Primo Piano

La via crucis delle democrazie 

di Adolfo Spezzaferro -

PAPA FRANCESCO JORGE MARIO BERGOGLIO


In molte aree del mondo si sta assistendo ad un preoccupante “affievolimento della democrazia”. Una situazione che si è riproposta nelle ultime ore, ad esempio in Brasile, e come conseguenza delle “crescenti polarizzazioni politiche e sociali, che non aiutano a risolvere i problemi urgenti dei cittadini”. Così Papa Francesco lancia l’allarme su quanto si è verificato a Brasilia, con i sostenitori dell’ex presidente Bolsonaro che hanno preso d’assalto e devastato le sedi istituzionali di Brasilia in segno di protesta per la vittoria di Lula e il suo insediamento come presidente.
Nel ricevere in Vaticano il Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede per i tradizionali auguri per il nuovo anno, il Pontefice argentino ha fatto riferimento “alle varie crisi politiche in diversi Paesi del continente americano, con il loro carico di tensioni e forme di violenza che acuiscono i conflitti sociali. Penso specialmente a quanto accaduto recentemente in Perù e nelle ultime ore in Brasile, – ha aggiunto Francesco – alla preoccupante situazione ad Haiti, dove si stanno finalmente compiendo alcuni passi per affrontare la crisi politica in atto da tempo. Occorre – ha sottolineato – sempre superare le logiche di parte e adoperarsi per l’edificazione del bene comune”. La polarizzazione politica che contrappone le fazioni è dunque quanto di più lontano dal fare il bene comune. Polarizzazione che quando è senza freni – anche istituzionali – diviene pericolosa.
Il Papa poi è tornato sulla guerra in Ucraina, con lo “strascico di morte e distruzione” che lascia, con la gente che muore non solo per le bombe ma anche di fame e freddo. Le tensioni politiche e sociali in Brasile, ma anche in Perù e ad Haiti, le violenze tra israeliani e palestinesi, la pena di morte in Iran, l’esclusione delle donne dall’educazione in Afghanistan. E poi i drammi della Siria martoriata e dello Yemen con la popolazione decimata dalle mine, il terrorismo in Africa, i conflitti nel Caucaso meridionale, la crisi sociale, economica e politica del Libano, la tragedia delle migrazioni che ha reso il Mediterraneo un cimitero.
Bergoglio dunque ha rinnovato il suo monito per quella che da tempo definisce la terza guerra mondiale. E lo ha fatto assemblando i pezzi dei conflitti e delle tensioni che si registrano oggi nei cinque continenti. Il quadro che emerge è quello di una “terza guerra mondiale”, dove “i conflitti interessano direttamente solo alcune aree del pianeta, ma nella sostanza coinvolgono tutti”. Ecco perché il Papa ha chiesto di costruire insieme la pace e rinvigorire quella democrazia che, a causa delle “crescenti polarizzazioni politiche e sociali”, va affievolendosi in vari Paesi, insieme alle “possibilità di libertà che essa consente, pur con tutti i limiti di un sistema umano”.
Il pensiero del Papa è andato poi all’Enciclica Pacem in terris, di cui ricorre il 60esimo anniversario, scritta da Giovanni XXIII mentre era ancora vivo il pericolo di una guerra nucleare per la crisi dei missili di Cuba. Come allora, ancora “oggi la minaccia nucleare viene evocata, gettando il mondo nella paura e nell’angoscia”, ha sottolineato Francesco. “Il possesso di armi atomiche è immorale” poiché, come osservava Roncalli, “non è escluso che un fatto imprevedibile ed incontrollabile possa far scoccare la scintilla che metta in moto l’apparato bellico”. “Sotto la minaccia di armi nucleari siamo tutti sempre perdenti!”. Da questo punto di vista, Papa Francesco esprime particolare preoccupazione per lo stallo dei negoziati sull’Accordo sul nucleare iraniano e auspica una immediata soluzione per “un avvenire più sicuro”.

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