Politica

La sfida del premier eletto e le barricate della sinistra

di Domenico Pecile -


Ci aveva provato Berlusconi. Ci aveva tentato. Niente da fare. Ora la palla passa al premier Giorgia Meloni che questa scommessa la vuole vincere senza se e senza ma, al punto che definisce quella del premierato la madre di tutte le riforme. E nonostante quella riforma sia ancora soltanto una bozza del testo della Ministra, Elisabetta Casellati, il possibile, auspicato passaggio a quella che sempre il premier ha definito la Terza Repubblica e nonostante tutto ancora sia allo stato embrionale, la politica si è già spaccata in due. Eppure, il tema di per sé sarebbe semplice visto che la riforma punta, in primis, a chiedere agli italiani se vogliono essere loro a scegliere il premier, com’era già avvenuto per Prodi e poi per Berlusconi. E sarebbe una domanda più che legittima che, tuttavia, deve fare i conti con un Paese, il nostro, molto refrattario alle riforme vere, quella ad esempio della Carta costituzionale asserendo una volta per tutte che la stessa non è né un tabù né qualcosa di immortale e immutabile. 

Uno dei capisaldi veri della riforma è quella di puntare alla stabilità politica e quindi di dare in maniera definitiva lo stop ai cosiddetti governi tecnici che – come ha avuto modo di ripetere in questi giorni il premier – sottendonosoltanto a giochi di palazzo e di potere che di fatto escludono ogni facoltà decisionale degli elettori. Proprio per questo l’incipiente astensione al voto è uno dei figli lettimi dei governi tecnici. L’elezione diretta del premier è già stata approvata dal Consiglio dei ministri, ma l’iter è ovviamente ancora lungo e potrebbe essere necessario il ricorso a un referendum. Insomma, ci vorrà del tempo anche se il centro destra non nasconde di avere fretta e punta ad approvare la prima lettura della riforma in entrambe le Camere del Parlamento prima delle elezioni europee del prossimo anno, mentre il referendum confermativi sarebbe celebrato nella primavera del 2025. Tra i punti più controversi c’è quello della norma anti-ribaltone e le conseguenti modifiche che risulteranno rispetto al ruolo del presidente della repubblica, eletto dal Parlamento a differenza del presidente del Consiglio eletto direttamente a suffragio universale dai cittadini. 

Meloni assicura che saranno preservati i poteri del capo dello Stato – cosa che preoccupa le opposizioni e alcuni costituzionalisti – “che resta e deve restare figura chiave dell’unità nazionale”. Quanto alla norma anti-ribaltone, nel caso il premier venisse sfiduciato il capo dello Stato potrà conferire l’incarico “al presidente del consiglio dimissionario o a un parlamentare che è stato candidato in collegamento al presidente eletto, per attuare le dichiarazioni relative all’indirizzo politico e agli impegni programmatici su cui il governo del presidente eletto ha ottenuto la fiducia”. Nella bizza ancora non si è parlato di riforma elettorale, ma è previsto un premio assegnato su base nazionale che garantisca” il 55 per cento dei seggi nelle Camere alle liste e ai candidati collegati al presidente del Consiglio dei ministri”. La riforma prevede anche che non saranno più nominati senatori a vita, ma a palazzo Madama continueranno invece a sedere i presidenti emeriti. Come detto, al di là di un atteggiamento aperturista da parte di Iv di Renzi, opposizioni ma anche la Cgil sono sul piede di guerra. 

La segretaria del Pd, Elly Schlein ha già detto che si tratta di una “riforma pasticciata e anche pericolosa Perché indebolisce nuovamente il Parlamento, è una riforma chee limita anche le prerogative del Capo dello Stato e che smantella la forma parlamentare”. Durissime anche le reazioni di Sinistra e Verdi. Sul fronte sindacale, mentre la Cisl preferisce prendere tempo, la Cgil per bocca del segretario confederale, Christian Ferrari, la riforma presentata “rappresenta il tentativo di superare definitivamente la Carta costituzionale, nata dalla resistenza e fondata sul lavoro”. Critici anche i 5S e Azione di Calenda (“la riforma potrebbe chiamarsi Italierato”).


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