L’ultimo desiderio di Papa Francesco
Il Santo Padre Francesco si conferma unico nel suo genere, in quanto ha provato a lasciare il segno soprattutto con il suo esempio. Infatti lo ha fatto, come nel suo stile, in modo originale, ossia chiedendo proprio il 21 aprile 2025, lunedì dell’Angelo, una cosa più unica che rara, vale a dire: “Usate la papamobile per curare i bambini di Gaza”. Una richiesta semplice, ma profondamente potente, con cui il Pontefice ha voluto lasciare un ultimo segno di amore verso i più indifesi e fragili che hanno negli occhi l’orrore della guerra, cioè bambini spesso terrorizzati. Il compito di gestire questo ultimo desiderio bello e significativo del Papa Gesuita è spettato a Sir Anton Asfar, segretario generale della Caritas Gerusalemme, che ha definito il gesto del Papa come “una testimonianza viva di compassione, amore e impegno verso chi non ha voce” provocando il lui ovviamente riconoscenza ed intensa commozione per un fatto che rimarrà l’emblema dell’intero pontificato orientato sempre agli ultimi, agli indifesi, ai fragili. Tale eredità spirituale ci si augura possa in qualche modo divenire un esempio concreto per far riflettere i potenti del mondo, su cosa è giusto fare per abbattere gli enormi conflitti e far primeggiare la misericordia e la giustizia rispetto all’odio e alla distruzione. Infatti, essendo immersi nel Giubileo della “speranza”, quella di Bergoglio è stata proprio di salvare vite anche dopo la sua morte.
Con tale messaggio di amore e compassione universale del precedente Pontefice si è giunti al Conclave, con tutto il fascino, la solennità e l’importanza che esso comporta. Il termine letteralmente sta proprio a significare dal latino ‘cum clave’, ovvero, ‘chiuso a chiave. La tradizione infatti fa risalire tale accadimento al 1271, quando in Viterbo, dopo tre anni senza Papa, i cardinali furono rinchiusi a chiave appunto nel Palazzo dei Papi, fino a quando non avessero deciso il successore di Pietro. Da allora, la regola: si resta dentro finché lo Spirito Santo non indica la via. Pertanto, dopo la messa ‘Pro eligendo Pontefice’ tenutasi la mattina del 7 maggio a cui i cardinali hanno partecipato, nell’immediato pomeriggio l’ingresso in Cappella Sistina ha sancito l’inizio del Conclave. Infatti, con la morte del Santo Padre, si è ufficialmente aperta la Sede Vacante, ovvero il periodo in cui la Chiesa resta senza guida in attesa dell’elezione del nuovo Pontefice, fino ad attivare al passaggio successivo che è appunto il Conclave, l’assemblea riservata dei chiamati a scegliere il successore di San Pietro che si è aperto proprio ieri alle 16.30. Il termine evoca atmosfere antiche ed uniche: la Cappella Sistina, le fumate che annunciano il voto, l’attesa in Piazza San Pietro e l’annuncio solenne: Habemus Papam. Ma dietro al cerimoniale ci sono regole precise, figure chiave e tradizioni che affondano le radici nei secoli. Quindi in questa settimana, e nelle 26 Congregazioni, si sono tenuti i discorsi dei singoli esponenti del clero che potrebbero essere decisivi.
Il Conclave vede 133 cardinali elettori chiamati a scegliere il nuovo Pontefice. Non abbiamo “sondaggi” ufficiali, il processo è segreto e i cardinali non esprimono pubblicamente preferenze e non usano i media. Tuttavia, analisi di esperti vaticanisti, pronostici dei media e scommesse internazionali offrono indicazioni sui cardinali considerati “papabili”. Durante il Conclave del 2013, fu in questo periodo che il cardinale argentino Jorge Mario Bergoglio tenne un discorso che, a detta di molti, impressionò profondamente i suoi pari. Pochi giorni dopo, fu eletto con il nome di Francesco. Il suo successore porterà avanti le sue riforme, oppure sarà un Papa di transizione? Il popolo di Dio sembrerebbe chiedere a gran voce un pastore che sia in grado di ascoltare le istanze di una comunità in cammino e dal ’78 non è italiano (Parolin, Pizzaballa, Zuppi, Betori). Le sfide che lo attendono sono molte: sarà in grado, pertanto, di non far rimpiangere Francesco?
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