Politica

Meloni fa cinquina. La sorpresa Cattaneo

di Giovanni Vasso -

ROBERTO CINGOLANI MINISTRO


Dopo l’ennesima mattinata di indiscrezioni rabbiose, nel pomeriggio le agenzie battono la notizia tanto attesa: trovata la quadra. A borse chiuse arriverà l’ufficialità sui nuovi manager delle partecipate di Stato. E le previsioni della vigilia sono (quasi) tutte confermate. Quasi, ovviamente perché a Enel è cambiato praticamente tutto.
La giornata di ieri è stata durissima. E’ iniziata con il vicepremier a smorzare la tensione e zittire i boatos che parlavano di risse permanenti in maggioranza sul tema dei temi, quello delle nomine ai vertici delle società partecipate di Stato. Alla festa per i 171 anni della Polizia di Stato, il ministro degli Esteri ribadisce che “non c’è nessuna lite né guerra, solo un lavoro accurato per scegliere le persone più competenti, indicando dei nomi che siano di donne e uomini capaci che possano svolgere nel modo migliore il proprio servizio”. Questo, per Tajani, il punto centrale: “L’importante è puntare sulla qualità. Non è una questione di partito né di chi è amico di chi, quello che conta è la competenza, non la lottizzazione”.
La competenza, dunque, è la chiave di volta o di lettura dell’intera vicenda. Il tempo stringe. Non restano che poche ore prima di sciogliere ogni riserva. Non ci sarà tanto da attendere ancora, oggi il governo dovrà pubblicare i nomi che intende indicare per Leonardo e Poste, domani toccherà a quelli di Terna e dopodomani arriva il piatto forte energetico con le nomine per Eni e Enel. Incombono, infatti, gli appuntamenti con le assemblee dei soci. Che non possono essere rinviate. Anzi.
Mentre dalla Lega, oggi, non si parla granché del tema dopo gli interventi di Salvini prima (sulla stessa linea di Tajani) e di Riccardo Molinari poi (“sarebbe bizzarro se scegliesse un solo partito”), arrivano segnali di distensione da Fratelli d’Italia. La lettura del vicepremier Tajani, che invita alla riflessione e alla moderazione, è confermata e condivisa dal ministro all’Agricoltura Francesco Lollobrigida, pezzo da novanta di Fdi, che ha posto l’accento su “un lavoro corale per la ricerca delle persone, delle figure più rappresentative che confermate, o invece ricercate nell’ambito delle competenze, possano meglio possibile gestire un sistema che metta l’Italia in grado di essere competitiva da ogni punto di vista”. Per Lollobrigida varrebbe l’adagio shakespeariano. Cioè tanto rumore per nulla: “A me sembra che il clima sia molto sereno e tutte le forze della maggioranza stanno lavorando in termini sinergici per arrivare alla scelta e all’individuazione delle persone migliori perché in particolare sulle quotate l’elemento di garanzia deve essere l’alto livello delle figure professionali che incarnano dei ruoli”. Il nuovo scenario è stato delineato, ufficialmente, dal Mef.
Giorgia Meloni ha scelto i nomi degli ad delle top: Claudio Descalzi confermato all’Eni, Roberto Cingolani a Leonardo, Matteo del Fante ancora a Poste. La vera sorpresa a Enel. Paolo Scaroni l’ha spuntata per la presidenza e, con lui c’è Flavio Cattaneo in veste di amministratore delegato. Stefano Donnarumma, entrato papa nel conclave delle nomine ne è uscito senza niente in mano dal momento che, a Terna, andrà Giuseppina Di Foggia, manager di lungo corso in Nokia italiana, che rappresenterebbe il compimento della promessa della Meloni di una donna Ceo di un’azienda statale “pesante”. La presidenza di Terna passa da Valentina Bosetti al leghista Igor De Biase.
L’ambasciatore Stefano Pontecorvo si accomoderà a presiedere il Cda di Leonardo mentre per il generale della Gdf Giuseppe Zafarana rimarrebbe in piedi la presidenza di Eni. A Poste, infine, la presidenza andrà a Silvia Rovere. Il Mef s’è congedato dagli ex amministratori con una nota di ringraziamento per “ i presidenti Lucia Calvosa, Michele Crisostomo, Luciano Carta, Bianca Maria Farina, gli ad Francesco Starace e Alessandro Profumo e tutti i consiglieri di amministrazione uscenti per il lavoro svolto e i risultati ottenuti”.

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