Politica

L’ultimo voto al veleno del Senato

Passa il Dl Aiuti, scontro Pd-5S, mentre l’Aula toglie le tende

di Edoardo Sirignano -


Passa il Dl Aiuti bis, scontro Pd-5S, mentre l’Aula toglie le tende.

Gente dello stesso partito che si guarda in cagnesco, capannelli tra trombati e salvati, smorfie e saluti negati tra chi ormai è alleato o compagno solo sulla carta. È il clima che si respira a Palazzo Madama nell’ultimo voto della legislatura. Alla bouvette, come nel famoso “corridoio dei passi perduti”, i meloniani mostrano il sorriso a 32 denti di chi sa di essere favorito. Stesso discorso non vale per tanti 5 Stelle, dem, forzisti e leghisti, fatti fuori da chi doveva garantirli. Al posto di festeggiare, quindi, una misura che porta ossigeno a famiglie e imprese in un momento difficile, nel giorno del Dl Aiuti Bis va inscena l’ennesimo teatro della discordia. A rendere l’aria ancora più pesante, mentre qualcuno già ritira il trolley per rientrare a casa, l’ennesimo scontro tra dem e 5 Stelle. Il cinguettio di Giuseppe Conte, a pochi minuti dal via libera da parte delle commissioni Bilancio e Finanze, vale più di mille parole: “Ora Letta chieda scusa. Grazie al M5s e a quelli che ha chiamato piccoli calcoli elettorali oggi è stata trovata una soluzione per coloro che erano stati dimenticati da tutti”. Arriva, quindi, l’ennesimo boccone amaro per Enrico Letta, che però preferisce non rispondere. A scagliare più di qualche semplice dardo, invece, è la capogruppo dem a Palazzo Madama Simona Malpezzi: “Potevamo chiudere il percorso la scorsa settimana se i pentastellati avessero accettato l’iter che avevamo indicato e che si è portato a casa oggi con quella riformulazione che di sicuro non parte dalle loro richieste”. Dello stesso parere il collega Tommaso Comencini, che accusa l’ex premier di “fare il gioco delle tre carte”. L’unica soddisfazione per quelli del Nazareno resta solo aver fatto saltare il tanto discusso “docente esperto”. La qualifica viene tolta, mentre si prevede per gli insegnanti di ruolo che abbiano superato la formazione triennale con esito positivo la possibilità di “essere stabilmente incentivati, nell’ambito di un sistema di progressione di carriera, che a regime sarà precisato in sede di contrattazione collettiva”. Alle bordate gialle, intanto, non ci sta neanche la Lega. “Il presidente Conte – appare in una nota diffusa dal Carroccio – non è nemmeno parlamentare. È comprensibile che perda qualche passaggio. La norma che ha salvato il superbonus, grazie a una mediazione accettata dai partiti, è frutto della proposta avanzata dal sottosegretario al Mef Federico Freni. C’è chi è esperto di imprese e di lavoro e chi lo è di Dpcm e banchi a rotelle”.

Fondamentale il ruolo di mediazione del vice di Franco, eletto in quota Salvini e primo ad esultare. La revisione dei parametri relativi alla responsabilità solidale, impedimento alla circolazione dei crediti, è stata la chiave per trovare la convergenza. Chi, intanto, vuole prendersi tutto il merito dell’operazione è Forza Italia. “Grazie al nostro emendamento – scrivono i senatori azzurri – è stato raggiunto un accettabile compromesso. Il governo ha recepito le nostre indicazioni, ovvero l’esclusione della responsabilità tranne per i casi di dolo o colpa grave”. L’unico nodo da sciogliere ora resta solo quello creato dalla circolare della Agenzia delle Entrate, che considera fattore di rischio il basso reddito delle famiglie committenti e il basso valore dell’immobile ristrutturato. Non passa, intanto, inosservato l’atteggiamento responsabile di Fratelli d’Italia, che interrompe la campagna elettorale e vota un provvedimento che nei fatti aiuta chi è in difficoltà a pagare le bollette, la benzina o non riesce a trovare neanche i soldi per l’abbonamento o lo psicologo. “La nostra – sostiene il capogruppo di Fdi al Senato Luca Ciriani – è un’opposizione patriottica”.


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