Politica

PRIMA PAGINA – Meloni day, ecco le mosse del premier (e le trappole)

di Domenico Pecile -


Appuntamento ostico, politicamente complicato quello che attende oggi il premier nella conferenza stampa di fine anno spostata per il suo malore. Il Meloni day sarà tutt’altro che un’autocelebrazione come magari si sarebbe potuto immaginare fino a poco tempo fa, quando il governo poteva appuntarsi diverse vittorie sia in chiave economica (una su tutte: l’aumento dell’occupazione) sia in chiave internazionale con apprezzamenti e visibilità ben oltre i confini dell’Ue. Insomma, l’avvio della campagna elettorale – che pure vede FdI in netto vantaggio tanto che sognare di raggiungere il 30% è obiettivo più che percorribile – è tutt’altro che tranquillo. Anzi, è punteggiato da insidie.

Meloni ne è perfettamente consapevole ed è già al lavoro per dare le necessarie risposte. L’ottimismo di qualche settimana fa è messo, dunque, a dura prova da alcuni recenti fatti sui quali il premier è chiamato a rendere conto. Prima tra tutti la bocciatura del Mes (sulla quale non c’è stato ancora un suo pronunciamento), la legge di bilancio (con qualche rattoppo al fotofinish), ma anche il compromesso sul Patto di stabilità (che ha lasciato ancora un’Europa divisa e che non prevede per i Paesi membri ricollocamenti forzati dei migranti, ma contributi finanziari).

E in tema di migranti la Meloni è costretta a fare i conti con la predicazione di Francesco, osteggiata da una buona fetta del centrodestra, contraria a un’accoglienza tout court. E c’è un altro fronte aperto con il Papa e riguarda la strenua difesa della famiglia tradizionale. Il pontefice, parlando delle coppie gay, ha affermato che “l’amore di Dio non esclude nessuno”. Tesi approfondita dal direttore di Famiglia Cristiana, don Stimamiglio, secondo cui “resta ferma la dottrina sul sacramento del matrimonio tra un uomo e una donna”, sottolineando poi che necessitano “risposte a situazioni concrete” perché nessuno “è per mandato divino escluso”.

Ma ci sono altre nubi all’orizzonte, come i due scenari di guerra che oltre a dimostrarsi un gravoso salasso economico per le provate casse italiane, non lasciano nemmeno intravedere facili soluzioni nel breve e nel medio periodo. Nel Paese, tra l’altro, le istanze pacifiste sono in costante aumento e, come ben sa il premier, politicamente trasversali. Ecco perché gli ultimi due incidenti di percorso l’hanno innervosito oltre misura. Il caso-Verdini, che coinvolge a vario titolo l’Anas e che porta in maniera indiretta e involontaria al ministro dei Trasporti, Salvini, e quello recentissimo del deputato di FdI, Emanuele Pozzolo, dalla cui pistola è partito un colpo che a Capodanno ha ferito il genero di un uomo della scorta del sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, hanno avuto un marcato contraccolpo a palazzo Chigi.

Meloni è costretta a fare buon viso a cattivo gioco, mandando a dire che si tratta di due fatti distinti, che vengono mischiati da chi vuole gonfiare la polemica. In ogni caso – è la linea – il governo non è coinvolto, né nel primo né nel secondo episodio. Tuttavia, non è del tutto remota l’ipotesi che il deputato di FdI (già al centro di un’indagine sulla rivelazione del caso Cospito) venga espulso dal partito.

E come non bastasse c’è da registrare l’ennesimo strappo di Salvini – in concorrenza elettorale con Meloni – sulla questione balneari. La Lega chiede di spostare la scadenza del tavolo a dopo le Europee per non affrontarlo in campagna elettorale, puntando di fatto a uno strappo con l’Ue. Senza contare che, sempre in tema, nel discorso di fine anno il Capo dello Stato ha avuto modo di sottolineare, affrontando il tema della concorrenza, dei rilievi costituzionali sugli ambulanti. Fronti aperti e opposizioni sulle barricate. Ma la rivalità Conte-Schlein rende le armi spuntate. In mezzo a tutto questo, Meloni deve anche decidere se correre alle Europee. “Troverà una risposta per tutto”, dice convinto un suo collaboratore.


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