Economia

Il lavoro e l’intelligenza artificiale: “L’uomo non si sostituisce”

di Giovanni Vasso -


La grande sfida del lavoro s’intreccia all’intelligenza artificiale. Il tema non è, però, inedito. Ieri è toccato agli operai sperimentare gli effetti dell’automazione. Oggi toccherà ai lavoratori intellettuali, dagli impiegati fino ai professionisti. Insomma, il destino dei colletti bianchi potrebbe essere lo stesso toccato alle tute blu. Ma porre la questione in termini simili rischia di far passare quella che potrebbe essere stata, ieri, una lezione che, oggi, occorre dimostrare d’aver imparato per l’ennesima guerra tra poveri. Già, perché di poveri si tratta, non certo di lotta di classe. Gli impiegati di oggi, le partite Iva, sono i figli degli (ex) operai di ieri. Gente che ha conosciuto la trappola delle robotizzazioni delle catene, della delocalizzazione. E che oggi vede pure quei figli, che con tanti sacrifici e fatica, hanno studiato “superati” da una macchina. Il rischio, in pratica, incombe sempre sugli stessi.

Più che innescare l’ennesimo conflitto, va analizzata la situazione e trovata una soluzione. Cosa che, detta così, pare un escamotage dialettico per rinviare tutto alle calende greche o, magari, una devozione alla Mano Invisibile del Mercato, l’ente supremo che gli ultimi vent’anni di economia e finanza hanno dimostrato, con l’arricchimento avido dei soliti noti e l’impoverimento di masse sempre più allargate di popolazione, una mera superstizione. Dal Festival del Lavoro che si è tenuto a Firenze, il ministro alle politiche sociali e Lavoro Marina Elvira Calderone ha abbozzato un’analisi di un argomento che sta a cuore al governo che, sul rapporto tra intelligenza artificiale e lavoro, ha impostato anche la sua presidenza di turno del G7. “L’intelligenza artificiale – ha spiegato Calderone – può fare moltissimo sulla sicurezza sul lavoro, credo che sia un supporto importante e che gli ospiti del Festival abbiano potuto vedere la robotica quale strumento possa rappresentare come ausilio al lavoro umano e alle attività lavorative complesse e conseguentemente rischiose. Il lato buono dell’Ia? Creare strumenti che facciano lavorare meglio l’uomo non sostituendolo integralmente. Il lato cattivo è quando diventa una sostituzione integrale di uomo con la macchina”. Il ministro ha ammonito: “Credo che sia importante mantenere una visione in cui l’uomo è al centro delle riflessioni, il rischio dell’Ia di tipo generativo all’interno delle professioni è un rischio reale e concreto quando c’è una operazione intellettuale”. E quindi ha avvisato: “Se faremo fare alle macchine le attività intellettuali che solitamente fa il professionista faremo un passo indietro rispetto a sottolineare quanto la funzione sussidiaria delle professioni sia importante per lo Stato”.

Che sia un tema centrale lo ha ribadito anche Giorgia Meloni, qualche giorno fa, al Business7: “La sfida dell’intelligenza artificiale generativa è un tema che trova ampio spazio, a riprova della piena consapevolezza che il mondo delle imprese e della produzione ha nei confronti di una tecnologia che può generare grandi opportunità, ma anche enormi rischi, oltre ad incidere sugli equilibri globali”. E quindi ha citato l’impegno del pontefice: “E’ la prima volta nella storia che un Pontefice partecipa ai lavori del Gruppo dei Sette e – ha sottolineato il presidente del Consiglio – io sono convinta che la sua presenza darà un contributo decisivo alla definizione di un quadro regolatorio, etico e culturale all’intelligenza artificiale. Ma stiamo lavorando anche per lanciare, sempre in ambito G7, un piano di azione sull’uso dell’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro, perché è una tecnologia che investirà, prima o poi e con accenti diversi, tutto il mondo del lavoro e della produzione, e non sarà limitato a profili di eccellenza tecnologica”.

Anche il mondo economico e finanziario è convinto che dall’Ai deriveranno ottimi risultati ma che possa comportare più di un rischio. Andrea Poggi, capodelegazione di Deloitte Italia al B7, ha spiegato che occorre considerare come un volano: “L’incertezza globale sulle catene del valore, le transizioni energetica, climatica e ambientale, le opportunità offerte dalla data economy, l’evoluzione del mercato del lavoro e dei sistemi di welfare – per accelerare le molteplici transizioni in corso, permettendo alle imprese di aumentare la loro competitività, anche tramite l’applicazione delle nuove tecnologie, a partire dall’ Intelligenza Artificiale”. Poggi ha affermato: “Una delle sfide globali, infatti, è di massimizzare le opportunità offerte dall’ Intelligenza Artificiale in termini di competitività, produttività e crescita sostenibile. Al contempo, è fondamentale orientarne l’applicazione, concentrandosi sulla riduzione dei rischi e sull’adozione di principi etici che non ne ostacolino lo sviluppo, incoraggiando investimenti in infrastrutture e Big Data, condizioni essenziali del funzionamento dell’Ai”.


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