Politica

Le Pen fuori dalla corsa all’Eliseo: arriva Eric Zemmour

di Redazione -


Tutta la Francia pende dalle labbra di Eric Zemmour, tribuno del popolo in aspettativa dal giornale “Le Figaro” ufficialmente per scrivere il suo nuovo libro, ma quasi certamente pronto a candidarsi per le presidenziali della prossima primavera. Lo si capisce anche dalla pronuncia dell’ente regolatorio dell’informazione francese, che invita a conteggiare le sue presenze in tv come quelle di un politico e non come di un giornalista. Anche i sondaggi sono molto eloquenti. La conferma della discesa in campo dello scrittore e conduttore di estrema destra metterebbe in seria crisi l’egemonia di Marine Le Pen sull’elettorato sovranista, preparandosi per un ballottaggio con Emmanuel Macron dagli esiti non scontati: al momento si pronostica una vittoria del 55%-45% per il presidente in carica. Un risultato decisamente eclatante per un tipico candidato “della società civile”, che il Rassemblement National ha tentato di cooptare proprio per non fare ombra alla Le Pen, ma sentendosi opporre un secco rifiuto. Zemmour va per la sua strada preparando il battesimo di “Vox Populi”, partito che dovrebbe nascere a fine novembre e che punta a fare scouting sia nel gruppo della Le Pen sia tra i Rèpublicains. Con un particolare mix tra gli elementi più classici del sovranismo, ma in una veste particolare, dettata dalla sua storia personale. Di origine ebreo-berbera algerina, Zemmour non si è mai risparmiato parole durissime nei confronti degli immigrati e delle minoranze: dagli islamici che “si comportano come colonizzatori” al desiderio di espellere dalle scuole chi difende i diritti LGBT+ (“un’ideologia criminale importata dagli USA”), la nuova icona dell’estrema destra francese invoca un Paese “pulito come un lenzuolo appena uscito dalla lavatrice” con toni ai suoi detrattori rievocano le fasi più agghiaccianti dello scorso secolo. Anche per questo, i suoi interventi televisivi vengono registrati e controllati accuratamente, allo scopo di evitare problemi legali. Eppure, il suo talk show “Face à l’Info” ha contribuito al suo dirompente successo tanto quanto libri controversi quali “L’uomo maschio” e “Il suicidio francese”. Se nel primo (pubblicato nel 2006) parla apertamente della “castrazione” degli uomini, costretti a “femminilizzarsi” per via della “ideologia gay”, nel secondo (uscito dieci anni dopo) per non sbagliarsi demolisce tutta la generazione sessantottina, i cui eredi avrebbero provocato fenomeni come l’immigrazione di massa e il multiculturalismo, a suo dire responsabili di aver “frantumato l’unità del popolo francese”. Tesi non nuove, appunto, ma curiosamente espresse da chi ha una storia personale che fotografa il tipico melting-pot francese, frutto di quel passato coloniale che dichiara pubblicamente di rimpiangere. (Affaritaliani.it)


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