Cronaca

Le bombe nel Baltico/3: sugli attentatori indaga anche l’Italia

Oggi la Corte d'Appello di Bologna deciderà sull'estradizione del cittadino ucraino in Germania

di Angelo Vitale -

L'ucraino arrestato a Rimini


Solo la Germania prosegue le indagini sulle bombe nel Baltico, ma ora pure l’Italia vuole veder chiaro sul gruppo degli attentatori, qualcuno dei quali potrebbe essere non estraneo ad una esplosione avvenuta al largo di Savona. L’ucraino era ricercato, ma non attenzionato particolarmente da alcuna polizia europea: il suo arresto è avvenuto solo grazie al sistema di monitoraggio “alert alloggiati” che ne ha permesso la cattura in una struttura turistica di Rimini dove si trovava in vacanza con la famiglia.

Il mandato di arresto per le bombe nel Baltico

Il mandato di arresto europeo per il cittadino ucraino era stato emesso dalla Corte federale di Giustizia tedesca il 18 agosto. L’uomo è ritenuto parte del commando che il 26 settembre 2022 pose cariche esplosive nel Baltico per attentare al Nord Stream 1 e 2.

Un’indagine delicata, quella tedesca, l’ultima rimasta in piedi dopo l’archiviazione di quelle subito aperte pure in Svezia e Danimarca.

L’identità sta approfondendo la vicenda da ieri sul suo sito web. Mai partita una indagine congiunta. la Russia si mise di traverso, svedesi e danesi temettero di veder minacciati i loro segreti di Stato.

Il cerchio delle indagini sulla rete di attentatori

La Procura tedesca sta concentrando le ricerche su un gruppo di presunti sabotatori ucraini, tra cui l’ucraino arrestato a Rimini, che vi avrebbe avuto un ruolo di coordinamento e supervisione. Le nuove indagini hanno raccolto ulteriori evidenze tecniche che confermerebbero che gli ordigni esplosivi, di natura militare e altamente sofisticati, sono stati installati durante un’operazione subacquea pianificata nel dettaglio.

L’indagine tedesca ha finora sfruttato intercettazioni, dati radar e coordinate Gps, oltre all’analisi dei campioni delle esplosioni, per ricostruire le fasi dell’attentato. I magistrati si sono convinti che gli attentatori utilizzarono false identità per noleggiare la barca a vela battente bandiera straniera che permise loro di approcciare i gasdotti nelle acque territoriali danesi vicino all’isola di Bornholm senza destare sospetti.

E stanno inoltre seguendo tutte le piste possibili, comprese potenziali collaborazioni con agenzie di intelligence straniere, con un’attenzione particolare alle possibili ramificazioni geopolitiche dell’attentato ma rimane molto sullo sfondo l’ispirazione e la committenza dell’attentato: l’Ucraina ha sempre negato il suo coinvolgimento.

Afd chiede lo stop agli aiuti a Kiev

Un’inchiesta che in Germania fa rumore. Anche la politica tedesca ha seguito il caso con divisioni: alcuni esponenti di partiti come Alternative für Deutschland hanno per esempio chiesto di interrompere il sostegno militare all’Ucraina e suggerito di aprire una commissione parlamentare d’inchiesta sull’attentato, mentre il governo mantiene ferme le posizioni di solidarietà verso Kiev.

Le rivelazioni del Washington Post

Il quotidiano, in una corrispondenza da Berlino, scrive che si tratta di Serhii Kuzientsov, definendolo un ex ufficiale dei reparti speciali della Marina ucraina e 007 dei servizi segreti ucraini. Secondo la Procura tedesca, il comandante dello yacht Andromeda utilizzato nel settembre 2022 per trasportare gli incursori responsabili del sabotaggio del gasdotto Nord Stream tra Russia e Germania.

Secondo il Washington Post, Kuzientsov era in Italia con la moglie e i due figli adolescenti, arrivato nella Riviera Romagnola il 19 agosto. Poi arrestato dai carabinieri a San Clemente, comune “malatestiano” dell’entroterra riminese.

Oggi, alle ore 12, la Corte d’Appello di Bologna ha iniziato la sua valutazione sulla estradizione. rinviata al pomeriggio la discussione per consentire che in aula sia presente un interprete.

Ma l’arresto di Kuzientsov ha improvvisamente e un po’ a sorpresa accelerato le indagini che a Genova la Procura sta svolgendo da febbraio sull’esplosione al largo di Savona ai danni della petroliera Seajewel, considerata parte della flotta “fantasma” russa.

L’identità se ne occuperà nel prossimo articolo, tra qualche ora.


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