Esteri

Le calende europee sull’energia

di Giovanni Vasso -


Se ne parla tra un mese, a fine novembre. Sempre se tutto andrà bene. Il neoministro all’Ambiente e alla Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin ha affermato che il consiglio Ue si celebrerà il 24 novembre prossimo. Non era questa la data che ci si attendeva in quanto si sperava che l’Unione europea riuscisse a muoversi in maniera più celere e che la partita relativa alle misure contro il caro gas si chiudesse il 18 novembre, una settimana prima. Un lasso di tempo che, dal momento che l’inverno è già iniziato, avrebbe fatto la differenza.

Il modello iberico
e la delusione ceca

Ma tant’è. Il consiglio dei ministri dell’Energia dei Paesi Ue in Lussemburgo s’è concluso con l’impegno a darsi appuntamento dopo un mese. La delusione, da parte della presidenza di turno ceca, è palpabile. Il ministro Jozef Sikela ha affermato che “continueremo le discussioni tecniche” e che si aspetta “progressi” sulle misure che, spera, vengano “approvate entro fine novembre”. Sikela si è detto “un po’ deluso” perché s’aspettava che i ministri Ue andassero “avanti velocemente”, cosa che invece evidentemente non è accaduta. Teresa Ribera Rodriguez, vicepresidente e ministro per la transizione ecologica in Spagna, ha affermato che, secondo i ministri, “la Commissione europea deve presentare proposte molto più concrete sui corridoi” relativi al prezzo del gas. Inoltre, l’esecutivo Ue “deve essere più preciso nell’analisi della soluzione iberica per impedire fughe dell’elettricità sovvenzionata dall’Ue verso Stati vicini”.

Parigi fa sul serio

L’eccezione iberica, il modello di tetto adottato già da tempo da Madrid e Lisbona nello scetticismo dei Paesi mitteleuropei, sta diventando un possibile modello da seguire per l’intera Unione europea. Ne è convinta Agnès Pannier-Runacher, ministro francese per la Transizione ecologica, secondo cui “il non paper della Commissione spiega chiaramente che questo meccanismo dà benefici per 13 miliardi di euro e che ne beneficerebbero tutti i Paesi dell’Ue. E questo è già molto importante”. Per Parigi: “Il consiglio europeo dà un mandato chiaro alla Commissione: ora bisogna lavorare seriamente e professionalmente. Basandosi sull’ideologia non si fanno progressi”. Ogni riferimento ai Paesi del Nord non è casuale: “BusinessEurope, l’associazione europea degli industriali, è a favore del disaccoppiamento del prezzo dell’energia elettrica da quello del gas. Il mio obiettivo è che le imprese europee siano competitive. Se c’è un altro sistema, sono pronta ad accoglierlo a braccia aperte. Ma c’è un sistema che esiste nell’Ue, che funziona e che ha dimostrato la sua efficacia. È importante, anche per una questione di credibilità, guardarlo a fondo”.

La Germania non molla

Sebbene sconfitti, dalla decisione del consiglio Ue e dalla realtà che dimostra come sia bastato solo evocare il tetto al prezzo del gas per far rifluire la speculazione al Ttf di Amsterdam sotto i cento euro al megawattora, i tedeschi non si arrendono. Il ministro dell’Economia e dell’azione climatica Robert Habeck ha spiegato che “il modo più efficiente” per contenere i prezzi del gas starebbe nel presentarsi uniti, come Unione europea, sul mercato. Habeck ha riferito che il consiglio europeo ha parlato del corridoio dinamico, come di una misura finalizzata a prevenire le oscillazioni troppo sbilanciate “e questo ha senso, in modo da non incrementare” la reattività dei mercati. Per il ministro tedesco “significa anche che un tetto ai prezzi fisso non è lo strumento giusto”. Nel dare appuntamento al prossimo consiglio, Habeck ha ammesso che “il solo annuncio ha fatto sì che dai picchi di 350 euro di agosto” si sia arrivati a un considerevole ridimensionamento attraverso “una vera caduta dei prezzi”. Ciò, per il ministro tedesco, rappresenta “una buona notizia per i consumatori nel medio termine”.

I nodi del non paper

Come ha riferito il ministro francese, il tema dell’eccezione iberica “allargata” a tutta l’Ue è sul tavolo dei ministri. Con i pro, certo. Ma anche con le controindicazioni. Il funzionamento del tetto come attuato in Spagna e Portogallo sta nel fatto che la differenza tra il prezzo di mercato del gas e il tetto è a carico dello Stato. Secondo le analisi, un sistema del genere potrebbe rappresentare un boomerang per i Paesi più fortemente dipendenti del gas, in particolar modo Germania, Olanda e Italia. Ne risulterebbe avvantaggiata, invece, la Francia. Un’altra problematica starebbe nel fatto che, a causa della connessione alle reti, Svizzera e Gran Bretagna, fuori dall’Ue, potrebbero beneficiare a costo zero delle misure comunitarie.

Il Ttf di Amsterdam

Se sul price cap “c’è un largo sostegno” non è lo stesso sul meccanismo di correzione da applicare al mercato del Ttf di Amsterdam. Il ministro ceco Sikela ha spiegato che ci sarebbero visioni diverse tra i Paesi, e che il problema principale è stato rintracciato nella necessità di evitare di allontanare il gas verso altri mercati, facendo sì che resti disponibile sulla piazza olandese. Una posizione, questa, che la Mitteleuropa difenderà con le unghie e con i denti


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