Editoriale

L’eurocentro secondo Matteo

di Tommaso Cerno -


L’eurocentro secondo Matteo. Attraverso la trasversalità che il partito del presidente francese potrebbe garantire con un simbolo a cui gli italiani non sono così avvezzi. Una partita difficile, quella con cui l’ex premier si gioca la permanenza di suoi uomini nell’Unione alla prossima legislatura europea, che si candida ad essere quella del tentativo di svolta.

Ed ecco che Matteo Renzi parte in anticipo su tutti in una campagna elettorale che dovrà giocare col mal di voti. E fissando nell’immaginario collettivo non tanto le proprie virtù, che non gli danno una risposta nei sondaggi sufficiente a garantirsi il 4%,, ma un Pantheon di nemici. I primi due sono già stati individuati con chiarezza e sono Carlo Calenda, che vuole contendergli i voti moderati, e che Renzi si affretta a collocare dentro il Pd o così vicino ai democratici da non poter costituire un ponte per quella parte di italiani chi provengono dal voto berlusconiano e secondo Renzi hanno dubbi se mantenerlo nell’area del centrodestra a guida Meloni.

La seconda operazione sarà confinare Elly Schlein nella sinistra radicale, al fianco del nemico Conte che per assurdo in questa partita elettorale diventa un alleato di Matteo. Perché tuonando contro l’ex premier dei 5 Stelle Renzi definirà un’agenda antagonista che andrà a sbattere sul programma politico e culturale di un Partito democratico in crisi di identità e che si sta rifugiando in un antifascismo d’antan che mostra al Paese più l’incapacità di codificare il Dna degli avversari di destra che nella denuncia realistica di un immaginario pericolo dittatoriale nel Paese che non riesce a decidere su un marciapiede in meno di 5 anni. Il sogno di Renzi, fuori da quella che è stata finora la prassi politica europea, è di contribuire poi a una costruzione della Commissione europea che guiderà il continente dal giugno 2024 fino al 2029 nella stessa logica transfrontaliera su cui sta cercando di costruire l’atterraggio italiano del partito macronista, che vive in Francia il momento più difficile della sua storia.

Fino a immaginare, fuori dai microfoni, addirittura un ruolo per sé nella commissione che verrà, costruito sulla base di un contributo delle singole componenti che sceglieranno di sostenere la nuova maggioranza più ancora che sulla logica governativa in senso stretto. Un disegno che per la gran parte degli osservatori politici è illusorio e irrealizzabile, ma che da qualche settimana circola in ambienti politici come un progetto che avrebbe già un via libera preventivo dell’Eliseo. C’è anche un tema di cattolici in politica che si aggancia a quella che per Matteo Renzi sarà la campagna elettorale più difficile della sua vita politica. La destra al governo ha al proprio interno una componente molto bassa in percentuale ma molto attiva nei voti composta da un’area reazionaria del mondo italiano che fa riferimento alla Chiesa in netto contrasto con la visione di Papa Francesco e delle istituzioni vaticane a lui fedeli.

Proprio dalle Colonne del nostro giornale ieri Monsignor Paglia ha lanciato un appello che potremmo sintetizzare come un nuovo expedit, la necessità cioè che il mondo cattolico non ideologico e più capace di dialettica con le forze politiche laiche riacquisti al centro uno spazio di manovra politico riavvicinandosi alle grandi questioni del Paese e dell’Europa che stiamo per ridefinire nelle sue proporzioni politiche. Ed è anche lì che l’ex boy scout punta, sapendo bene che l’Italia è un paese più avanzato sul piano dell’etica e dei comportamenti dei singoli di quanto sia la componente più reazionaria del mondo religioso cristiano, fino a annusare all’interno delle associazioni e dei gruppi cattolici più vicini alla politica un fastidio nell’essere accomunati a posizioni molto lontane dalla Lectio di Bergoglio. E così si apre anche nel mondo cattolico una questione di collocazione nelle prossime elezioni europee, con un’attenzione molto alta a riempire uno spazio a Bruxelles e a Strasburgo che non abbia, come invece è capitato in Italia, una cittadinanza stabile in un polo orientato verso destra o verso sinistra.


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