Cultura & Spettacolo

La stilista Chiuri divorzia da Dior

di Monica Marini -

Maria Grazia Chiuri, Italian Creative Director of Dior, during Forma Festival of Fashion Academies on perspectives of fashion, art and creativity, Rome, Italy, 21 March 2025. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI


Maria Grazia Chiuri lascia Dior. Dopo anni di successi, sfilate memorabili e un’identità ben riconoscibile, la prima donna a guidare l’alta moda della maison francese chiude un capitolo importante della sua carriera. Un divorzio che arriva con la compostezza di chi sa di aver lasciato il segno, ma anche con la curiosità di chi si chiede: e ora, cosa succederà? Il percorso di Chiuri alla guida di Dior è stato senza dubbio un trionfo commerciale e mediatico. Ha saputo interpretare il linguaggio della moda con lo sguardo di una donna contemporanea, portando nei salotti del lusso globale temi come il femminismo, l’identità e il ruolo della cultura. Ha trasformato le passerelle in manifesti, mescolando sartoria impeccabile e messaggi forti. Ma non tutto è filato liscio. Una parte del pubblico — soprattutto quello più legato alla tradizione silenziosa ed eterna del brand — ha iniziato ad allontanarsi, soprattutto dopo la controversa partecipazione di Chiara Ferragni a Sanremo, vestita proprio da Dior con abiti-manifesto. Lì, l’equilibrio tra arte e attivismo si è incrinato per alcuni, facendo emergere domande su dove finisce la moda e dove inizia la militanza. Detto questo, Chiuri ha fatto ciò che ogni grande stilista dovrebbe fare: lasciare un’impronta. Ma ora la sfida è un’altra. Perché nella moda, come nel calcio, ci sono le squadre e ci sono gli allenatori. Dior è la squadra: è sopravvissuta a tutti i cambi di panchina, continuando a essere amata, seguita, venerata. Quando un allenatore se ne va, i tifosi — o in questo caso, le clienti — restano con la maglia, con il simbolo, con la storia. La vera domanda ora è: Maria Grazia Chiuri saprà costruire un proprio marchio? Avrà il coraggio di diventare padrona del proprio nome, o tornerà a lavorare sotto un altro grande stemma, da allenatrice di lusso? Il tempo ce lo dirà. Intanto Dior resta Dior. E la moda, come sempre, continua il suo gioco eterno tra chi crea, chi guida e chi resta.


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