L'identità: Storie, volti e voci al femminile Poltrone Rosse



Politica

L’astensione è l’ombra sul Veneto e sulla dura sfida in Campania tra Cirielli e Fico

di Vincenzo Viti -


C’è un convitato di pietra che attraversa le Regionali in Veneto e Campania più di candidati e comizi: è l’astensionismo. Da anni è il vero vincitore delle urne italiane, il fattore che misura la distanza crescente tra politica e cittadini. Ma questa volta la sua ombra pesa di più, perché le due regioni simbolo del voto di domenica e lunedì raccontano battaglie diverse, entrambe condizionate dal dubbio che una fetta enorme di elettori scelga di restare a casa.

Zaia e Meloni

E sulla loro volontà inciderà la capacità dei leader di spronarli a recarsi al voto. In particolare Zaia e Meloni , la premier soprattutto in Campania dove il centrodestra spera ancora di ribaltare la partita, nonostante Fico mantenga un vantaggio che qualche settimana fa era molto ampio e che adesso si è assottigliato. In Veneto, dove nessuno mette in discussione la vittoria del centrodestra con Alberto Stefani, il vero terreno di scontro è interno alla coalizione. È una sfida sotterranea ma decisiva: Fratelli d’Italia vuole certificare la sua leadership anche nella regione “modello”, mentre la Lega, consapevole di aver perso pezzi negli ultimi anni, tenta l’ultima rimonta facendo pesare il colpo politico della pre-intesa sull’autonomia. Non è un caso che oggi Giorgia Meloni sia a Padova a parlare proprio di autonomia, infrastrutture, sicurezza, sanità: i temi che Zaia ha trasformato in identità veneta e che Salvini prova a riportare al centro della narrazione leghista.
Ma il rischio, per entrambi, è che l’elettorato si presenti in forma ridotta, poco motivato, convinto che la partita sia già chiusa. Una grande vittoria con un’affluenza minima sarebbe una vittoria dimezzata. E la Lega, più di tutti, sa che l’astensionismo colpisce soprattutto chi punta sul radicamento territoriale: senza mobilitazione, non c’è rimonta.

La sfida in Campania

Se il Veneto sembra già scritto, la Campania è il vero campo di battaglia nazionale. Qui l’astensione fa più paura di qualsiasi avversario politico, perché può ribaltare pronostici o cristallizzare distacchi. Il candidato del centrodestra, Edmondo Cirielli, sta tentando la rimonta su Roberto Fico, che guida il fronte di centrosinistra e 5 Stelle. L’obiettivo del viceministro è chiaro: ricucire, convincere gli indecisi, trasformare il voto di protesta in voto politico. Ma il nodo resta lo stesso: chi andrà realmente ai seggi?
Tra Napoli e provincia, dove la disillusione è diffusa, l’affluenza potrebbe crollare ancora, penalizzando chi ha bisogno di allargare, non solo motivare la propria base. Qui non bastano comizi, endorsement, apparizioni tv: servono fiducia, credibilità, una promessa di cambiamento che sia percepita come reale. È per questo che il voto di domenica è molto più di un test elettorale: è un referendum implicito sulla capacità della politica di parlare ai cittadini. E in questo referendum l’astensionismo è il giudice, non il pubblico. In Veneto la sfida è tutta dentro il centrodestra; in Campania potrebbe essere una corsa testa a testa. Ma in entrambe le regioni, la domanda decisiva non è chi vincerà. È un’altra, semplice e imbarazzante: quanti voteranno?
Se la politica non torna a rispondere, con fatti e non solo con firme e slogan, il vero vincitore sarà ancora una volta lui: il silenzio degli elettori, l’astensionismo che inquieta.


Torna alle notizie in home