Politica

L’INTERVISTA – Riforma della giustizia, Palamara: “Può essere la volta buona. Giudici e politica tornano a collaborare”

di Edoardo Sirignano -

LUCA PALAMARA EX MAGISTRATO E PRESIDENTE ASSOCIAZIONE IL SISTEMA


“Stavolta può essere la volta buona per la riforma della giustizia, ma tra poteri dello Stato occorre recuperare lealtà e correttezza”. A dirlo l’ex presidente dell’Anm Luca Palamara.

Nordio sostiene che la separazione delle carriere sarà fatta entro primavera. È la volta buona?

Penso che ormai nel paese si sta consolidando l’idea che chi è sottoposto a una vicenda penale debba essere giudicato da un giudice terzo e imparziale rispetto alle parti in causa. Ecco perché, nonostante le prevedibili reazioni, questa potrebbe essere la volta buona, ovviamente nell’ottica dell’attuazione dei principi del giusto processo.

A bruciare le tappe sembra essere un patto non scritto tra la premier e la maggioranza silenziosa dei giudici, a cui non dispiacerebbe affatto il provvedimento presentato dal Guardasigilli…

Per la verità la stragrande maggioranza dei magistrati è contraria alla separazione delle carriere, ma non tutti sono omologati al pensiero unico. Anche io inizialmente ero scettico in tal senso. Dopo aver constato nella mia esperienza al Csm che le carriere, nei fatti, oggi sono separate, basti pensare al fatto che normalmente per fare carriera si rimane sempre nella stessa funzione che si esercita, ho cambiato idea.

È un caso che Nordio dica ai giudici “adesso collaboriamo con lealtà”?

Penso che tra poteri dello Stato debba esserci sempre lealtà e correttezza, quella che in tante occasioni è mancata. Nel corso di convegni ed interviste al ministro sono stati rivolti epiteti non proprio affettuosi da parte di una certa magistratura.

Scoppia, intanto, una polemica perché Crosetto dice quanto Palamara scrive da anni. Perché Palazzo Chigi non lo ha difeso, anzi lo ha scaricato?

Penso che il diritto di esprimere idee e opinioni debba essere riconosciuto a chiunque purché non trasmodi in offesa e invettive. Ciò detto, sulla base di quanto è accaduto in Italia, paventare il rischio che le inchieste giudiziarie possano essere strumentalizzate a fini politici mi sembra alquanto aderente alla realtà.

Qualcuno parla di nuovi ricatti delle toghe rosse o addirittura c’è un celato patto di non belligeranza tra le parti?

Ritengo sia giusto evitare inutili contrapposizioni e contese. Ritengo che convenga a tutti uscire da un clima di scontro che non gioverebbe a nessuno.

Come frenare, intanto, quei togati, che pur essendo minoranza, fanno un uso improprio della giustizia?

La politica deve riappropriarsi del proprio ruolo, avendo il coraggio di fare le riforme che tanti cittadini vessati dal malfunzionamento del sistema giustizia chiedono anziché cedere ad inutili compromessi, quelli che hanno caratterizzato la vita politica italiana negli ultimi trent’anni.

Ha sbagliato il governo a fare un passo indietro sui test psico-attitudinali ai magistrati?

È un tema assai delicato che deve essere trattato al di fuori di intenti e logiche punitive, ma che resta di assoluta attualità

Che idea ha, invece, rispetto all’imputazione del sottosegretario Delmastro?

Sono emersi due punti di vista diversi tra l’impostazione della procura e quella del giudicante. E’ la fisiologia del processo, ma ha ragione chi sostiene che normalmente le richieste del Pm trovano sempre accoglimento da parte del giudicante, cioè il contrario di quanto è accaduto in quest’occasione.


Torna alle notizie in home