Esteri

Londra e Ue si riavvicinano dopo la Brexit

di Redazione -


A nove anni dal referendum che ha sancito l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, Londra e Bruxelles inaugurano una nuova fase nei loro rapporti. Con l’incontro alla Lancaster House, il premier britannico Keir Starmer, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa hanno dato il via a una “Partnership Strategica” che mira a rilanciare la cooperazione tra le due sponde della Manica, pur senza mettere in discussione la Brexit. È un “reset” politico che Starmer aveva promesso fin dal suo arrivo a Downing Street, dieci mesi fa, dopo 14 anni di governi conservatori. L’obiettivo dichiarato è superare le lacerazioni del passato e costruire “soluzioni pratiche” per affrontare i contraccolpi della separazione, in un contesto globale segnato da instabilità, guerre e crisi economiche. “È tempo di andare avanti, di chiudere i vecchi dibattiti”, ha dichiarato il premier laburista, sottolineando l’intento di agire da “partner, amici e alleati”, ma restando “indipendenti e sovrani”. Al centro dell’intesa, un ampio ventaglio di temi: difesa e sicurezza, commercio, energia, mobilità giovanile. In ambito militare, l’accordo prevede l’avvio di una collaborazione più stretta, con Londra pronta a partecipare al fondo europeo per il riarmo (SAFE) da 150 miliardi di euro e alla promozione di appalti comuni. La scelta simbolica di concludere il summit con un pranzo a bordo dell’incrociatore HMS Belfast, ancorato nel Tamigi, evidenzia l’importanza attribuita alla cooperazione strategica e alla riaffermazione del legame transatlantico, soprattutto in vista di un possibile ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Sul piano economico, l’accordo prevede un parziale allentamento delle barriere commerciali post-Brexit, in particolare per l’agroalimentare: potranno riprendere le esportazioni di prodotti britannici come salsicce e hamburger verso l’Ue, in cambio di un riallineamento su alcune regole fitosanitarie. Previsti anche un’intesa sulla cooperazione energetica e sulle quote di emissione, una proroga di 12 anni dell’accordo sulla pesca – particolarmente apprezzata da Parigi – e un possibile ritorno del Regno Unito al programma Erasmus+, accompagnato da un nuovo schema di visti agevolati per i giovani sotto i 30 anni. Starmer ha definito il pacchetto “un accordo win-win”, stimando un ritorno economico di 9 miliardi di sterline entro il 2040, con benefici concreti per imprese, lavoratori e consumatori. Tuttavia, le reazioni in patria sono tutt’altro che unanimi. Il governo scozzese denuncia “cedimenti” sul fronte della pesca, mentre la leader dei Tory, Kemi Badenoch, accusa Starmer di “svendere” gli interessi britannici, sottomettendo il Paese alle regole europee e aggravando la spesa pubblica. Nigel Farage, leader di Reform UK, ha liquidato l’intesa come una “capitolazione” da cancellare se il suo partito – in forte ascesa nei sondaggi – dovesse arrivare al governo. In ogni caso, l’accordo segna un passaggio cruciale: un tentativo di ricucire i rapporti fra Londra e Bruxelles senza tornare indietro sulla Brexit, ma con lo sguardo rivolto a un futuro di cooperazione selettiva e pragmatica.


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