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L’INTERVISTA – Cacciari: “Sbaglia la sinistra a esultare per due voti in Sardegna. La prova del nove si chiama Abruzzo”

di Edoardo Sirignano -

MASSIMO CACCIARI POLITICO


“Sbaglia la sinistra a esultare per due voti in Sardegna. La prova del nove è l’Abruzzo”. A dirlo il filosofo ed ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari.

Si può parlare di segnale positivo per le opposizioni?

In Sardegna si è appreso il gioco per sopravvivere. Pd e M5S hanno capito che occorre, dove è possibile, mettersi insieme. Dopodiché vittoria è un parolone.

Perché non bisogna esultare?

Non ha senso per due voti in Sardegna. Si tratta solo di un segnale.

Quale?

Le difficoltà crescenti all’interno del governo. Meloni ha qualche problema, così come Salvini, che farà di tutto per conservare le posizioni del Nord. Ciò sarà possibile solo attraverso un’imposizione del terzo mandato. Dall’altra parte, invece, si è capita la necessità di intendersi. Altrimenti sia Schlein che Conte periranno.

Per vincere alle politiche utile allargare al centro?

Ci saranno sempre Renzi, Calenda o altri che vogliono fare le prime donne, ma non bisogna rincorrerli neanche per sogno. Sono personaggi che non contano più niente. 5 Stelle e Pd è l’unico schema che regge se si vuole giocare ancora. Se, poi, invece, si vogliono conservare i soliti gruppetti, si continuerà come è stato fatto fino a ora.

Alle europee, dunque, è possibile una rimonta?

Dipenderà tutto dal risultato dell’Abruzzo. Se anche lì il centrodestra perderà, allora, sarà caos a Palazzo Chigi e sulla scia delle regionali può essere che anche le europee vadano male per Meloni.

In Sardegna, però, qualcuno sostiene che abbia vinto Todde e non i partiti?

Ha vinto. Le mostruose idiozie combinate dal centrodestra, per cui si è scelto di candidare un sindaco debolissimo in partenza, hanno favorito gli avversari. Dall’altra parte, invece, una micro-intesa ha funzionato.

I problemi all’interno del Pd, comunque, non sono stati messi in soffitta. C’è chi vuole emergere come De Luca, che blocca la capitale per l’Autonomia…

De Luca recita una parte, ma è ininfluente per quanto riguarda le dinamiche nazionali del Pd. Queste saranno decise solo dalla continuazione dell’esperimento Sardegna, dall’Abruzzo e da come andrà a finire la storia del terzo mandato. Il resto conta poco o nulla. Una cosa è certa, se Schlein e Meloni continueranno a essere appiattite su posizioni filo-americane non ci saranno miglioramenti. Vedo poca differenza se vince la destra o la sinistra.   

Che idea si è fatto rispetto al terzo mandato?

Non cambia nulla se ci sono due o tre mandati. È una miseria, un problema di micro-potere da parte di qualcuno, De Luca in testa, che vuole sopravvivere il più a lungo possibile. È importante per il Veneto e in modo particolare per la Lega. Se non ci sarà più Zaia dovrà consegnare questa Regione a Fratelli d’Italia.

Come vede la crisi del Carroccio?

Non la ritengo tale. La Lega ha avuto un exploit incredibile in un momento di vuoto. Tra crollo dei 5 Stelle e tardiva avanzata di Fratelli d’Italia è riuscita a ritagliarsi un bacino al Sud, ma tutti sapevano che era transitorio e che non avrebbe potuto tenere. È tornata a essere il partito di Salvini, quella del Nord, quella che è sempre stata. Adesso è interessante capire se potrà continuare a esserlo. Ci riuscirà solo se manterrà le posizioni in Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia.

Ciò comporta un problema nella maggioranza?

Le differenze ci sono e perlopiù drastiche, dalle autonomie alla politica estera. Salvini non è Meloni. Detto ciò, la destra è sempre riuscita a mettere il silenziatore ai dissidi quando arrivano le urne. In Sardegna le contraddizioni sono esplose e ha perso. Stiamo parlando, comunque, di una coalizione che di solito è abilissima nel marciare unita alla meta, a differenza del centrosinistra che è geniale nel farsi male da solo. Sbagliato parlare subito di decadenza della destra, della coalizione e del governo.

A margine di quanto accaduto, a chi spetta sfidare Giorgia?

Schlein e Conte devono guidare l’opposizione insieme. Se viene fuori una concorrenza, sono spacciati entrambi. La loro carta è una sola: dare l’impressione di essere una coppietta affiatata, un matrimonio d’amore. Se si perseguirà un’altra strada, a partire dall’Abruzzo, il cammino sarà tutto in salita.


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