L’Europa di Spinelli: Schlein all’angolo spara su destre per ripartire
“Vacilla l’internazionale nazionalista. Siamo qui a Ventotene per svelare le loro bugie”: comincia così la “missione” di Elly Schlein a Ventotene, l’incantevole isola dell’arcipelago delle Ponziane divenuta simbolo della nascita dell’europeismo, dove fu elaborato il celebre Manifesto “per un’Europa libera e unita”. La segreteria del Pd omaggia la tomba di Altiero Spinelli, deponendo un mazzo di fiori avvolto da un nastro tricolore. Nella stessa area del cimitero la leader ha reso omaggio anche alla tomba di Luciano Bolis, la cui lapide recita “federalista della prima ora”. E poi ha reso omaggio anche a Ursula Hirschmann, moglie di Spinelli, Eugenio Colorni, Ada e Ernesto Rossi: quel “primo gruppo di federalisti che per primi hanno immaginato quel sogno degli Stati Uniti d’Europa al quale con molta concretezza ancora ispiriamo ogni giorno il nostro impegno in Italia e in Europa”.
Così la Schlein replica il suo primo atto da neosegretaria del Pd, quando convocò la prima riunione del partito a Riano, per omaggiare la tomba di Giacomo Matteotti. Schlein accompagnata da alcuni membri del direttivo dem, scesa dal traghetto di linea, è stata accolta da qualche grido di incitamento di abitanti e turisti presenti. Una mossa per sottolineare che l’Europa della Schlein non è quella della premier Giorgia Meloni. Per marcare una “fondamentale” distanza ideale e politica la segretaria del Pd è venuta a Ventotene, isola del “confino politico” del Ventennio. Passata alla storia come culla del progetto federalista (di impianto profondamente socialista) degli Stati Uniti d’Europa. Una sorta di pellegrinaggio laico per ricordare chi è stato “deportato su quest’isola dai fascisti”, ricorda Schlein. Dopo Matteotti, ora tocca a Spinelli: la leader dem continua a opporsi alla maggioranza di centrodestra facendo riferimento al Ventennio. Come se questa maggioranza avesse in qualche modo a che fare con quell’epoca. Una scelta, quella dell’antifascismo in assenza di fascismo, che unita alla virata a sinistra del Pd finora – voti alla mano – non si è rivelata vincente. Anche a causa dell’abbraccio mortale con il M5S di Giuseppe Conte.
“Lo spirito del manifesto di Ventotene anima l’impegno del Pd – afferma convinta la Schlein – la nostra è l’Europa dei popoli, quella di Meloni è l’Europa dei veti nazionalisti”. Poi la segretaria attacca la premier per il “fallimento dell’internazionale dei nazionalisti, è stata tradita dagli amici che si è scelta”. Un tempismo perfetto, visto che la Meloni è in visita in Polonia per le giornate di studio dei Conservatori europei. La leader dem punta il dito contro “l’ambiguità di chi nel governo per anni ha attaccato l’Europa e ora rischia di buttare al vento i soldi del Pnrr, che simboleggiano il sogno di solidarietà europea delle origini”. Poi un riferimento allo scontro tra Matteo Salvini e Antonio Tajani sulle alleanze per le prossime elezioni europee con la destra francese di Le Pen e i tedeschi ultranazionalisti dell’Afd: “Queste polemiche mostrano l’insussistenza dell’ipotesi di una maggioranza di destra-destra a Bruxelles”, commenta la Schlein in quello che sembra più un auspicio.
Ancora un attacco contro i nazionalisti: “Non gli interessano le soluzioni, hanno qualcosa di meglio: un capro espiatorio, un nemico al giorno, che sia il diverso, la Comunità Lgbtqi+, le donne troppo emancipate, le politiche ecologiste”, sostiene la Schlein. “Se siamo qui è per recuperare l’afflato di un disegno che vuole unire i popoli, perchè l’Europa che ha in mente Giorgia Meloni non è quella dei popoli ma quella dei veti nazionali, come quelli dei suoi amici e alleati ungheresi e polacchi, che si oppongono e negano la solidarietà europea sull’accoglienza, ai danni dell’Italia e dell’interesse italiano, e anzichè battersi per superare Dublino e avere una condivisione equa tra i Paesi europei delle responsabilità sull’accoglienza, Meloni da ragione a loro. Questo è il grande paradosso del nazionalismo”, afferma la leader dem.
Poi a seguire riunione della segreteria Pd in un ristorante affacciato sul mare. Non solo Pnrr, a tavola si parla pure della nascita del primo circolo Pd sull’isola, inaugurato nel pomeriggio (e intitolato alla Hirschmann). E del progetto di una scuola di studi da intitolare all’ex presidente del Parlamento europeo David Sassoli nel carcere dell’isola di Santo Stefano, dove sempre durante il Ventennio furono imprigionati dissidenti politici, tra cui Sandro Pertini.
Uno sguardo talmente rivolto al passato da far venire il torcicollo. Anche perché gli Stati Uniti d’Europa, che nel celebre Manifesto avrebbero dovuto dotarsi di un esercito comune, oggi si chiamano Unione europea, agli ordini di Usa e Nato. Attualmente al fianco dell’Ucraina nella guerra contro la Russia, utilizzando i soldi del Pnrr per le munizioni per Kiev. Un’Europa da sogno, quella della Schlein. Appunto.
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