Primo Piano

Le due facce del Covid: dai verbali riservati alla strategia del terrore

di Rita Cavallaro -

ROBERTO SPERANZA ONOREVOLE EX MINISTRO DELLA SALUTE


Evitare il terrore sociale. Anzi no. Dal mare magnum delle centinaia di atti dell’inchiesta sul Covid emerge una gestione della pandemia a due velocità. Nella prima fase “con il favore delle tenebre”, per usare un’espressione dell’allora premier Giuseppe Conte quando veniva incalzato dai giornalisti. Dal lockdown in avanti, invece, scandita dall’incessante conta dei morti “per e con coronavirus”, in maniera da spaventare la gente e continuare con la politica delle restrizioni. È uno degli aspetti al vaglio della Procura di Bergamo, che ha iscritto nel registro degli indagati Conte, l’allora ministro della Salute Roberto Speranza e diversi membri del Comitato tecnico scientifico, nel fascicolo con i tre filoni principali, quali la repentina chiusura e riapertura dell’ospedale di Alzano, la mancata zona rossa in Val Seriana e l’assenza di un piano pandemico aggiornato per contrastare il rischio pandemia. Proprio il Cts, nei giorni caldi dell’emergenza, aveva diramato un verbale “riservato”, in cui chiedeva “la massima cautela nella diffusione del documento onde evitare che i numeri arrivino alla stampa”. Era il 24 febbraio 2020, subito dopo il primo caso di contagio a Codogno. I tecnici facevano riferimento al “piano di organizzazione della risposta dell’Italia in caso di epidemia”. Nel documento, il Comitato raccomandava “l’esecuzione dei tamponi” solo per i “casi sintomatici”, perché le “comunicazioni di positività non associate a sintomi determinano una sovrastima del fenomeno sul Paese”. Il 4 marzo, poi, i tecnici scrivevano “che il flusso informativo dei dati dal territorio continua a presentare forti criticità che impediscono e rallentano la corretta analisi epidemiologica e di conseguenza le azioni in risposta ai bisogni urgenti delle strutture sanitarie”. Dal verbale del 3 marzo la situazione risultava allarmante anche per i dispositivi: “Salvo 6 ventilatori da trasporto, le apparecchiature attualmente disponibili per l’acquisto non offrono tutte le garanzie” per tamponare “l’emergenza in corso”. E il 5 marzo Agostino Miozzo, componente del Comitato, scrive una lettera a Speranza, lamentandosi delle “notizie diffuse ieri in merito al parere richiesto” allo stesso Cts sulla “ipotesi di chiudere le scuole”. Riguardo alla fuga di notizie faceva notare che “alle sedute” partecipavano “molte persone non incluse e non previste nel Comitato”, tra cui “addetti stampa e anche politici, inclusi sottosegretari e viceministri”. Agli atti pure la richiesta del Cts del 3 marzo, quando proponeva di “adottare misure restrittive”, quali la “zona rossa” ad Alzano e Nembro in Val Seriana, anche perché i due comuni “si trovano in stretta prossimità di Bergamo”. Zona rossa che non fu fatta, per passare al lockdown regionale l’8 marzo e nazionale il 9, da cui nasce l’imputazione a Conte per epidemia e omicidio colposi. Ad aggiungere dettagli su cosa avvenne in quei giorni il verbale di Francesco Zambon, allora ricercatore dell’Oms, il quale ha raccontato che il 7 marzo 2020, due settimane dopo il Paziente 1, in una call chiesta dall’Oms con le Regioni italiane più colpite, il dg del welfare lombardo Luigi Cajazzo “presentò un quadro epidemiologico piuttosto allarmante”, prevedendo al 26 marzo “2000 pazienti in terapia intensiva”. Chiese “immediate misure restrittive” e di “chiudere i confini della Lombardia”, perché si trattava di una “questione di vita o di morte”. Ma l’Oms sollevò dubbi sulla “scientificità delle azioni richieste”. Contro la posizione politica del dicastero di Speranza anche la deposizione l’ex viceministro della Salute Pierpaolo Sileri, che sentito come testimone il 3 marzo 2021 ha raccontato ai magistrati di essere stato “minacciato” da Goffredo Zaccardi, l’ex capo di Gabinetto di Speranza. Sileri ha mostrato agli inquirenti alcuni screenshot di messaggi “che provano il comportamento minaccioso di Zaccardi nei miei confronti”. Minacce “da correlare alla mia attività di viceministro e, in particolare, alla mia attività di sensibilizzazione verso i funzionari ministeriali con riferimento alla gestione della pandemia da Covid-19″, ha sottolineato, “e in particolare ai miei solleciti a fare presto e bene nell’acquisto di Dpi, respiratori e quant’altro, nonché a tutti i miei inviti rivolti al ministro Speranza”. Proprio Speranza, nella gestione della pandemia, avrebbe visto un’occasione politica. In una conversazione del 6 aprile 2020 con il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro, il quale aveva mandato un documento sulle attività che avrebbero potuto riaprire in sicurezza, Speranza risponde: “Due avvertimenti: Primo, tutto quello che direte può finire fuori alla stampa. Secondo, se vogliamo mantenere le restrizioni conviene non dare troppe aspettative positive”.


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