Attualità

Maxifrode all’Ue da 600 milioni, prese 24 persone

di Ivano Tolettini -


La magistratura veneziana ha scoperto una stangata da centinaia di milioni di euro ai danni dell’Unione Europea mediante i fondi del Pnrr architettata da menti raffinate. L’agguerrita banda criminale, che si avvaleva anche dell’intelligenza artificiale, si era affidata alle competenze di alcuni professionisti per raggirare le normative comunitarie e assicurare lauti profitti. Ieri mattina, su ordine della Procura Eppo di Venezia, è scattata la fase pubblica di un’inchiesta iniziata molti mesi fa dal sostituto procuratore Donata Costa (nella foto), e che ha visto all’opera decine di militari della Guardia di Finanza, non solo del Veneto, per dare esecuzione a un’ordinanza cautelare nei confronti di 24 persone. Di queste 8 sono finite in carcere, 14 agli arresti domiciliari e altre 2 sono gravate da misure interdittive che impediscono loro di svolgere l’attività professionale e commerciale. I finanzieri hanno eseguito sequestri per il controvalore di 600 milioni di euro, su ordine del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Roma, Mara Mattioli.
Le molteplici truffe fiscali contestate all’associazione criminale, che ha visto il coinvolgimento di numerosi prestanome e 4 professionisti, hanno riguardato i progetti del valore di decine di milioni di euro finanziati con i fondi del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) nel quadro della digitalizzazione, innovazione e competitività del nostro sistema produttivo. Erano fondi erogati dalla società Simest – partecipata da Cassa Depositi e Prestiti, per sostenere le imprese italiane nel percorso di internazionalizzazione -, che ha collaborato subito con la Pm Costa fornendo la necessaria collaborazione per meglio definire il quadro della maxifrode. L’organizzazione mediante numerose ditte farlocche creava crediti inesistenti nel settore edilizio ricorrendo al bonus facciate, grazie al cosiddetto aiuto alla crescita economica (ACE), appunto per circa 600 milioni di euro.
“Prendiamo atto dell’inchiesta della magistratura di Venezia – ha detto ieri la portavoce della Commissione Ue, Lea Zuber, interpellata dai giornalisti nel consueto incontro -. Il Pnrr contiene un quadro di controllo molto solido che si basa sui sistemi di verifiche degli Stati membri che devono garantire un’efficace prevenzione e individuazione di corruzione e frodi”. Le indagini sono state svolte dalle Fiamme Gialle di Venezia con il supporto dei Reparti Speciali della Guardia di Finanza, e avrebbero permesso di accertare le frodi di riciclaggio e autoriciclaggio di ingenti profitti ricorrendo a un ramificato sistema di società fittizie, che poi sarebbero state destinate al fallimento, costituite ad arte oltre che in Italia anche in Austria, Slovacchia e Romania. I flussi finanziari illeciti sono stati ricostruiti dai militari approfondendo oltre 100 segnalazioni di operazioni sospette (provenienti anche da Financial Intelligence Unit estere) compiute dagli indagati che assieme “ai riscontri raccolti attraverso acquisizioni documentali e indagini bancarie – spiegano gli inquirenti -, hanno consentito di individuare i presunti promotori, i partecipi e gli agevolatori dell’associazione per delinquere, con i differenti ruoli assunti dai responsabili nell’architettare gli evoluti sistemi di frode”. I finanzieri spiegano che a valle di questi meccanismi illegali era stato costituito un apparato di riciclaggio agevolato dall’intelligenza artificiale. Si tratta dell’uso di tecnologie avanzate – come appunto Virtual Private Network, server cloud in Paesi poco collaborativi, crypto-asset e software particolari per aumentare la velocità di produzione dei documenti falsi – tramite società che cartolarizzavano i crediti per proteggere l’illecito business dalle eventuali verifiche delle Fiamme Gialle con l’obiettivo di monetizzare i crediti inesistenti creati ad arte. Tra i beni sigillati, spiegano gli inquirenti, anche appartamenti e ville signorili, ingenti somme in criptovalute, orologi Rolex, gioielli Cartier, oro e auto di lusso come Lamborghini Urus, Porsche Panamera e Audi Q8, oltre appunto agli oltre 600 milioni di crediti di cui si è detto.


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