Politica

L’INGRANDIMENTO

di Eleonora Ciaffoloni -


La strana coppia Elly-Stefano e l’arrocco democratico

Elly Schlein e Stefano Bonaccini sono i due nomi del Partito Democratico che continuano a correre e a rincorrersi e nel tempo: dall’Emilia-Romagna, fino alle primarie, i due sono stati sia colleghi che rivali. Due figure che oggi, forse – ma soprattutto da domani – diventeranno tano alleati. Domani sì, sarà il grande giorno di Elly Schlein: il giorno in cui la nuova segretaria dei dem verrà “incoronata” ufficialmente a capo del partito, dove potrebbe trovare il suo, di posto, anche Stefano Bonaccini.
Una giornata cruciale per la nuova nomina, ma soprattutto simbolica per il Pd, che deve necessariamente rilanciare, con la nuova segreteria, una rinnovata fase politica, con una rinnovata dirigenza – per la prima volta al femminile – e con una voglia di cambiamento e di sorpasso rispetto ai passi indietro degli ultimi tempi. E così, domani, di fronte ai mille i “grandi elettori” che si troveranno alla “Nuvola” di Roma, Elly Schlein si metterà ufficialmente in gioco – anche se il suo indotto si è già largamente visto – e prenderà in mano la nuova linea del partito. Ad affiancarla, salvo stravolgimenti dell’ultimo minuto, ci sarà, ancora una volta, Stefano Bonaccini. Perché al governatore dell’Emilia-Romagna sembrerebbe destinato il posto da nuovo presidente del Partito Democratico.
Schlein lo aveva proposto al diretto interessato in un primo colloquio telefonico – arrivato poche ore fa e non 48 ore dopo le primarie come aveva annunciato – , per poi ribadirlo nell’incontro faccia a faccia di ieri. Per l’ex sfidante il posto da presidente sembrerebbe quindi più di una possibilità, anche se l’unica certezza per Schlein è che per lui nel Pd ci sarà “un ruolo di primo piano”. Di certo, a far convergere i molti – soprattutto gli interni al partito – nella nomina a presidente ci sono, in primo luogo, i numeri. Ricordiamo che Bonaccini, nel voto dei circoli prima delle primarie nei gazebo – e quindi tra i tesserati – aveva prevalso, e non di poco, sugli altri tre concorrenti e anche su Schlein, con un distacco di dodici punti percentuali.
È per questo sembrerebbe che, in molti, all’interno del Pd abbiano manifestato dei malumori su un possibile accantonamento di quello che poche ore prima dei risultati delle primarie era destinato alla segreteria dei dem.
Una convergenza, in secondo luogo, arriverebbe dalle voci che avevano indirizzato verso Romano Prodi la nuova presidenza del Pd. Eppure, sembrerebbe che la richiesta al professore – che non è neanche più iscritto al Partito Democratico – non sia mai arrivata.
Che si tratti di un rifiuto o di una richiesta non arrivata al destinatario, un “no” di Prodi fa puntare tutte le frecce verso Bonaccini. D’altro canto, andando oltre alle supposizioni e al vociferare, da oggi la voce che conta di più è quella di Elly Schlein, che dal canto suo è stata chiara: “Ho sentito Bonaccini – ha detto – quello che è certo è la volontà di lavorare insieme”. E non parla solamente di un ruolo a lui dedicato come già sottolineato, ma anche di una visione più ampia oltre i ruoli: “Gli ho fatto una proposta di massima condivisione e nell’interesse del partito”.
Perché la decisione dell’assemblea di doman i sul presidente sarà solo il primo passo: la dirigenza è ancora tutta in costruzione e subito dopo le nomine ufficiali la partita si sposterà sui capigruppo. Ma anche qui Schlein è sicura: l’incontro con i gruppi non c’è stato, ma le intenzioni sono state messe alla luce del sole: “Si è aperta una fase nuova, quindi è prevista una certa discontinuità”.

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