Politica

I dolori di Macron: dai sondaggi al G7, il presidente si gioca tutto

di Cristiana Flaminio -


Non c’è nessuno più nervoso di Emmanuel Macron al G7. Ma non è questione di aborto né di altre parole chiave, di quelle che trasformano vicende e tematiche complesse in slogan utili da brandire come martelli nella campagna elettorale permanente della politica al tempo dei social. L’inquilino dell’Eliseo, forse, si è accorto che la prova muscolare di sciogliere il Parlamento indicendo nuove elezioni rischia di trasformarsi in un clamoroso boomerang. Per lui e, di conseguenza, per il suo arco repubblicano. Già, perché mentre i giornali si accapigliano sulle bozze delle dichiarazioni finali che verranno tentando di forzare posizioni e argomenti da capitalizzare rispetto ai propri elettori, in Francia iniziano a uscire i sondaggi. E per monsieur Macron son dolori. E la prova è dentro un sondaggio commissionato dai Repubblicani all’istituto Ipsos sull’ipotesi di un eventuale scioglimento anticipato del parlamento dopo le europee. I dati sono di dicembre ma, se confrontati con l’esito delle Europee in Francia, sembrano più che attendibili. In quell’ipotesi di scenario, come rivelato da L’Obs, non ci sarebbe che un unico e solo vincitore: Marine Le Pen, che potrebbe accaparrarsi tra i 243 e i 305 membri dell’Assemblea. L’asticella della maggioranza assoluta, a Parigi, è a quota 289. Ciò per capirsi: sarebbe una marcia trionfale per il Rassemblement National di Le Pen e, soprattutto, di Jordan Bardella, autentico astro nascente del firmamento politico transalpino. Tanto basterebbe, insomma, a capire quale sia l’orizzonte per Macron e, soprattutto, perché Eric Ciotti, oggi bersagliato da (parte) dei Repubblicani, abbia schierato il partito proprio al fianco del Rn. Ma a Le Figaro non è bastato. E, così, ha deciso di mettere il dito nella piaga. Facendo notare, oltre al fatto che si tratta di dati comunque risalenti e che, in sei mesi, Macron non ha guadagnato granché in popolarità, come la stessa Ipsos abbia già sottostimato le potenzialità elettorali di Bardella e soci affermando che il Rassemblement avrebbe conquistato, alle Europee, non più di 45 eurodeputati mentre, alla prova dei fatti, ne ha eletti addirittura 89.

Più le prende, più gonfia i muscoli, Macron. Ed è normale e comprensibile che sia così. Mostrare debolezza sarebbe un errore per chi è già in caduta libera tra sondaggi e tassi di popolarità. Ammetterebbe la caduta fin troppo rovinosa di un leader che sognava, ieri, di decidere lui il nuovo presidente della Commissione Ue (Mario Draghi che pur rimane in corsa) e che, invece, è costretto dai risultati elettorali a zoppicare come la celeberrima anatra della metafora politica. Monsieur le président non teme, in teoria, nessuno. E proprio a Le Figaro ha difeso l’idea di aver sciolto il parlamento: “Penso solo alla Francia. È stata una buona decisione e nell’interesse del Paese. Dico ai francesi: non abbiate paura, andate a votare. Questo è lo spirito delle nostre istituzioni: ho ascoltato il popolo francese. Adesso è il momento del chiarimento. Lo scioglimento è il gesto più chiaro, più radicale e più forte. Un gesto di grande fiducia nel popolo francese. Un altro successo della destra? La politica è una dinamica. Non ho mai creduto ai sondaggi d’opinione. La decisione che ho preso apre una nuova era”. Chissà se, anche in questa, lui sarà ancora protagonista come Macron lo è stato, e spera di esserlo non solo a questo G7 ma anche per il prossimo futuro.


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