamenti, ridimensionando spese e puntando su ricavi più solidi. La Serie A si trova così davanti a una sfida che non riguarda solo il campo, ma soprattutto i bilanci. La sostenibilità diventa la parola chiave, e il futuro dei club dipenderà dalla capacità di adattarsi a regole sempre più stringenti.
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