Editoriale

L’EDITORIALE – Quella sfiga gender free

di Tommaso Cerno -


Quella sfiga gender free. Fa davvero ribrezzo che il Paese del politically correct, dei bagni no gender, del body shaming che fa infuriare i progressisti, sia l’Italia che sta dicendo e scrivendo che il Sottosegretario Andrea Delmastro porterebbe iella. Io che non credo alle corna, alla sfiga, ai corni rossi e che penso che i gatti neri siano fra le bestiole più belle che ci sia capitato di incrociare in vita nostra mi vergogno di un Paese che scherza su cose del genere. Il Paese di Mia Martini, della maledizione che si portò addosso una delle più belle voci e delle più grandi artiste italiane, morta tragicamente anche per colpa della sottocultura dell’Italietta che alla fine si fa riconoscere sempre.

Vorrei sentire soprattutto la sinistra alzarsi in difesa di questa ignominia. Scherzare con la dimensione più pericolosa dell’insulto, trasformare una vicenda politica che ha visto un parlamentare comportarsi in maniera irresponsabile e al di fuori della legge con un’arma in mano in mezzo a persone che festeggiavano, rischiando di fare del male, in una corsa allo sghignazzamento, ai colpettini di gomito, all’analisi del sopracciglio, allo sguardo torvo che certi film di serie B ci hanno abituati nel Paese che si dichiara moderno ma che poi cade nelle sue più antiche superstizioni, come la sfiga, mostrando al tempo stesso quanto ipocrita sia tutta questa nostra visione del futuro e quanto invece ancora radicata sia in noi la tradizione dell’insulto e del dileggio.

Servirebbero dei bagni negli aeroporti per non superstiziosi, degli scaffali di giocattoli per bambini che inneggino alla scienza e alla logica non solo quando un governo ci vuole barricare in casa agli arresti domiciliari, ma soprattutto quando di mezzo c’è la dimensione umana e psicologica di una persona. E’ facile chiamare un cieco non vedente e poi dire che un uomo porta sfortuna, perché nel nostro modo di pensare il non vedente esiste mentre la sfortuna e la fortuna sono un gioco di parole, sono uno scherzo. Ma non è così. C’è molta più consapevolezza di sé in una persona obesa che noi chiamiamo grassa venendo giustamente accusati di body shaming, come ce n’è in chi porta un handicap e spesso è capace di trasformarlo in una risorsa.

Molto più pericoloso è insinuarsi in un ambito delle credenze che proprio perché strampalate possono costituire un pericoloso precedente, che serve a rendere inviso agli altri e separato dalla società il soggetto che con leggerezza noi abbiamo additato come uno iettatore. E credo che in questo Paese se noi andassimo a studiare alcune forme di solitudine e di emarginazione ci troveremmo molto di tutto questo, molto più di quanto pensiamo, in una piaga nascosta dell’Italia che non ha avuto la visibilità mediatica che hanno oggi l’uguaglianza fra i sessi, l’orientamento sessuale, il rispetto di ogni religione e tutta questa tiritera che ci viene propinata dalla mattina alla sera. Salvo poi svegliarci la mattina e scoprire che c’è un vice ministro del governo che secondo anche grandi giornali porterebbe sfortuna. Bisogna scusarsi con il Sottosegretario Andrea Delmastro, bisogna farlo subito, bisogna cancellare questa parola dal dizionario dell’Italia contemporanea.


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