Turismo

Le Pievi della Carnia: tra spiritualità, storia e paesaggio

Il cammino delle Pievi in Carnia è un pellegrinaggio tra natura e spiritualità in un territorio di rara bellezza.

di Gianluca Pascutti -


Lunga e mistica è la storia delle Pievi della Carnia, le cui prime testimonianze risalgono al V secolo d.C. Questi edifici sacri, simboli della profonda cultura religiosa carnica, vennero inizialmente utilizzati per amministrare il battesimo e per favorire la conversione al cristianesimo delle popolazioni alipigiane, cadorine e dell’Alto Friuli.

Nel IV secolo d.C., la Carnia — come tutti i territori montani e impervi — era scarsamente popolata. I pochi pagi, ovvero piccoli villaggi abitati da pagani, rappresentavano un terreno fertile per la rapida diffusione della nuova fede cristiana tra comunità isolate e culturalmente autonome.

Zuglio: il cuore spirituale

Fu Zuglio, all’epoca sede vescovile con giurisdizione su tutta la zona, a divenire il centro più importante per la diffusione del messaggio cristiano. Da qui presero vita anche le altre Pievi, che iniziarono via via a dispensare gli stessi sacramenti dell’antica Basilica di Zuglio. Questo permise ai fedeli di riferirsi alla propria Pieve locale, rafforzando così i legami comunitari e spirituali.

Architettura strategica e funzione difensiva

Le Pievi furono costruite in posizioni strategiche, sempre fuori dagli abitati, spesso su alture o cime isolate, circondate dalla vegetazione. Queste posizioni elevate le rendevano vere e proprie sentinelle, ideali per avvistare da lontano possibili incursioni nemiche, frequenti soprattutto in epoca medievale.

In quel periodo, buio e difficile, le Pievi rappresentavano le uniche istituzioni religiose e giuridiche sul territorio. Nacquero sull’impulso dell’evangelizzazione cristiana, promossa principalmente dalla città patriarcale di Aquileia, da sempre riferimento spirituale e culturale per l’intera regione.

Declino e trasformazione

Inizialmente, la Carnia contava dieci Pievi, veri e propri baluardi della fede. Fino al XIV secolo, esse furono l’unico punto di riferimento cristiano per le piccole comunità sparse nel territorio. Tuttavia, con il progressivo aumento della popolazione e la nascita di nuovi centri abitati, le Pievi persero la loro centralità, sostituite gradualmente dalle più capillari parrocchie locali.

Un patrimonio ancora vivo

Oggi le Pievi mantengono intatta la loro vitalità religiosa. Amorevolmente custodite dagli abitanti, conservano preziose opere d’arte e testimonianze archeologiche, che i visitatori possono ammirare in un contesto di natura incontaminata e panorami mozzafiato. Visitare le Pievi è un autentico viaggio spirituale nel cuore della Carnia, alla scoperta di angoli nascosti e tradizioni antiche.

Il Cammino delle Pievi

Un itinerario tra fede e natura

Il Cammino delle Pievi nasce con un tracciato articolato in 18 tappe, ampliato nel 2013 a 20 tappe, per includere anche le comunità e i territori dell’Alta Val But, della Val Pontaiba e della Val Chiarsò. Il percorso mantiene però Imponzo di Tolmezzo come punto di partenza e Zuglio come destinazione finale.

Questo itinerario si snoda tra Prealpi e Alpi Carniche, attraversando vallate, alture e corsi d’acqua, in un ambiente ancora puro e incontaminato. È un percorso che consente di immergersi in un passato spirituale, sempre a stretto contatto con la natura.

Lunghezza e caratteristiche del percorso

Il Cammino si sviluppa lungo vecchi sentieri di montagna, alcuni dolci, altri più impegnativi, ma sempre ben segnalati e attrezzati. È un percorso ad anello di circa 260 km, con un dislivello complessivo di quasi 9.000 metri.

Le Pievi storiche si incontrano soprattutto nella prima parte del tracciato, tra Imponzo e Forni di Sopra, ma l’intero cammino attraversa località poco conosciute, offrendo un’esperienza intima e intensa. La segnaletica, di colore giallo, è accompagnata dai classici cartelli bianco-rossi del CAI.

Tradizioni, sapori e spiritualità

Il Cammino delle Pievi è adatto a tutti, e rappresenta un’opportunità unica per comprendere la cultura locale, riscoprire antiche tradizioni, profumi e sapori autentici. Lungo il percorso si possono assaporare i piatti tipici friulani, come la polenta, i formaggi di malga, il celebre frico friulano e gli immancabili cjarsons, preparati con ricette diverse da vallata a vallata.

Un’esperienza che lascerà il segno, capace di unire storia, fede, gastronomia e paesaggio in un unico, coinvolgente viaggio.

Un consiglio per i meno esperti

Per chi non ha molta esperienza con l’escursionismo montano, è consigliabile affrontare le tappe più impegnative accompagnati da guide locali, così da vivere l’esperienza in totale sicurezza e godere appieno del significato profondo di questo Cammino.


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