Politica

INTERVISTA A ERIKA STEFANI: “L’Autonomia è una riforma seria: farà bene all’Italia”

di Ivano Tolettini -


L’ex ministra per gli Affari Regionali e l’Autonomia, Erika Stefani, senatrice della Lega, ne è convinta. “Il disegno di legge Calderoli sull’Autonomia differenziata -spiega – è una riforma seria, graduale, che non spaccherà il Paese e farà bene all’Italia. Ho grande stima del prof. Andrea Giovanardi, comprendo che cosa vuol dire quando afferma che questo testo fa vincere ancora il centralismo, ma lui si muove dal federalismo fiscale. Vale a dire dall’autonomia impositiva e tributaria con il meccanismo della compartecipazione”.
Invece il disegno di legge Calderoli si colloca in una logica di compromesso.
Cerca di contemperare esigenze diverse. Il testo in discussione alla Camera adotta rimedi di riequilibrio tenendo conto di una situazione generale italiana abbastanza, se posso dirlo, drammatica.
Ci sono approcci diversi sul regionalismo differenziato.
Esatto, perché c’è chi dice di dare la massima autonomia senza vincoli alle Regioni capaci, in modo che facciano correre il Pil del Paese, con il conseguente aumento del gettito fiscale, in modo che facciano da traino alle realtà più fragili.
E poi chi si muove in un’ottica di gradualismo realista.
Appunto, l’Autonomia va calibrata perché ci rendiamo conto che un eccessivo slancio federalista potrebbe creare un gap eccessivo tra le regioni efficienti e quelle meno. La riforma Calderoli, se la si analizza con pragmatismo senza veli ideologici, come invece mi pare facciano molti colleghi dell’opposizione, muove dal bilanciamento dei Livelli essenziali delle prestazioni (Lep). Quest’ultimi sono norme di esclusiva competenza statale, quindi ha ragione Giovanardi quando dice che nel momento in cui vai a determinare tutti i Lep affidi tutto allo Stato, che li quantifica e li finanzia.
In questa maniera aumentiamo la spesa pubblica.
Sicuramente, ma è altrettanto vero che prima o poi bisognava riprendere in mano i livelli delle prestazioni. I bilanci futuri con i Lep saranno molto responsabili. Se penso ad esempio alla disabilità, di cui mi sono occupata come ministro, girando per l’Italia mi sono resa conto delle differenze di trattamento delle famiglie a seconda di dove vivono. Al Sud in molte realtà non ci sono nemmeno i centri diurni per le persone con disabilità.
Torniamo alla posizione di Giovanardi, che fa parte della Commissione Cassese. Egli dice poiché si leggono Lep in ogni articolo del testo e sono determinati dallo Stato, è chiaro che è un sistema accentrato.
Giovanardi dà una lettura corretta della norma, ma ricordo che tutti i meccanismi federalisti esistenti vedono un potere dello Stato centrale di coordinamento accentuato.
Ieri Zaia in audizione alla Camera ha detto che in tutti i modelli federalisti esiste la clausola della supremazia nazionale e la condivide.
Sono dello stesso parere, così come se crediamo nell’unità d’Italia dobbiamo fare il federalismo. Per questo sono soddisfatta del testo di legge Calderoli. Sull’Autonomia non c’è la perfezione perché si tratta di un punto di equilibrio con le altre forze politiche della coalizione. È un passaggio importante perché una volta che la legge sarà approvata, mi auguro entro aprile, non si potranno più mettere barriere a una Regione che chiede l’autonomia su determinate materie.
Tuttavia affinché la legge non rimanga un guscio vuoto ci vuole un governo amico.
Concordo, non c’è dubbio che questa legge può portare all’Autonomia se hai il governo amico, perché la Regione che la vuole deve fare conto su un governo che abbraccia le intese. Dunque, c’è bisogno di collaborazione nei programmi elettorali. Vede, il prof. Giovanardi si muove nell’ottica che quello che la Regione chiede dev’essere una pretesa subito assolta senza dovere andare a una contrattazione con il governo, mentre la riforma Calderoli richiede molta cooperazione tra lo Stato e le Regioni.
Il governo di centrodestra ha davvero le carte in regola e la coerenza interna per attuare e dare sostanza al testo di legge in votazione alla Camera?
Non ho dubbi perché abbiamo di fronte più di 3 anni di governo con il quale approvare le intese Stato-Regioni necessarie, e una volta che la legge sull’Autonomia diventerà operativa non si tornerà più indietro. Da Nord a Sud si comprenderà la convenienza, per tutt0 il Paese.


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