Attualità

Meloni e la rotta balcanica “È la priorità europea”

di Adolfo Spezzaferro -


Stabilità nei Balcani, alzare la voce a Bruxelles per avere pari dignità nella Ue, difendere i confini, bloccare l’immigrazione illegale. Giorgia Meloni traccia nuovamente la linea del governo sul fronte dei flussi migratori. “La posizione del governo sull’immigrazione rimane sempre la stessa: in Italia non si entra illegalmente. Per la prima volta in Europa si affronta realmente il tema. Non intendiamo mollare”. E’ la sintesi del Meloni-pensiero pubblicata sui social dalla premier dopo gli interventi in Aula sul tema dei rapporti con gli altri Paesi Ue nella gestione dell’immigrazione.
“Credo che la stabilità dei Balcani occidentali sia una priorità, particolarmente oggi, con le conseguenze del conflitto in Ucraina, con il tentativo della Russia di destabilizzazione”, così la Meloni in Senato, per le comunicazioni in vista del Consiglio europeo di oggi. “La soluzione della questione migratoria non è la redistribuzione ma fermare le partenze…”, fa presente. “Sapete quante persone abbiamo redistribuito? 38 in Francia e 57 in Germania”. Con numeri così bassi, possiamo fare da soli, obietta la premier. Il punto è ovviamente politico “Quello che pongo è un tema di pari dignità nei confronti dell’Italia. La soluzione è fermare le partenze e difendere i confini esterni dell’Ue. Io qui pongo un tema di pari dignità: perchè l’Italia dovrebbe accettare di fare qualcosa che gli altri non vogliono fare in Europa. E poichè non lo voglio fare neanche io, troviamo un’altra soluzione: fermiamo le partenze e difendiamo i confini esterni dell’Unione europea. E mi sembra che siano d’accordo anche gli altri che non vogliono le redistribuzioni e le Ong. Io credo l’Italia debba sostenere questa tesi e spero che l’Italia possa trovare solidarietà, perché l’unica cosa che vogliamo rivendicare è che l’Italia intende essere una nazione rispettabile e rispettata nel contesto europeo e internazionale”.
Anche perché se andiamo a vedere come si comportano gli altri Stati membri, è evidente che l’Italia non può contare su nessuno. “Alla prima nave di migranti che sbarca in Francia c’è stata quasi una crisi di governo. Non vi è sembrata eccessiva? A me sì. Se ne arrivano in Italia, i nostri colleghi in Europa ci dicono che dobbiamo essere accoglienti”, sottolinea la Meloni in Aula. Altro nodo da sciogliere, la rotta balcanica. Perché i migranti non arrivano solo con le navi nei porti del sud Italia, ma anche passando per la Slovenia. “Il governo ritiene che i Balcani debbano essere prioritari nella nostra politica estera”, lo ribadisce il ministro degli Esteri Antonio Tajani davanti alle commissioni Esteri di Camera e Senato, sottolineando come sia una “priorità” anche l’avanzamento del processo di allargamento europeo in quest’area. L’obiettivo è chiaramente quello della stabilità e di maggiore cooperazione nella gestione dei flussi migratori. “Stiamo lavorando molto per avere un’Italia sempre più presente nei Balcani. Siamo favorevoli alla candidatura all’Ue della Bosnia Erzegovina e per accelerare il processo di adesione di altri Paesi candidati all’Ue per impedire che i Balcani diventino luogo di influenza di Paesi che hanno interessi contrastanti con l’Italia e l’Europa – sottolinea Tajani – la stabilità dei Balcani significa anche ridurre una presenza migratoria che può spingere
migranti anche verso la nostra frontiera orientale”.
Pari dignità in Europa significa anche trovare soluzioni condivise sulla gestione dell’operato delle navi Ong nel Mediterraneo. “Quando Fratelli d’Italia ha posto il problema delle Ong si è schierato tutto un mondo, compreso il M5S, in difesa, senza voler fare distinzioni, senza voler neanche accettare ciò è stato detto in alcune occasioni. Che vi sono alcune organizzazioni che intervengono effettivamente per recuperare coloro i quali in mare hanno necessità ma vi sono anche delle Ong che praticano se pure surrettiziamente traffico di essere umani in modo ignobile”. Sono accuse pesanti quelle del capogruppo FdI alla Camera Tommaso Foti ospite ad Agorà.
La maggioranza sul tema immigrazione è compatta. “È giusto e doveroso dire con chiarezza che chi mette piede a Lampedusa o in qualunque altro porto italiano, mette piede in Europa. Il governo, con forza e orgoglio, ha difeso questo principio, perché l’immigrazione non riguarda solo noi ma tutta l’Ue. E finalmente nella Commissione sta passando la linea del governo e della maggioranza di affrontare il problema in modo strutturale, coinvolgendo tutti i Paesi dell`Unione. Dopo anni di distanza tra l’Ue e i suoi cittadini, la pandemia ha risvegliato un forte senso di solidarietà Ue: dobbiamo continuare su questa strada anche in altri campi”. Così la presidente dei senatori di Forza Italia, Licia Ronzulli, a Tg1 Mattina.
I primi interlocutori, a livello Ue, sono ovviamente Francia e Germania – i principali ostacoli dell’Italia sul fronte sbarchi e redistribuzioni. “Sono d’accordo sul tema della triangolazione con Francia e Germania, che è mancata in questi anni. Il tavolo ha barcollato perché le gambe erano due. Ora la situazione è cambiata e consente a noi di giocare un ruolo diverso”, afferma convinta la Meloni. I numeri parlano chiaro: a fronte di redistribuzioni inesistenti, in Italia nel 2022 sono finora sbarcati 98.384 migranti. Nello stesso periodo, lo scorso anno furono 63.076 mentre nel 2020 furono 32.919. Il dato è stato diffuso dal ministero dell’Interno, considerati gli sbarchi rilevati entro le 8 di ieri mattina. Sono 4.043 il totale delle persone arrivate via mare in Italia da inizio mese. L’anno scorso, in tutto dicembre, furono 4.534, mentre nel 2020 furono 1.591. Numeri ai quali bisogna sommare quelli stimati che entrano passando dalla Slovenia. Inutile dire che con la guerra russo-ucraina e la destabilizzazione nelle regioni confinanti, i flussi migratori lungo la rotta balcanica si intensificheranno sempre più.


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