Cronaca

L’ex marito assoldò i sicari della moglie “Vi pago un milione”

di Ivano Tolettini -


Enzo Lorenzon non avrebbe più voluto versare 10 mila euro al mese all’ex moglie Margherita Ceschin, con la quale era in lite da tempo per questioni economiche. Lei, infatti, aveva fatto iscrivere ipoteca sugli immobili intestati all’ex coniuge per mezzo milione di euro e questo ulteriore aggravio avrebbe causato il disagio economico dell’uomo come hanno confermato agli inquirenti i più stretti congiunti. Tra l’altro Lorenzon avrebbe finalmente voluto vivere in tranquillità, e senza ulteriori aggravi finanziari, la sua storia d’amore con la nuova fiamma, la domenicana Dileysi Lorenzo Guzman, di lui molto più giovane. Per questo il benestante imprenditore agricolo trevigiano Lorenzon, 80enne di Ponte di Piave, tramite la compagna caraibica che gli aveva fatto perdere la testa, ma che con la terribile storia di sangue non c’entra nulla tanto che la sua posizione è stata archiviata, era entrato in contatto con la comunità dominicana della Marca. In questa maniera avrebbe potuto assoldare i sicari promettendo loro 1 milione di euro e immobili a Santo Domingo. Un tesoro purché il “lavoro” fosse stato fatto bene, a regola d’arte. Dieci mesi dopo l’omicidio della 74enne Ceschin, picchiata brutalmente e soffocata nel suo appartamento, per simulare un’aggressione, di Conegliano in via 28 Maggio la sera del 23 giugno 2023, la Procura della Repubblica di Treviso ha chiuso le indagini preliminari ed ha notificato agli indagati la sua intenzione di rinviarli a giudizio per l’ipotesi di concorso in omicidio volontario pluriaggravato dalla premeditazione, furto e nei confronti del mandante anche dal rapporto di familiarità.
Le indagini svolte con acume e puntiglio dal Pm Michele Permunian e dai carabinieri avevano conosciuto una prima svolta verso la fine di luglio quando erano stati arrestati oltre all’ex marito Lorenzon, che attualmente è agli arresti domiciliari in una casa di riposo a causa delle sue condizioni di salute definite incompatibili con il carcere, anche la compagna Dileysi – che adesso è uscita di scena per avere dimostrato la propria estraneità – e il presunto mediatore Juan Maria Guzman, 42 anni ( a casa del quale furono sequestrati 240 grammi di cocaina), e il cugino di Deleysi, Sergio Antonio Luciano Lorenzo, di 39 anni. Ad avere un ruolo importante nella prima fase delle indagini erano state le immagini di una telecamera di sicurezza che inquadrava la presunta banda di assassini vicino a casa di Margherita, a Conegliano, alcuni giorni prima dell’omicidio, come per dei sopralluoghi. Inoltre, la stessa telecamera aveva registrato nella notte tra il 23 e 24 giugno le immagini di due inidividui che scavalcavano i cancelli del condominio teatro del delitto. Un peso importante l’avevano avuto le intercettazioni a carico dell’ex marito, Enzo Lorenzon tra il giugno e il luglio 2023, consentendo di ritenerlo coinvolto “nell’omicidio dell’ex consorte, che aveva organizzato incaricando Juan Maria Guzman di trovare i soggetti che avrebbero dovuto eseguirlo, individuati in Sergio Antonio Luciano Lorenzo e altri soggetti non ancora identificati, ai quali sarebbe stato corrisposto un compenso in denaro”. “Lo stato di conflittualità esistente tra i due ex coniugi – scrivono i giudici in una ordinanza – era confermato dalle dichiarazioni rese da Teresa Ruta e dai figli dell’indagato e della vittima, che riferivano dello stato di esasperazione che viveva Enzo Lorenzon per effetto delle condizioni di disagio economico patite dopo la separazione dalla moglie”. Ma l’ammontare della soma dell’ingaggio dei killer era stata svelata dal compagno di cella di Sergio Lorenzo, il presunto sicario, che aveva informato il Pm Permunian. Era stato lo stesso detenuto a consegnare al magistrato il pezzo di carta diretto a Lorenzon che contenevano le dichiarazioni ritenute autoaccusatorie di Sergio Lorenzo. Insomma, da questo pesante quadro indiziario gli inquirenti ritengono di avere ricostruito le tessere accusatorie che chiamano gli indagati di fronte alle proprie responsabilità, che dovranno comunque essere provate in aula. Anche per questo il compagno di cella di Sergio Lorenzo sarà ascoltato nel corso dell’incidente probatorio che sarà celebrato a breve, per ribadire il tenore delle sua testimonianza che assume un ruolo tutt’altro che secondario. Rimane latitante Joel Lorenzo, fratello di Sergio, che la sera del delitto avrebbe fatto da palo e che si ritiene sia ritornato in patria.


Torna alle notizie in home