Politica

L’outsider voluto da Giorgia trionfa dopo Zingaretti Fdi oltre il 30% “ma niente giunta monocolore”

di Giovanni Vasso -

Francesco Rocca ©imagoeconomica


Fratelli del Lazio, la Regione torna al centrodestra dopo dieci anni a guida dem. La destra a trazione Fdi stravince in casa, solo il Pd riesce a mantenere la doppia cifra nei voti. Lega e Forza Italia, fortemente ridimensionate entrambe, si contendono la seconda piazza della coalizione, che comunque ha preso più voti dell’ormai governatore Francesco Rocca, eletto con la maggioranza assoluta delle preferenze espresse dai sempre più pochi elettori che si sono recati alle urne. Tra i due litiganti, Rocca e D’Amato, il terzo se la passa davvero male: solenne bocciatura per il M5s con Donatella Bianchi che prende più voti dei partiti che l’hanno sostenuta.

VITTORIA SCHIACCIANTE

Non c’è stata partita. Alle 16.51, quando non erano passate nemmeno due ore dalla chiusura dei seggi, lo staff di Alessio D’Amato faceva sapere che il candidato del centrosinistra aveva già telefonato all’avversario. “Una chiamata cordiale, gli ha fatto i complimenti” ma, dalle parti del Pd, promettono già battaglia durissima all’ex presidente della Croce Rossa, oggi passato alla guida della Regione Lazio. La performance elettorale di Rocca è stata travolgente. Secondo Opinio, è stato il candidato più votato dagli elettori di ogni fascia d’età. Dai diciottenni fino ai senior: chi è andato a votare (pochini, in realtà: il dato sull’affluenza reale si è fermato sulla soglia del 38%) ha preferito sostenere il candidato del centrodestra.

“Ricostruire fiducia cittadini-istituzioni”

“Poco più di un’ora dopo la telefonata, Francesco Rocca ha rivendicato la vittoria: “Una grande emozione, grande soddisfazione. È stata una corsa breve ma molto intensa. Prevale il senso di responsabilità, enorme, che i cittadini hanno voluto affidarci per risollevare una sanità troppo distante, che mortifica la dignità dei cittadini. Sarà il nostro primo compito”. Rocca ha parlato dell’astensione: “Vuol dire che dieci anni di amministrazione centrosinistra hanno allontanato i cittadini, che sentono le istituzioni lontane e incapaci di dare risposte. Ci impegneremo da subito per far tornare il senso di fiducia, affinché cresca la partecipazione democratica. L’astensione è il segnale di una patologia che non mi piace, mi sento molto responsabile”. Dunque ha promesso: “Siamo all’altezza di formare una squadra straordinaria, come straordinarie sono le necessità della nostra Regione”. Tempi per la giunta? “Dobbiamo partire subito, non possiamo perdere nemmeno un giorno”. Dunque Rocca ha voluto ringraziare Giorgia Meloni.

“Noi meglio di Zingaretti”

C’è delusione dall’altra parte della barricata. D’Amato s’è congedato dalla campagna elettorale rivendicando qualche successo: “Desidero ringraziare gli elettori e le elettrici per il consenso che ci hanno dato e che purtroppo non è stato sufficiente alla vittoria, ma ricordo che è stato un risultato comunque superiore a quello delle ultime elezioni regionali. L’altra volta il risultato di Zingaretti fu del 32,9%, adesso sembra dalle proiezioni qualcosa di più”. Con la differenza, notevole, che quel dato bastò per vincere, nel 2018, dal momento che il centrodestra, con la candidatura di Stefano Parisi, si fermò al 31,1% e il M5s con Roberta Lombardi si fermò poco prima del 27%.

“Colpa di Conte”

E, infatti, D’Amato punge proprio i pentastellati e Conte, togliendosi dai mocassini quel macigno della rottura dell’alleanza: “Credo che Conte dovrà riflettere sulle scelte che ha compiuto e sulla decisione di non proseguire un’esperienza di governo che ci ha visto alleati. I 5 Stelle sono i veri sconfitti di questa tornata elettorale e vanno molto dietro sia il dato delle precedenti regionali e sia dietro i dati delle elezioni politiche”.

Zitti e buoni

Bocche cucite, al quartier generale del M5s fino a che non è arrivato – come era stato annunciato – il presidente Giuseppe Conte. Il dato, rispetto a quello di cinque anni fa, è drammatico. Ed è inferiore persino al risultato colto alle politiche di settembre, quando il M5s era riuscito almeno a strappare il 15%. Ora, con la candidatura di Donatella Bianchi, non s’è andati oltre l’11%. E non è stato un gran risultato. Incassata la delusione, ora si guarda alle Europee del prossimo anno. La Bianchi deplora il poco tempo avuto a disposizione e rispedisce al mittente le critiche dem: “Niente alleanza? Non per responsabilità nostre”.

Il derby

In casa centrodestra si apre il derby per la seconda piazza, alle spalle di Fratelli d’Italia. Il partito di Giorgia Meloni va all-in e va oltre il 30%. La destra, storicamente forte nel Lazio e culturalmente affezionata al culto di Roma e della capitale, coglie un successo mai visto nemmeno da queste parti. Nemmeno Francesco Storace, eletto governatore nel 2000 con il 51,9% (con An al 23,1%), riuscì in una vittoria elettorale così travolgente come quella di Rocca, abbondantemente oltre il 52% (e Fdi oltre il 33%). Lega e Forza Italia si ritrovano sostanzialmente appaiate in tutte le proiezioni, inchiodate all’otto per cento, dati che, nelle primissime rilevazioni dalle urne, con punte fino al 9 per cento per entrambe le formazioni e un leggero vantaggio per gli azzurri. Per Fratelli d’Italia sarebbe il migliore dei risultati possibili, nel breve periodo per il peso negoziale in vista della formazione della giunta. Questa, infatti, è la partita vera che si è aperta subito dopo l’affermazione di Rocca. Che, peraltro, ha già escluso un monocolore.

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