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Economia

La manovra crea preoccupazioni anche agli enti locali

I dubbi di Comuni, Regioni e Province. Oggi parla Giorgetti

di Giovanni Vasso -


Una montagna di preoccupazioni, la manovra solleva più dubbi che certezze. E Giorgetti, che oggi dovrà chiudere il ciclo terribile delle audizioni, già inizia a replicare – prima ancora di farlo in Parlamento – alle critiche che gli son piovute in testa per le scelte sul Bilancio. Il ministro, però, non fa drammi. Non prende, e fa bene a farlo, nulla sul personale. E, anzi, ritiene che tutto “sia utile” per confezionare una manovra che possa rispondere alle priorità del Paese.

Manovra: una montagna di preoccupazioni

Le preoccupazioni espresse da Confindustria, e dalle altre sigle datoriali e delle categorie produttive, in merito alla manovra, hanno già una prima risposta da parte di Giorgetti che ha spiegato di aver “cumulativamente proposto al Parlamento di stanziare in 3 anni oltre 9 miliardi a supporto degli investimenti”. Trattasi, ha aggiunto il ministro, di “misure direttamente mirate, anche agli investimenti esteri, in particolare nelle aree della Zes, che negli scorsi anni ha contribuito in modo significativo alla performance record del Paese”. La versione extended delle repliche e considerazioni del ministro, però, andrà in scena oggi quando toccherà proprio a Giorgetti chiudere il giro delle audizioni. Ma è già chiaro il tenore della replica che terrà il ministro davanti alle commissioni Bilancio riunite.

I dubbi degli enti locali

Che ieri hanno visto sfilare gli esponenti degli enti locali. Una cosa ha unito, mai come oggi, Comuni, Regioni e Province. Le preoccupazioni, una montagna di preoccupazioni, connesse alle regole e decisioni iscritte in manovra. L’Anci, l’associazione nazionale dei Comuni, teme la tagliola da 460 milioni e il presidente Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli, ha espresso le perplessità degli enti. “Stiamo ragionando con il Mef su alcuni aspetti, tra cui il trascinamento di tagli che viene dalle finanziarie precedenti che quest’anno impatta per 460 milioni. Avere la possibilità di trasformare una parte di questi tagli in accantonamenti darebbe la possibilità di investire che oggi non c’è”. E ancora, il tema dei contratti nazionali per i dipendenti. Che “determina un incremento della spesa di circa un miliardo” mentre “i Comuni sono già al fondo scala come capacità fiscale e di spesa corrente”. Ergo, per Manfredi, “si determina una capacità ridotta di reclutamento e sostituzione del personale che va in pensione”. Ammesso, e non concesso, che i giovani vogliano ancora lavorarci, in Comune, e si accontentino di quel poco che possono offrire loro. Quello che una volta era un sogno per le famiglie, il posto fisso sotto casa, si sta trasformando in un incubo. Proprio per gli enti locali. E la vicenda Pnrr ha svelato, in tutta la sua potenza, quanto male abbiano fatto ai Comuni. E più in generale a tutta la Pa, le stagioni dei tagli indiscriminati agli enti locali.

Province a secco

Le Province rischiano adesso di sparire. Almeno come soggetti di investimento. Enzo Lattuca, presidente della provincia Forlì-Cesena e rappresentante dell’Upi, ha snocciolato tutti i dubbi sulla manovra che “non prevede le misure ormai indispensabili, per risolvere lo squilibrio finanziario del comparto delle Province”. E cioè: “Non prevede piani di investimento, interrompendo l’opera di manutenzione e messa in sicurezza del patrimonio pubblico in gestione in particolare quello delle scuole superiori; non affronta in alcun modo il nodo del rafforzamento del personale, ma addirittura esclude le Province dalle, seppur parziali, norme previste a favore della spesa per i contratti del personale negli enti locali, facendo gravare esclusivamente sulle casse delle Province il costo degli aumenti contrattuali: 42 milioni l’anno, che limiteranno ancora di più la possibilità di nuove assunzioni”. Una manovra piena di preoccupazioni.

Le Regioni e l’Irpef

Infine è toccato alle Regioni. Che si sono dette scettiche sulla questione dei Lep, già sollevata da Svimez nell’audizione di lunedì: “Non si può pensare che i Lep possano essere garantiti coi contributi delle regioni, li deve garantire il governo”, ha tuonato Marco Alparone, presidente del comitato Regioni-Sanità in seno alla Conferenza delle Regioni. Alparone ritiene che “al limite” le Regioni “possono aggiungere rispetto ai bisogni territoriali ma i Lep vanno garantiti costituzionalmente dal governo con fondi adeguati”. Infine c’è la vicenda Irpef, su cui le Regioni esprimono dubbi: “Abbiamo un po’ di problemi sul 2027-29 anche perché la riduzione degli scaglioni Irpef, che per ora ci viene lasciata a 4 ma che andrà a tre, va contabilizzata. Va creato un fondo che permetta alle regioni di coprire quella riduzione degli scaglioni”. Una montagna di preoccupazioni per la manovra. Oggi tocca a Giorgetti.


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