L'identità: Storie, volti e voci al femminile Poltrone Rosse



Economia

Manovra, Salvini e Fi fanno iniziare la corsa all’emendamento

Il leader della Lega punta sull'allargamento della rottamazione, gli azzurri al lavoro su casa, dividendi e comparto sicurezza

di Giovanni Vasso -


Un po’ come il dottor Frankenstein junior, il “si può fare” di Salvini in merito alla manovra scatena l’ennesimo dibattito attorno alla legge di bilancio e fa partire la corsa all’ultimo emendamento. Il leader della Lega, mentre proseguiva il sonnacchioso e ormai consunto confronto sulla patrimoniale, ha affermato che il progetto di legge non è scolpito nel marmo e che, adesso, si apre il confronto in Parlamento su alcuni dei temi che più stanno a cuore ai partiti, soprattutto quelli di maggioranza. Una banalità, o giù di lì. “Per la Lega la priorità è la pace fiscale – ha ribadito Matteo Salvini da Bari dove ha raggiunto il candidato alle Regionali locali Luigi Lobuono -, la liberazione di milioni di italiani, quasi 15 milioni, tanti pugliesi in ostaggio dell’agenzia delle entrate con cartelle esattoriali che partivano da dieci e nel tempo sono arrivati a 20-30-40 e 50”. E ancora: “Fare con questi italiani un accordo sottoscrivere con loro un patto di fiducia, un mutuo di nove anni con rate tutte uguali senza tassa di ingresso e cancellando le sanzioni, permetterà a tanti di questi italiani di pagare quello che non sono riusciti a pagare in passato e allo Stato di incassare quindi questa è la priorità”. Nessuna bocciatura, come ipotizzato in casa Pd, dell’operato del ministro Giorgetti: “C’è la pace fiscale già in legge di bilancio, le prime rate per rottamare le cartelle si potranno pagare dal luglio dell’anno prossimo. Stiamo lavorando con emendamenti della Lega per allargare ancora di più la platea, ad esempio per permettere la rottamazione la rottamazione anche a chi ha degli accertamenti in corso”. Eccola, dunque, la novità (più o meno) di Salvini. La rottamazione sia possibile anche per chi ha già accertamenti in corso. E ciò non deve valere come passepartout per legittimare l’evasione, tutt’altro. Ma per ridare fiato alle imprese e alle famiglie.

Il tema non è per niente peregrino perché se la Lega insiste sulla pace fiscale, il Pd prepara il dopo Elly affidandosi, su invito di Romano Prodi, a Ernesto Ruffini, già capo dell’Agenzia delle Entrate. Ma le questioni aperte, oltre a quelle che diventano top trend per mancanza d’altro, sono tante. C’è Forza Italia, per esempio, che lavora per limare le aliquote sugli affitti brevi. Un tema su cui, ieri, son tornati tutti. Da Antonio Tajani, che ha parlato di “convergenza” in atto con il Mef, fino all’astro nascente di Fi, il riconfermato governatore della Calabria Roberto Occhiuto che, da Napoli, ha ribadito “niente nuove tasse sulla casa”. Gli incassi previsti dall’applicazione della nuova aliquota sono bassi, suppergiù 100 milioni, e pertanto non sarebbe difficile trovare una soluzione che accontenti tutti. L’emendamento alla manovra, dicono quelli che la sanno lunga, sarebbe già pronto.

E c’è pure la vicenda della doppia tassazione sui dividendi che ha mandato su tutte le furie, tra gli altri, gli imprenditori di Confindustria. Sul fronte delle imprese, poi, restano aperte le questioni legate all’iper-ammortamento e al superammortamento. Il ministro all’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha promesso di dare più tempo agli attori economici per programmare gli investimenti. Allo stato attuale, difatti, rientrerebbero solo quelli che vanno dal “1° gennaio 2026 al 31 dicembre 2026, ovvero al 30 giugno 2027 a condizione che entro la data del 31 dicembre 2026 l’ordine risulti accettato dal venditore e sia avvenuto il pagamento di acconti in misura almeno pari al 20% del costo di acquisizione”. Un altro tema caldissimo riguarda le forze dell’ordine o, per dirla meglio, il comparto Difesa-sicurezza. Forza Italia è pronta alle barricate. Ma, tutto questo, non è altro che dialettica. Roba che, anche a via XX Settembre, era già stata messa in conto. Portare a casa una manovra senza cedere nemmeno su un emendamento non sarebbe possibile a nessuno. Lo stesso Giorgetti, a proposito di diversi provvedimenti in manovra, come per esempio il contributo chiesto alle banche, s’è rimesso alla decisione del Parlamento. Le forze politiche avranno tempo fino al 14 novembre, cioè fino a venerdì, per presentare i loro emendamenti. Poi la discussione entrerà finalmente nel vivo. E dal confronto tra i partiti uscirà la manovra. Che, evidentemente, non sarà molto diversa da quella che è già nelle carte. Ieri sera, il sottosegretario all’Economia, Federico Freni, è intervenuto a un convegno della Luiss per ribadire quale è la posizione del Ministero. In pratica, per ribadire quanto ha già detto Giorgetti nelle scorse settimane: “A saldi invariati, mantenendo l’equilibrio di bilancio, tutte le istanze politiche sono ampiamente legittime soprattutto se, come in questo caso, condivise dalla maggioranza”. Disponibili a cambiare, in pratica, purché non ci sia da sganciare (troppo).


Torna alle notizie in home