Attualità

L’Europa dei sudditi

di Adolfo Spezzaferro -


Sudditi d’Europa. E qui le monarchie, le carrozze, le cerimonie e le tradizioni plurisecolari c’entrano assai poco. Sì, nel Vecchio continente re e regine continueranno a ricordarci chi eravamo, ma i cittadini della Ue oggi sono sudditi di un qualcosa che non fa battere il cuore, che non inorgoglisce. Sono sudditi delle istituzioni europee, dei diktat di Bruxelles, delle politiche economiche suicide – una su tutte quella della Bce di rialzare i tassi d’interesse per contrastare l’inflazione. Come se fosse questa la priorità dell’eurozona. Come se l’emergenza non fosse quella della guerra del gas e del caro prezzi dei beni energetici. Dalla Germania, il Paese Ue più energivoro, a scendere fino all’ultimo Stato membro in termini di consumi energetici, tutti – chi già ora chi molto presto – stanno pagando la follia delle sanzioni contro Mosca. Sanzioni che stanno danneggiando pesantemente l’eurozona e non la Federazione russa. Mentre la Commissione Ue prepara i piani di razionamento, con tanto di corsie preferenziali per alcune aziende rispetto ad altre, riducendo al lumicino le sovranità nazionali. Mentre il caro bollette si sta abbattendo su famiglie e imprese, cosa fa Bruxelles? Rimanda il problema. Come del resto sta facendo il governo italiano, con il premier Mario Draghi che rimanda, che rinvia al Parlamento, che non fa decreti, che non fa debito. La sua premura, che somiglia a quelle dei talebani dei vincoli di bilancio e dei parametri Ue, è di non lasciare i conti in rosso. Dice Draghi ci sono 6,2 miliardi ma parlatene in Parlamento, io mi attengo al disbrigo degli affari correnti. Ma se il premier uscente temporeggia, a livello Ue la situazione è drammatica. Niente price cap, anche perché in caso di tetto al prezzo del gas Putin non riaprirà mai più i rubinetti: i Paesi membri non hanno trovato la quadra. Come se non bastasse poi, ieri al Consiglio dei ministri Ue dell’Energia si è deciso di rimandare ancora.
Nel dettaglio, i ministri hanno chiesto che entro metà settembre la Commissione Ue “proponga interventi di emergenza e temporanei, incluso il price cap sul gas”. È quanto si legge nelle conclusioni del vertice straordinario. “Misure specifiche su questo aspetto dovrebbero anche aiutare a limitare l’impatto degli alti prezzi del gas sui mercati dell’elettricità Ue e i prezzi dell’energia per i consumatori”. Sul tetto del prezzo del gas “i ministri hanno rivisto le possibili opzioni per l’introduzione di un price cap sul gas importato da specifiche giurisdizioni, è necessario ulteriore lavoro rispetto alla possibile introduzione di tali misure”. Richiesta che lascia perplessa la commissaria Ue per l’Energia Kadri Simson. “Diversi ministri ci hanno chiesto di analizzare il price cap per il resto del gas importato dall’Ue: se lo scopo della nostra politica è contrastare la manipolazione russa delle consegne di gas all’Ue, “ha senso prendere di mira solo il gas russo. In questa fase nulla è fuori discussione” ma, sottolinea la commissaria, “un tetto generalizzato alle importazioni di gas, incluse quelle di Gnl, potrebbe presentare una sfida alla sicurezza dell’approvvigionamento”. Il tutto lo ripetiamo come se non fosse chiaro che la Russia in caso di price gap non ci darà proprio più gas.
In ogni caso, i Paesi Ue non sono tutti d’accordo, anzi. L’unica cosa importante emersa dal vertice è che i ministri dell’Energia chiedono a Bruxelles anche di “estendere e ampliare almeno fino al 31 dicembre 2023” il quadro temporaneo di crisi sugli aiuti di Stato per sostenere le aziende duramente colpite dal caro energia. L’aggiornamento del quadro d’emergenza permetterà di facilitare la copertura dell’aumento dei prezzi dell’energia per l’industria.
Altra richiesta alla Commissione, proporre entro metà settembre interventi per “limitare l’impatto eccezionale dei prezzi elevati del gas sull’elettricità” sui mercati all’ingrosso e sui clienti e “misure coordinate di riduzione della domanda di elettricità in tutta l’Ue”. Il ministro ceco dell’Industria Sikela chiarisce che sui consumi elettrici “si adotterà un approccio simile a quello del gas, basato sulla volontarietà”. “Proporremo degli obiettivi di riduzione del consumo elettrico nelle ore di picco”, aggiunge la commissaria Simson.
In Italia intanto, a ribadire come Bankitalia sia inevitabilmente in linea con le decisioni della Bce e della Ue è il governatore Ignazio Visco. “Nell’area euro è prioritario vincere la battaglia contro l’inflazione, limitando quanto più possibile i danni. Si tratta – precisa Visco – di una inflazione che da noi ha origini differenti da quella degli Stati Uniti”. Ovvio, loro non hanno problemi di approvvigionamenti energetici.
Dal canto loro, i sudditi che stanno sul gradino più basso di questa piramide dove al vertice ci sono i tecnocrati Ue sono pronti a scendere in piazza con i forconi. Perché presto si passerà dai falò alle bollette alle proteste contro il governo che non aiuta famiglie e imprese. Mentre i partiti in campagna elettorale litigano tra loro, Draghi latita e le aziende iniziano a chiudere. Così come gli italiani sono pronti alle rinunce per poter arrivare al Natale. Che quest’anno dopo quelli del Covid e del lockdown sarà all’insegna dei razionamenti di luce e gas.


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