Politica

Lega, Luca Zaia difende Pettenà

di Ilaria Paoletti -


Luca Zaia, governatore del Veneto, difende Flavio Pettenà, l’ex presidente del consiglio provinciale di Treviso, militante da 37 anni, che aveva invitato il leader della Lega Matteo Salvini ad “andare a lavorare”. “Pettenà è un mio grande amico ma è anche la storia della Lega… Non stiamo parlando di un militante qualsiasi. Penso che lui – dice Zaia – abbia espresso delle considerazioni che tutti noi facciamo nel nostro intimo, rispetto alla necessità di concludere la fase congressuale, ma c’è modo e modo di esprimersi e ognuno ha il suo… Magari lui è meno “polite”, come dicono gli inglesi”. Fatto sta che “ad oggi non c’è nessun provvedimento disciplinare” e “io consiglio a tutti di fare ‘ste tre righe, le ho fatte anch’io quando mi sono beccato un provvedimento disciplinare… Riportate in bella le cose dette in brutta”. E “a Pettenà se non ce la fa gliela faccio io la bella, sperando che tutto questo serva a ricomporre gli animi” e ad evitare che “altri si inseriscano in un dibattito legittimo con altre finalità”, conclude Zaia. In un’intervista alla Tribuna di Treviso, Pettenà aveva detto: “Salvini? Mi chiedo se abbia ancora il contatto con la realtà. Lui parlava di ruspa, forse gli farebbero bene sei mesi di pala e badile. Nelle cave, come i nostri nonni”. Il governatore segnala che Pettenà fa parte della “storia della Lega”, anzi della Liga veneta. Un distacco, quello fra il partito e la base, segnalato su Repubblica anche da Roberto Marcato, recordman di consensi alle Regionali del 2020 e assessore della giunta Zaia: “Anche in passato ci sono state espulsioni, nella Lega. Ma una cosa è un provvedimento preso da segretari legittimati dal voto dei militanti, un’altra è una decisione di un commissario. È giusto – ha detto Marcato – che le regole si applichino, ma meglio parlarsi prima di intervenire. E c’è un tema ormai indifferibile: quello dei congressi. Bisogna celebrarli, tutti, entro la fine dell’anno”. Oggetto di provvedimento disciplinare sono pure il coneglianese Giovanni Bernardelli, per non aver sostenuto il candidato leghista alle comunali e il padovano Marcello Bano che ha detto che il nome scelto dai big per il Comune di Padova non fosse la figura ideale. E anche l’eurodeputato Gianantonio Da Re è sotto “processo”, per aver criticato la linea di Salvini sulla pandemia.


Torna alle notizie in home