L’Assemblea Onu chiede a Israele di ritirarsi dal Golan
L'apertura parziale del valico di Rafah fa discutere Israele ed Egitto
Ennesima violazione del cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Israele ha condotto raid aerei e bombardamenti con artiglieria su Rafah, nel sud dell’enclave palestinese. Secondo il Times of Israel, si tratta di una reazione agli attacchi contro le forze israeliane nell’area. Le truppe dell’Idf di stanza nella parte settentrionale della Striscia, hanno fatto sapere di aver individuato diversi lanciarazzi. I lanciatori sono stati trovati dai riservisti della Brigata Carmeli, schierati sul lato israeliano della Linea Gialla.
Due palestinesi sono stati uccisi ieri mattina da colpi d’arma da fuoco israeliani nel quartiere di Zeitoun, nel sud-est di Gaza City, sul lato controllato da Hamas. A riportare la notizia è stata al Jazeera, citando una fonte dell’ospedale battista Al-Ahli.
L’apertura parziale del valico di Rafah
Le autorità israeliane hanno annunciato che “nei prossimi giorni” riapriranno il valico di Rafah tra la Striscia di Gaza e l’Egitto, consentendo così ai cittadini palestinesi di recarsi in territorio egiziano. “In conformità con l’accordo di cessate il fuoco, il valico di Rafah verrà aperto nei prossimi giorni esclusivamente per l’uscita dei residenti dalla Striscia di Gaza verso l’Egitto”, ha affermato in una nota il Cogat, l’organismo del ministero della Difesa dello Stato ebraico che sovrintende agli affari civili nei territori palestinesi.
La replica dell’Egitto a Israele
La limitazione posta già in partenza da Tel Aviv non è sfuggita all’Egitto. “Se è stato raggiunto un accordo per aprire il valico” di Rafah, questo “verrà aperto in entrambe le direzioni, per entrare e uscire dalla Striscia di Gaza, come prevede il piano di Trump”, ha precisato un’autorevole fonte egiziana.
Guterres torna sui crimini di guerra israeliani
“Ci sono forti ragioni per credere che a Gaza siano stati commessi crimini di guerra”. Lo ha detto il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, intervenendo a un evento organizzato da Reuters e citato dal quotidiano Haaretz. Guterres ha confidato di attendere con speranza il “lavoro della Corte internazionale di giustizia, chiamata a valutare le azioni israeliane nel conflitto” e ha riconosciuto agli Stati Uniti un ruolo “fondamentale” nella rimozione degli ostacoli all’ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza.
Mobilitazione per la liberazione di Barghouti
Attori, musicisti, cantanti, anche ebrei, hanno firmato una petizione indirizzata al governo del premier Benjamin Netanyahu per sollecitare la liberazione di Marwan Barghouti, in carcere in Israele dal 2002. Barghouti, condannato a cinque ergastoli per aver partecipato alla Seconda Intifada, è considerato da molti un potenziale successore del presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese (Anp), Mahmoud Abbas.
Oltre che al governo Netanyahu, i 200 sottoscrittori si rivolgono anche alle Nazioni Unite e ai governi di tutto il mondo affinché esercitino una maggiore pressione diplomatica su Israele per ottenere il rilascio di Barghouti, descritto nella petizione come il “Nelson Mandela della Palestina”. Il leader palestinese ha già scontato 23 anni dietro le sbarre a seguito di un processo “che presentava sostanziali vizi”.
Tra i nomi di spicco, gli attori Mark Ruffalo, Sir Ian McKellen, Benedict Cumberbatch, Tilda Swinton, Josh O’Connor; i musicisti Annie Lennox, Sting e Brian Eno; le scrittrici Margaret Atwood e Zadie Smith.
L’Assemblea Onu chiede a Israele di ritirarsi dal Golan
L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione in cui chiede il ritiro di Israele dalle alture del Golan, l’altopiano occupato nel 1967 e annesso nel 1981. Alto il numero dei Paesi a sostegno: 123 voti favorevoli, sette contrari, tra cui Israele e Stati Uniti, e 41 astensioni.
La decisione di Israele “di imporre le proprie leggi, giurisdizione e amministrazione sul Golan siriano occupato, è nulla e priva di valore e se ne chiede l’annullamento”. L’Assemblea invita inoltre le autorità israeliane a riprendere i colloqui sui temi della Siria e del Libano e a rispettare gli intendimenti e gli impegni presi in precedenza. Lo Stato ebraico dovrebbe ritirarsi dal Golan siriano occupato, fino alla linea del 4 giugno 1967.
“L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dimostra ancora una volta quanto sia lontana dalla realtà”, ha commentato l’ambasciatore israeliano presso le Nazioni Unite, Danny Danon, sul social X, in risposta al voto. Danon ha assicurato che “Israele non tornerà alle linee del 1967 e non abbandonerà il Golan. Né ora, né mai”.
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