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“L’ho vista morire”, l’interrogatorio di Filippo, un’agghiacciante sinfonia d’orrore: “Così ho ucciso Giulia”

di Cristiana Flaminio -


Ieri l’interrogatorio: Filippo Turetta ha risposto per nove ore alle domande del pubblico ministero di Venezia Andrea Petroni. L’assassino di Giulia Cecchettin ha ammesso le sue responsabilità e ha raccontato, per filo e per segno (e non senza qualche contraddizione), come ha ucciso quella ragazza che diceva di amare ma a cui non ha esitato a togliere la vita.

La ricostruzione è agghiacciante. Non può essere altrimenti. Dopo aver passato insieme la serata, in un centro commerciale che si trova a soli 150 metri da casa sua, Giulia avrebbe ribadito, con fermezza, il suo “no” a Filippo Turetta. Che a quel punto avrebbe sfoderato il coltello. La ragazza, impaurita, avrebbe tentato di scappare ma la minaccia e la forza di quello che diventerà il suo assassino l’hanno costretta a risalire in quell’auto la cui corsa, iniziata nella periferia veneta, nell’area industriale di Fosso, si interromperà solo qualche giorno dopo su un’autostrada tedesca.

Giulia l’avrebbe implorato: basta, così mi fai male. Lui, invece, avrebbe preso lo scotch per tapparle la bocca. Così che non gridasse, non richiamasse l’attenzione di qualcuno, così da bloccare ogni possibilità di reazione. Si ferma e la colpisce. Venticinque volte, venticinque colpi, venticinque coltellate. Un tripudio di violenza, una sinfonia di orrore. Affonda la lama al collo. E ancora, ancora. Ma non ci riesce. Non uccide subito Giulia ma, come ha rivelato l’autopsia confermando i sospetti, la ferisce a un’aorta. Causandole il dissanguamento che ne spegne la vita dopo venticinque minuti. Ancora una volta questo numero. Venticinque minuti di interminabile agonia. “Mi è scattato qualcosa”, ha ammesso. Qualcosa che gli ha innescato un crescendo di orrore. “L’ho vista morire”, avrebbe sibilato a gip e pm che lo stavano torchiando. Una circostanza che può cambiare le carte in tavola e su cui stanno meditando i magistrati. Che dovranno decidere, a questo punto, se appesantire le accuse a Turetta con l’aggravante della crudeltà. Come chiede la famiglia di Giulia. Una famiglia a pezzi che adesso non vuole altro che giustizia.

Filippo Turetta, nell’interrogatorio, ha ribadito la sua volontà di voler pagare fino alla fine. Vuole assumersi tutte le responsabilità delle sue azioni. Non cercherebbe scorciatoie. Del resto, non sarebbe nemmeno possibile. L’omicidio ha sconvolto l’Italia svelando che la violenza si può annidare ovunque.


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