Lagarde ammette: “L’Ue è troppo lenta e vulnerabile”
Alla cena di gala di Bankitalia avverte: "Nostro modello aperto ci espone agli shock globali"
L’Ue è troppo lenta e vulnerabile: no, non l’ha detto qualche pericoloso sovranista ma, del (grave) problema se ne è accorta la governatrice della Bce Christine Lagarde. Che ieri sera, alla cena di gala offerta in suo onore, e del board della Banca centrale europea che oggi terrà la consueta riunione, dalla Banca d’Italia e tenutasi a Palazzo Vecchio. Le parole di Lagarde sono importanti perché esprimono i problemi che pure a Bruxelles iniziano a vedersi. C’è voluto un (bel) po’ di tempo ma alla fine i nodi, come al solito, sono venuti al pettine.
Lagarde ammette: “Ue lenta e vulnerabile”
Le parole della governatrice della Bce non sono nemmeno così originali, neanche per lei che, da quando Mario Draghi ha preso in mano la questione svelando tutte le falle dell’Unione, ha trovato evidentemente più coraggio di quello avuto fino a qualche anno fa. “L’Europa è resiliente, ma è anche vulnerabile. Abbiamo un modello economico aperto che ci espone agli shock globali. Eppure sembriamo incapaci di ridurre tale vulnerabilità riformando il nostro mercato interno e rafforzando la nostra crescita interna”, ha esordito Lagarde. Che ha aggiunto: “L’Ue è diventata troppo lenta, troppo complessa e troppo ostaggio dei singoli Stati membri che esercitano il diritto di veto”. Eccolo, il busillis.
“Non serve la rivoluzione”
Lagarde però è “conservatrice” nel senso istituzionale del termine: “La soluzione non richiede un cambiamento rivoluzionario ma possiamo utilizzare le possibilità offerte dai trattati per prendere più decisioni a maggioranza qualificata, piuttosto che all’unanimità, quando l’azione collettiva è nel nostro interesse comune”. Basterebbe, in fondo, cambiare la governance e impedire agli interessi di qualcuno di bloccare quelli di tutti. Ogni riferimento a Orban e compagnia (non) sembra puramente casuale. “Possiamo creare un 28esimo sistema, in cui si applicano norme europee comuni senza attendere la piena convergenza dei sistemi nazionali, consentendo agli innovatori di crescere più rapidamente”. E ancora: “Possiamo approfondire la cooperazione tra gruppi di paesi disposti ad agire più rapidamente, non come club esclusivi, ma come pionieri il cui progresso rafforza in ultima analisi l’insieme”. Tutto si può fare, a parole, ma la realtà rimane quella che è: l’Ue è lenta, pachidermica e perciò vulnerabile, parola di Lagarde.
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