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Matrigna Italia: un bimbo su tre a rischio povertà

di Cristiana Flaminio -


Italia matrigna: un bambino su tre è a rischio esclusione sociale. E la situazione potrebbe peggiorare. Il rapporto di Save the Children è drammatico. In tutta Europa, ci sono poco meno di venti milioni di bambini che vivono in povertà. Uno su quattro su scala comunitaria. Non hanno cibo in qualità né quantità sufficiente, vivono in abitazioni inadatte, spesso in situazioni di sovraffollamento. Per il 29,7 per cento dei ragazzini che vivono in Italia, s’è già innescata la spirale che può uccidere anche solo la speranza di una vita migliore. Perché, intanto, l’ascensore sociale è già fermo da un pezzo.
La media Ue di povertà infantile è alta e si attesta al 24,4%. Al Nord, però, le cose vanno decisamente meglio. L’Islanda e la Finlandia possono vantare le migliori performance. Qui “solo” il 13% dei bambini e dei ragazzi versa in condizioni economiche critiche. Al Sud, le cose vanno male. Soltanto quattro Paesi europei stanno messi peggio dell’Italia. Al primo posto c’è la Romania. Qui a rischio è il 41,5% dei ragazzi. A Bucarest e dintorni le conseguenze della guerra tra Russia e Ucraina si fanno sentire ancora più forte che altrove. Le famiglie hanno dovuto far fronte al sostanziale raddoppio del costo della vita con le spese vive che sono cresciute, in media, del 98%. Una situazione disastrosa. Subito dietro la Romania c’è la Spagna con il 33,4% della popolazione infantile a rischio esclusione sociale. Una progressione, quella spagnola, drammatica: si è passati in pochi anni dal 23,7% (2008) alle percentuali attuali. Madrid scavalca Sofia. La Bulgaria occupa la terza posizione con il 33% dei bambini che vivono in bilico sulla soglia di povertà. Segue, poi, la martoriata Grecia al 32%. Quindi ci siamo noi. C’è l’Italia, matrigna con il 29,7% registrato nel 2021, più di due punti e mezzo rispetto al pre-Covid (27,1 nel 2019). Ma l’anno che ci siamo appena lasciati alle spalle potrebbe aver peggiorato, di molto, una situazione già grave di per sé.

La guerra ha fatto deflagrare una situazione esplosiva. Il peso della crisi ha piegato, come ovvio, le famiglie meno abbienti che rappresentano il 12,1% della popolazione. Al Sud, le medie della povertà schizzano come i prezzi dell’energia: quella nazionale è al 14,2%, nel Mezzogiorno sale al 16,1%. Nel 2021, i bambini italiani poveri erano 1,4 milioni. Un anno dopo, il loro numero di sicuro non è sceso. Anzi. A complicare il quadro della situazione italiana c’è la situazione legata ai flussi dell’immigrazione e alle comunità di migranti che vivono nel nostro Paese. Il fatto che l’Italia, sia da Sud che da Est, rappresenti la naturale frontiera dell’Europa, dall’Africa e dalle rotte che attraversano i Balcani, ha portato nel nostro Paese un numero importante di rifugiati e richiedenti asilo, minori non accompagnati e bambini senza documenti. Ma la povertà non è solo una questione di ghetto, di case popolari, di emarginazione. È un problema, un dramma, che coinvolge un numero crescente di famiglie. E i dati di Coldiretti, sul disagio minorile, sono inquietanti. Seicentomila tra bambini e ragazzi under 15 che hanno avuto bisogno di un aiuto concreto per mangiare, per il fabbisogno minimo, per il latte. Ma potrebbe essere solo la punta dell’iceberg. Perché sono in tanti a non avere la forza, il coraggio di chiedere aiuto mentre versano in un momento di estrema difficoltà economica. La povertà alimentare in Italia è cresciuta del 12%. Gli indigenti, che frequentano le mense dei poveri o accettano i pacchi alimentari, sono tre milioni.

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