Economia

 L’INTERVISTA – “Per ora solo ricette boomerang ci conveniva di più la guerra”

Colloquio con Giulio Sapelli, storico ed economista. Ecco perchè la strategia europea si ritorce contro di noi.

di Edoardo Sirignano -


“Bisogna sconfiggere Putin con le armi e non con le sanzioni”. A dirlo Giulio Sapelli, tra i maggiori economisti italiani.

Perchè le ritiene un errore?
Non hanno mai favorito coloro che erano aggrediti a partire dai tempi di Napoleone. Quest’ultimo perse la guerra in Egitto e in Russia per il famoso blocco continentale contro l’Inghilterra. Bisogna sconfiggere l’aggressione imperialista di Mosca con le armi, non con le restrizioni. Stiamo parlando di shock esogeni per l’economia, che avranno effetti devastanti più su chi combatte Putin che sul Cremlino stesso. Sono un sbaglio molto grave dovuto alla politica americana. In questo modo, sono sempre state favorite le sole dittature. Se non ci fossero state le sanzioni, Cuba sarebbe caduta da decenni.

Nel caso specifico, però, quale la strategia della Casa Bianca?
Si vuole distruggere l’economia tedesca e dare un colpo finale all’industria europea, vista come pericolosa concorrente. Viene imposto all’Europa l’acquisto di un gas che costa dieci volte di più.

Cosa può fare, quindi, Bruxelles?
Nel breve periodo, l’accordo franco-tedesco può essere positivo. Stesso discorso vale per la Spagna che si candida a hub europeo per il gas liquido.

Cosa succede, intanto, in Italia?
Tutto il plesso che va dall’Emilia Romagna alla Liguria è sotto scacco perché legato mani e piedi a Berlino. L’economia tedesca, purtroppo, è destinata al crollo.

Di fronte a tutto ciò, come si sta comportando la politica?
Non esiste. Draghi è un dipendente di un segmento del capitalismo a stelle e strisce, quello finanziario. Non poteva agire diversamente. Mi stupisce, però, che tutti i ciechi si accodino proprio come nel quadro di Bruegel. Siamo di fronte a un processo ideologico. La finanza stavolta non c’entra nulla. Non esiste neanche più la differenza tra destra e sinistra. La Meloni è destinata a diventare la più atlantica.

Si avvicina, intanto, l’inverno più freddo di sempre…
Sarà molto più difficile di quello affrontato durante la pandemia. Gli italiani non avranno nulla con cui riscaldarsi e la politica fa finta di nulla. La popolazione civile deve prepararsi a un Natale durissimo. Gli italiani sono accecati dall’odio ideologico e non si rendono conto del problema vero e grave con cui prestissimo dovranno confrontarsi.

Il vento, però, sta cambiando. Il premier ucraino non è più simpatico agli italiani come qualche mese fa…
Le persone hanno paura di restare senza un euro in tasca. La vecchia talpa, ovvero il popolo, ha cominciato finalmente a scavare, a ribellarsi. Questa eversione, però, non riesce a trovare leader. Devono, però, essere riferimenti capaci, non come i no vax o i 5 Stelle, pronti a passare dall’altra parte della barricata appena vedono una poltrona.

Ritornando sulle questioni economiche, l’inflazione di agosto è un segnale preoccupante?
Si sta utilizzando un termine sbagliato. Non stiamo parlando di un rapporto tra produttività e salari, ma di un aumento verticale dei prezzi delle materie fossili-energetiche e di quelle alimentari, che vengono bloccate dalla guerra. Ci troviamo di fronte a un fenomeno nuovo. Nessuno comprende che siamo in un’economia di guerra. Il popolo fa bene a protestare con tutti i mezzi a disposizione.

È giusto utilizzare il termine “razionamenti”?
La priorità è non far mancare l’elettricità e il gas agli ospedali e a quei siti produttivi che non possono fermarsi. Il razionamento è inevitabile. Lo stoccaggio può servire al massimo per quindici giorni.

Stiamo pagando, quindi, il prezzo dei “no”?
Chi ha voluto Pecoraro Scanio, Di Maio, Letta e i no tav, adesso non può far altro che piangere sul latte versato.


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