L’ultima trappola
Oggi anche i più diffidenti usano Internet: si fa la spesa, si pagano conti, etc. Fingere che il progresso non esista è inutile, ma altrettanto inutile è credere che non abbia trappole. Io ci sono cascato: quasi 1.600 euro spariti da PayPal per una vacanza su Airbnb mai prenotata. Airbnb non lo uso da 4 anni. (C’è di meglio. E non sbagliavo).
Transazione “autorizzata”
Scopro la frode in un attimo, chiamo PayPal e mi sento dire che la transazione era “autorizzata”. Non certo da me che autorizzo con l’impronta digitale. La centralinista, tunisina, esasperata, mi chiude pure la telefonata. Airbnb, al contrario, gentile al telefono, ma via mail la solita farsa: indagini fatte, tutto regolare, e il nome del truffatore coperto da privacy. Quella del ladro sì, la mia, no. Si sono dati una mossa solo dopo che ho protestato sui social. In un nanosecondo si è materializzato un supervisor. Ma comunque per ora nulla. A salvarmi è stata la banca: blocca l’operazione e mi riaccredita la somma. Ma la furbizia di PayPal va oltre: mi ritrovo un saldo in negativo identico alla cifra truffata.
Morale
Nella giungla digitale non conta la vittima, conta chi riesce a cavillare meglio. Così mentre lasciamo che i colossi della rete predichino sicurezza, a pagarne il prezzo siamo noi, trasformati da clienti a fessi. La verità è che internet ci ha cambiato la vita, ma non è mai innocente: va usato con prudenza chirurgica. Io, che di inganni ne racconto tanti, questa volta ne sono stato protagonista. E la mia storia, alla fine, è finita dai carabinieri.
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