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Economia

Tante proposte, pochi soldi: il cantiere della manovra

di Giovanni Vasso -


Nel cantiere della manovra ci sono tante proposte ma pochi soldi. La buona volontà non manca. Sono i denari, semmai, a scarseggiare. L’obiettivo della manovra è alto e ambizioso: convincere l’Ue ad accompagnare l’Italia fuori dalla procedura di infrazione per deficit eccessivo. Cosa che significherebbe, insieme a un rinnovato prestigio finanziario, un bel gruzzolo di soldi in più. Non adesso, però, tra qualche anno. Quando gli interessi da pagare sul debito pubblico saranno inferiori rispetto a quelli che si pagano oggi. Un bel colpo. In prospettiva. Ma, intanto, c’è da badare al presente. E al fatto che, questi, sono anni durissimi. In cui, al di là del piagnisteo generale e generalizzato che ha sempre contraddistinto il Paese, le difficoltà ci sono davvero. E sono per tutti: famiglie e imprese.

Non solo soldi, le priorità della manovra per Meloni

Giorgia Meloni, forse per caso o forse no, ha scelto il palco del Forum della Distribuzione moderna, organizzato da Federdistribuzione, l’organizzazione che riunisce la Gdo (quindi pure i supermercati), per fare il punto della manovra all’indomani del vertice di maggioranza celebratosi nella serata di giovedì scorso. Nel messaggio inviato dalla premier, un Bignami delle linee guida del Bilancio: “Rafforzare il tessuto produttivo della Nazione, difendere l’economia reale, creare le condizioni per la crescita, aiutare i più fragili e ridare ossigeno al ceto medio. Questi sono i nostri obiettivi, e so che sono anche i vostri. Di chi ha a cuore questa Nazione e lavora ogni giorno con un solo grande scopo: rendere l’Italia sempre più forte, giusta e competitiva”.

Le proposte forti

La premier ha poi riepilogato le misure per le imprese: “Abbiamo scelto, per questo, di dare continuità a misure che hanno funzionato molto bene, come il credito d’imposta sugli investimenti nella Zona economica speciale unica del Sud o la super deduzione del costo del lavoro per le nuove assunzioni, e di ripristinare strumenti che sono molto apprezzati dal tessuto produttivo. Mi riferisco, in particolare, alla reintroduzione del super e dell’iper-ammortamento, con uno stanziamento di quattro miliardi di euro”. Parole al miele, poi, Meloni ha rivolto alla Gdo, dicendosi grata per “la collaborazione di Federdistribuzione, delle aziende che aderiscono alla rete e dell’intero comparto” in alcune iniziative che “abbiamo realizzato insieme per contrastare l’inflazione e sostenere le famiglie economicamente più fragili, come ad esempio la Carta dedicata a te” e “il Trimestre Tricolore”, più noto nell’immaginario pubblico come il “carrello tricolore”.

Al vertice di maggioranza

Bene, anzi benissimo è andato il vertice di maggioranza. Almeno a leggere le note da Palazzo Chigi. L’incontro, a cui hanno preso parte insieme a Meloni, i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi, il Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, il viceministro Maurizio Leo e i presidenti dei Gruppi parlamentari di maggioranza del Senato, è stato “proficuo e costruttivo”. È servito a circoscrivere i temi cardine sugli emendamenti segnalati e cioè sugli affitti brevi, l’estensione dell’iperammortamento, il regime fiscale sui dividendi, l’ampliamento esenzione dell’Isee sulla prima casa, e le misure per favorire l’emersione dell’oro da investimenti. Si è parlato di soldi, pochi, per una manovra su cui tutti dovranno accontentarsi.

Forza Italia-Lega, nuovo scontro all’orizzonte?

L’unica decisione, però, è stata quella di aggiornarsi alla prossima settimana. Il clima, di sicuro, resta quello che è. Con Forza Italia che vende cara la pelle e rilancia con Barelli: ogni ulteriore inasprimento dell’Irap alle banche va deciso in un nuovo tavolo con gli istituti di credito. La Lega, che con Salvini aveva ventilato la fattibilità di un’ipotesi del genere, se ne faccia una ragione. Intanto, quel che è certo, è che se la buona volontà non manca, per la manovra scarseggiano i soldi. E tutti, come ha fatto intendere il ministro della Cultura Alessandro Giuli, dovranno rassegnarsi e accontentarsi: “I tagli li abbiamo subiti tutti e tutti consapevoli del fatto che, per una buona legge di bilancio che ci tiene lontani da qualsiasi procedura di infrazione europea, era necessario impegnare principalmente le risorse sulla sanità e per il rinnovo dei contratti di lavoro”. La speranza, però, è l’ultima a morire: “Siamo abbastanza ottimisti perché vediamo una coalizione di maggioranza coesa intorno all’idea che sulla cultura si può recuperare qualcosa di non indifferente dal punto di vista delle risorse”.


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