Esteri

“Londra guida la Nato, Meloni rompa l’asse La pace? L’Europa non c’è, ora serve l’India”

di Edoardo Sirignano -

LEONARDO TRICARICO PRESIDENTE FONDAZIONE ICSA


“La Gran Bretagna alla guida della Nato è un rischio. Il loro odio per i russi proviene da lontano. Sbaglia l’Italia a posizionarsi sulla linea Sunak. Così il conflitto andrà per le lunghe e un continente diviso sarà ancora più debole agli occhi del pianeta”. A dirlo il generale Leonardo Tricarico, ex capo di Stato maggiore dell’aeronautica, oggi presidente della fondazione di analisi strategica Icsa.

 

Quale il significato dell’ultimo tour di Zelensky per l’Europa?
Un conto è il messaggio plastico, ovvero rafforzare la sua figura sia di fronte al nemico che verso la comunità internazionale. Il premier ucraino intende rinfrescare la memoria sulla statura che pensa di aver acquisito. Ci sono, poi, degli accordi o meglio delle messe appunto, al di là delle dichiarazioni ufficiali, su delle aspettative di aiuti.

 

Quali?
Alcuni sono in itinere, già nel carniere. Altri, invece, auspicati da Zelensky. Mi riferisco alle forniture militari, che sono quelle che stanno facendo la differenza qualitativa tra i due eserciti, ma anche a delle promesse politiche su cui il governo di Kiev aspetta risposte. Se nelle prime settimane di guerra aveva esplicitamente ammesso di aver rinunciato all’idea di entrare nella Nato, adesso, sembra aver cambiato idea. Vuole diventare membro pieno.

 

Quali le risposte che arrivano dall’ultimo Consiglio d’Europa?
L’Europa non è mai stata così evanescente come adesso. Basta vedere la questione aeroplani. Se le cose vanno a lungo, l’aviazione di Zelensky si equipaggerà con mezzi moderni.

 

Possiamo, quindi dire che oggi non ci sono più armi per resistere, ma per vincere?
Bisogna capire bene cosa vogliamo dire con questo verbo. I dieci punti di Zelensky non sono un negoziato, ma piuttosto una resa totale, che non concede nulla a Putin. È qualcosa di bizzarro. Non mi pare, allo stato, ci siano le condizioni per far accettare a Mosca tale decalogo. Stiamo parlando, comunque, di polveroni perché i negoziati veri si concluderanno dietro le quinte. Una capitolazione della Russia certamente non può essere sbandierata ai quattro venti.

Il Cremlino ha già perso il conflitto?
Non l’ha vinto nessuno. La Russia ha dovuto ridimensionare o meglio capovolgere le previsioni. Ha subito una batosta di dimensioni non prevedibili. Il suo grande esercito si è dimostrato inconsistente e incapace. Un vero e proprio colosso con i piedi di argilla.

Mosca, intanto, non molla. Come mettere fine al conflitto?
Una soluzione militare non è a portata di mano, né da una parte, né dall’altra. La pace può essere trovata solo da quei paesi che possono vantare una terzietà. Mi riferisco ai Brics, ma soprattutto all’India che fino a oggi è rimasta a guardare, astenendosi sistematicamente da tutto. Per le sue dimensioni e soprattutto perché non controversa agli occhi degli americani, potrebbe rivelarsi determinante. Gli americani non tollereranno mai un ruolo di primo piano della Cina.

Quale la soluzione da porre sul tavolo?
Una visione intermedia tra i dieci punti di Zelensky e ciò che la Russia vuole. Un’ottima partenza sarebbe Minsk e soprattutto un sistema che tuteli i diritti delle minoranze. Mi riferisco ai russi nel Donbass. Detto ciò, non è detto che Zelensky, pur se lasciato solo dagli americani, si sieda a un tavolo. Ormai la sua baldanza è difficilmente contenibile anche da parte di chi può fargli mancare un sostegno vitale.

In tutto ciò, l’Ue come ne esce?
Non esiste. L’unico segno serio di presenza europea è stato il viaggio di Macron, Draghi e Scholz. Il loro impegno doveva continuare. Questi tre capi di stato dovevano mettere a punto una visione europea e somministrarla agli Usa affinché la guerra potesse avere un punto di caduta condiviso, a eccezione di alcuni paesi del Nord, che per diverse ragioni non possono ritrovarsi col resto del continente. La verità è che siamo di fronte a un rappresentante per la politica estera, mi riferisco a Borrell, che non ha alcun tipo di potere. Non riesce a fare sintesi, neanche tra chi la pensa allo stesso modo.

Alcuni paesi, forse, vogliono fare la guerra?
La Gran Bretagna, che fortunatamente non è più in Europa, ha un ruolo bieco, forse peggio degli Stati Uniti. Non fa che gettare benzina sul fuoco, in cui deve ardere Putin e non gli altri. La posizione britannica dovrebbe essere valutata con maggiore attenzione al posto di un silenzio, con il quale passano armamenti e uscite infelici che contribuiscono ad aumentare le tensioni, al posto di creare condizioni di pace.

L’Italia come si sta comportando?
Meloni è andata a Londra e ha ricevuto uno stimolo a sostenere la candidatura britannica alla guida della Nato. Spero che abbia preso le distanze da una simile sciagura. In Inghilterra c’è un odio atavico per i russi che viene da molto lontano.


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