Primo Piano

Luppino resta in carcere è il braccio destro. Il boss gli disse “Ora è finita”

di Eleonora Ciaffoloni -

IL BOSS MATTEO MESSINA DENARO ARRESTATO


 

Da semplice accompagnatore, a confessore, fino a fiancheggiatore. L’autista del boss Matteo Messina Denaro potrebbe rappresenterebbe una delle figure maggiormente strategiche attorno all’ex latitante. Eppure, di fronte al Gip, Giovanni Luppino aveva dichiarato poche ore fa di non avere idea di chi fosse Messina Denaro.
Una versione che non aveva convinto gli inquirenti che dopo aver convalidato l’arresto di lunedì, hanno emesso ieri l’ordinanza di custodia cautelare. Per il Gip Fabio Pilato, l’agricoltore sarebbe stato consapevole dell’identità di chi stava accompagnando presso la clinica palermitana. E non solo. Il rapporto tra i due sembrerebbe essere tra quelli più stretti, tanto che il boss al momento della cattura avrebbe esclamato a Luppino: “E finita”.
A raccontarlo alla polizia lo stesso autista, dichiarando come la frase del boss sia stata rivelatrice della sua vera identità. Ma non è l’unico indizio che pende a suo carico: l’agricoltore al momento dell’arresto aveva in tasca due telefoni in modalità aerea e dei “pizzini” manoscritti con numeri di telefono, nominativi e altri appunti di vario genere, che ora sono al vaglio degli inquirenti.
Difatti, per gli inquirenti ruolo dell’autista “costituisce compito estremamente delicato e strategico nell’organizzazione interna di cosa nostra” un incarico “di massima fiducia”. Nel frattempo, Messina Denaro nel carcere dell’Aquila si è sottoposto ieri alla sua prima seduta di chemioterapia. Terapia che quindi non è avvenuta nella giornata di giovedì, come precedentemente emerso, quando era in corso il processo di appello a suo carico per le stragi mafiose del 1992.

La sedia, ripresa nello schermo su cui tutti gli occhi erano puntati dall’aula bunker del carcere di Caltanissetta,arebbe rimasta vuota per un altro motivo, non legato al processo o alle cure relative alla sua grave malattia.

L’ex latitante si troverebbe in isolamento non solo in virtù del regime carcerario del 41 bis a cui è sottoposto in quanto condannato a molteplici ergastoli, ma anche per aver contratto il virus di Covid-19.
Dal carcere solo silenzio e il massimo riserbo – anche se ormai le conferme arrivano da più parti – ma il fatto è che il boss di Cosa Nostra, il giorno dell’arresto (lo scorso 16 gennaio) era risultato negativo al test fatto presso la clinica La Maddalena di Palermo dove è stato catturato, mentre ora sembrerebbe in regime di isolamento proprio per aver contratto il virus.
Fuori dal carcere, intanto, continua il lavoro dei militari all’interno dei tre covi del boss messi sotto sequestro: tra gli ultimi ritrovamenti si evidenziano alcuni elementi rilevanti simbolicamente, come un poster con il volto di Marlon Brando nei panni di don Vito Corleone nel film “Il Padrino” che si trovava nel soggiorno del primo covo perquisito, quello di San Vito a Campobello di Mazara. Tra i reperti ritrovati dai carabinieri del Ros nel primo covo c’è anche il ritratto di Joker, il personaggio dei fumetti DC avversario di Batman. Nell’immagine diffusa dai militari, il poster è accompagnato da una frase: “C’è sempre una via d’uscita ma se non la trovi sfonda tutto”.

Le perquisizioni a tappeto continuano anche in tutta Campobello di Mazara e soprattutto nel terzo e ultimo covo posto sotto sequestro, dove le forze dell’ordine hanno setacciato ogni angolo dell’appartamento e del giardino con un georardar. L’appartamento, completamente vuoto e disabitato non ha ancora fatto emergere prove o elementi direttamente riconducibili al boss mafioso.

Torna alle notizie in home