Politica

L’unità delle opposizioni messa in crisi da Trump e dall’amico Giuseppi

di Giuseppe Ariola -


La realpolitik di Trump avanza a suon di ceffoni rifilati a tanti leader europei e pesa come un macigno sulla strategia, non priva di contraddizioni, condivisa per anni dall’intero Occidente sul conflitto tra Russia e Ucraina. Un macigno che, neanche a dirlo, in Italia sta schiacciando il fronte delle opposizioni. Motivo del contendere è il posizionamento del Movimento 5 Stelle, il cui leader sembra intenzionato ad ammiccare nuovamente con il presidente americano, lo stesso che nel 2019, mentre in Italia si consumava una crisi di governo causata dal dietro front della delegazione leghista, con un tweet a sostegno di ‘Giuseppi’ ne agevolò la permanenza a Palazzo Chigi. L’istantanea di quella simpatia, sorta e tramontata nel tempo appena necessario a Conte per formare un governo con il Pd, è stata adesso scongelata dall’ex presidente del Consiglio che, distaccandosi completamente dalla linea tenuta dalle opposizioni sulle recenti evoluzioni relative alla guerra in Ucraina, pontifica la “ruvidezza” con la quale Trump “smaschera tutta la propaganda bellicista dell’Occidente”. Parole che hanno fatto drizzare i capelli all’area centrista della sinistra, con Azione e +Europa in prima linea nel chiedere al Pd di stigmatizzare l’uscita dell’alleato pentastellato che proseguendo su questa strada, incalza Matteo Richetti, rischia di porre “la parola fine ad ogni possibile intesa delle opposizioni”. Un richiamo all’ordine giunto forte e chiaro anche da Carlo Calenda che chiamando in causa direttamente la segretaria dem sembra dare un ultimatum: “Il momento di decidere è arrivato Elly Schlein, non puoi continuare a fingerti morta”. Ma l’imbarazzo per la coabitazione con Conte, erettosi a sponsor di un Trump che ha appena spazzato via i democratici dalla Casa Bianca e che sta riabilitando Putin e delegittimando Zelensky, segnando la rottura totale degli Usa rispetto alla linea tenuta finora quasi all’unanimità a livello internazionale, è forte all’interno dello stesso Pd, dove si moltiplicano le voci di dissenso nei confronti di un’alleanza che viene vissuta addirittura come controproducente. L’invito rivolto a Elly Schlein è, in sostanza, quello di tenere la barra dritta e di non sacrificare il partito sull’altare di un progetto unitario a tutti i costi. Per ora la segretaria del Pd resta defilata ed evita di esporsi, ma presto potrebbe trovarsi a scegliere tra l’identità del proprio partito e l’alleanza con il Movimento 5 Stelle.


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