La vendicatrice digitale: il caso shock della donna che puniva gli infedeli online
Adescava uomini insoddisfatti per poi screditarli davanti alle loro compagne
La vendicatrice non cercava vendetta personale, ma una crociata contro l’infedeltà maschile. Una donna lombarda di 55 anni è stata condannata per aver orchestrato una rete di adescamento online con l’obiettivo dichiarato di “vendicare le donne tradite”. Il suo modus operandi, tanto inquietante quanto meticoloso, ha scatenato un dibattito nazionale su giustizia privata, privacy e cyberstalking.
Profili falsi e trappole virtuali
Con l’aiuto del figlio trentenne, la vendicatrice ha creato decine di profili falsi sui social network. Fingendosi giovani donne seducenti, attirava uomini in conversazioni intime, spesso a sfondo erotico. Le vittime venivano scelte casualmente, senza alcun legame diretto con la donna. Una volta ottenuto materiale compromettente, la “giustiziera dei tradimenti virtuali” passava all’azione.
La vendetta non chiedeva denaro
A differenza di molti casi di estorsione online, la vendicatrice non cercava profitto. Il suo obiettivo era umiliare pubblicamente gli uomini coinvolti. Le conversazioni venivano spedite per posta alle compagne, ai familiari e persino ai colleghi delle vittime. In alcuni casi diffondeva anche immagini intime, accompagnandole con messaggi accusatori in nome di una presunta “giustizia morale”.
La condanna: fine di una crociata digitale
Il tribunale di Prato ha condannato la donna a 2 anni e 4 mesi per revenge porn, stalking, diffamazione e sostituzione di persona. Il figlio, considerato complice, ha ricevuto 1 anno e 8 mesi per stalking e creazione di identità fittizie. La sentenza ha sottolineato la gravità delle violazioni della privacy e il danno psicologico inflitto alle vittime.
Un caso che interroga la società
Il caso della vendicatrice solleva interrogativi profondi. Può la vendetta essere giustificata se motivata da ideali morali? Dove si colloca il confine tra giustizia e persecuzione? In un’epoca in cui l’identità digitale è vulnerabile, il rischio di abusi cresce esponenzialmente.
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