Per Abbonati

L’asse Pd-terzo polo staccato di 20 punti ma neanche con i 5S (11%) avrebbero vinto

di Maurizio Zoppi -

ALESSIO D'AMATO ©imagoeconomica


Era nell’aria e alla fine è successo. La batosta che Pd e Movimento 5 stelle aspettavano nella tornata elettorale nella regione Lazio si è compiuta. Francesco Rocca è il nuovo presidente della Regione, con oltre il 50 percento dei voti. Alessio D’Amato il candidato del Pd e del Terzo Polo, invece, si ferma al 35%, mentre la grillina Donatella Bianchi si attesta poco sopra l’11% delle preferenze.
E non si sono fatte attendere attendere le parole del vicepresidente della Camera Fabio Rampelli che ha affermato ai giornali: “Un risultato superiore del 50% che ha del clamoroso”. Nel frattempo in questa sfida elettorale è crollata l’affluenza a Roma attestandosi al 33,11%, contro il 63,11% delle precedenti regionali del 2018. Un dato record di astensionismo, anche più delle ultime elezioni comunali di Roma dell’ottobre 2021 quando al primo turno andò a votare il 48,54% e al secondo turno il 40,68% degli aventi diritto.
Ma il dato evidente è uno: che il campo largo, per mettere il bastone tra le ruote alla coalizione formata da Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, questa ammucchiata rossa, si è rivelata un flop. Il fronte, formato da Partito democratico, Terzo Polo, Verdi-Sinistra italiana, +Europa e liste civiche non è stata la carta vincente contro il centro-destra. Anzi, la disfatta del Partito democratico era già stata annunciata. I big del partito democratico avevano già scaricato il loro candidato a governatore nel Lazio Alessio D’Amato. Nessuno dei leader carismatici del partito è andato a sostenerlo in campagna elettorale, né il segretario uscente Letta, né i candidati al congresso, né altri della segreteria. Assolutamente nessuno. Lasciando D’Amato solo con Carlo Calenda e Angelo Bonelli dei Verdi. La ragione di questa scelta? È semplice. Spingere D’Amato in Lazio significava attaccare i 5 Stelle, che in quella regione hanno presentato una candidatura autonoma come Donatella Bianchi. Che però alla fine è risultata ugualmente perdente.
Proprio D’Amato ha chiuso la campagna elettorale in una piazza poco affollata della Garbatella. Lontani i tempi in cui riempivano San Giovanni. Ma anche Renzi si è fatto vedere poco, anzi mai con il candidato presidente D’Amato. Facendo solo iniziative per la lista e i suoi candidati. A quanto pare D’Amato è il candidato di Calenda, e la responsabilità del risultato sarà solo sua. Forse. Mentre il Pd in attesa del nuovo segretario si scrollerà questa stagione di fallimenti. “Presentarci nel Lazio con una divisione a sinistra ha pesato fortemente” ma “il centrosinistra non è stato in grado di riportare al voto la base elettorale. Ma questo riguarda noi e le altre forze del centrosinistra, anche il M5s”, ha confermato Esterino Montino, esponente del Pd e coordinatore del comitato elettorale di Alessio D’Amato, intervenuto dal palco nella sala di via del Portonaccio a Roma. “È vero che la somma dei primi due risultati non fa una maggioranza più alta di Rocca, ma è vero anche che siamo partiti in svantaggio grazie alla divisione che abbiamo avuto. L’astensionismo – ha aggiunto – ha sicuramente dato un colpo molto forte”.
E se il partito democratico e il Terzo Polo escono politicamente da questa tornata elettorale con le ossa rotte, al Movimento 5 stelle di Giuseppe Conte è andata pure peggio. Il termometro della situazione è la dura contestazione che ha subito proprio il leader dei grillini il giorno delle votazioni.
“Avete fatto schifo…” ha esclamato una ex elettrice del M5S a Giuseppe Conte. Il capo grillino davanti al seggio ha trovato un’accanita signora che appena lo ha visto non si è trattenuta. La delusione di averlo votato in passato e il pentimento per un voto sbagliato le danno tutto il fiato possibile per rinfacciare a “Giuseppi” il suo bluff. Giocato sulla pelle di tanti elettori. “Bravi, bello scherzetto che c’avete fatto. Lo schifo più schifo avete fatto. Tutti vi abbiamo votato e abbiamo sbagliato. Perché vi abbiamo dato fiducia”, aveva urlato l’elettrice al leader pentastellato. Dal cantto suo Conte aveva tirato dritto, non risparmiando poi critiche al governo.: “È finita la pacchia per la Meloni e per la sua propaganda”, aveva previsto, salvo poi essere smentito dai risultati delle urne.
“Un successo del centrodestra, nel Lazio molto consistente ma anche in Lombardia. Un voto di fiducia alla coalizione di governo. Questo è un dato assolutamente positivo. Invece bisogna lavorare su un altro dato, la scarsa partecipazione al voto”, ha dichiarato il vicepremier Antonio Tajani. Soddisfazione anche per l’altro vicepremier Matteo Salvini: “Vittoria. Grazie Lombardia. Grazie Lazio”.
Esulta in diretta tv anche il ministro dell’Agricoltura ed esponente di FdI, Francesco Lollobrigida: “Credo che il risultato emerso dal voto alle regionali in Lombardia e Lazio sia un divario tranquillizzante e afferma che la maggior parte dei cittadini lombardi e laziali, pensi che il Governo stia facendo bene e dall’altra parte non si stia lavorato per garantire una proposta alternativa”. Quindi, ha aggiunto: “Da una parte stanno premiando il buon governo del centrodestra e dall’altro il malgoverno del centrosinistra. Due risultati che non ci possono che soddisfare sia dal punto di vista territoriale che nazionale”. L’ampio margine per del centrodestra, per il senatore FdI Marco Scurria, “è la vittoria dell’Italia reale fatta di famiglie, piccole e medie imprese, associazioni e non quella surreale mostrata in questi giorni al Festival di Sanremo da Amadeus, con buona pace di Fedez e di Chiara Ferragni”.

Torna alle notizie in home